Il perchè dell'esistenza e della creazione.
... Figli, fratelli, oggi parliamo di voi, nella vostra dimensione di esseri umani; parliamo dell'uomo, questa creatura scontenta della vita, questo essere che, pur fuggendo dalla Verità , la cerca per dare un senso ai suoi passi, un credo al suo sentire.
E ricorderemo assieme un mio momento terreno, assicurando la mia presenza nella chiarificazione dei vostri e dei miei perchè. Un giorno venne a me una donna che da molto mi seguiva, senza trovare il coraggio di avvicinarsi e propormi la domanda che io leggevo nel suo volto. Io mi rivolsi a lei e le chiesi: " Donna, cosa ti turba?". Ella, distogliendo lo sguardo dai miei occhi, rispose: " Tu che spieghi tante cose, che dici di conscere la verità e di essere il Figlio di Dio, tu puoi spiegarmi perchè vivo? Io non so perchè sia nata, perchè ho dovuto soffrire, perchè dovrò morire. Aiutami a conoscere tutto ciò". A lei e alle genti che s'erano fatte intorno proposi la verità chiara, affinchè ognuno potesse accettare o meno il mio parlare, ma non condizionarsi a false interpretazioni e la natura umana potesseaccogliere la sua limitazione e sentirsi in pace.
"Donna, fratelli, sappiate che il Padre non siede immobile nella Sua maestosità a giudicare ogni passo del vostro cammino: Egli è con voi a tracciare le orme di vita, a dividere i vostri fardelli. Provate a sentirLo come il vostro Creatore, la Grande Madre che vi ha dato origine e vi ha permesso di esprimervi come esseri in una realtà individuale; vi ha consentito cioè di abbandonare il Suo grembo,dimenticare il vostro rifugio ed errare in un giardino sconosciuto. E qui vi siete conosciuti, vi state conoscendo: esseri impauriti, talvolta stanchi, senza meta. Parliamo dunque di questo Dio e del perchè della Sua lontananza.
Non fermatevi al solo sgurdo ancorato al solo visibile: cercate il significato nell'intima essenza e comprendrerete che Dio vi amava se vi ha creati, Dio vi ama se ha inviato me, Suo Figlio, e perciò non può essere stato Lui ad avervi abbandonato, ma voi ad allontanarvi dalla Sua presenza per rendervi conto di esistere. E, mentre prendete coscienza di voi, disconoscete quel Padre da cui siete nati e non sapete più chi sia, nè dove vi attenda.
Fratelli, è tempo che l'uomo ritrovi il suo dio. Ma sappiate che voi mai vi siete staccati dal suo amore: state camminando un poco in disparte senza sentire la Sua presenza state cercandoLo senza riuscire ad avvertire al Sua vicinanza e,quando libererete gli occhi dalla benda dell'illusione,vi accorgerete di tutto ciò e finalmente saprete riconoscere il Volto amato e comprenderete il perchè di questo vivere: l'amore del Padre vi ha voluto figli per darvi la possibiltà di esistere e di poterlo
conoscere staccati da lui, potervi conoscere senza la Sua presenza. Dio avrebbe potuto lasciarvi nel suo regno incorporeo e darvi la Sua Vita, ma il figlio deve conscersi, comprendere la sua grandezza e i suoi limiti: ecco perchè diviene "libero" dal Padre e si è vestito della povertà per scoprire chi mai fosse, fino a dove potesse spaziare la sua potenza.
E voi state sperimentando la vostra povertà, state constatando la fragilità del vostro essere, dei vostri pensieri; ma nello stesso tempo sentite che volete la vostra eternità: Nell'incertezza cercate la Verità, nel finito l'Infinto, nell'ombra la Luce.
Quando voi troverete tutto ciò, sarà vostra conquista, avrete la conoscenza del vostro essere e potrete comprendere
il Padre. Non era possibile, dunque, o donna, che tu rimanessi nel pensiero di Dio feto incompiuto, senza vita: tu non
avresti goduto della tua individualità, della tua indipendenza e quindi Lo avresti conosciuto nell'incompletezza del tuo essere.
Ecco perchè hai dovuto assistere al tuo concretizzarti e al dissolversi della tua immagine per poterti rispecchiare nelle immagini dimenticate e risalire piano piano alla luce della tua Origine. E se tu fossi potuta divenire donna senza negare la tua divinità , il Padre te l'avrebbe concesso, ma, per poter abbandonare il Suo grembo e riconoscerti, hai dovuto rivestirti e, nel rivestirti, hai isolato al tua luce dalla Luce e, isolandoti, hai delimitato la tua immagine, divenendo così antitesi di quello che eri: fragile, corporea, finita. E qui hai trovato la tua solitudine, il tuo dolore: sentivi di essere nata dalla tua Libertaà, ma eri racchiusa nei limiti di un corpo, di uno spazio, di un tempo; aspiravi all'eternità che sapevi di possedere, ma i tuoi occhi ti rimandavano solo immagini di morte da rinserrare nel cuore.
Da ciò l'inizio della tua tragedia, l'incapacità di comprendre che questa non è la tua vera vita: è un attimo di tempo che serve a riconscerti come individuo, prima di ritornare a scioglierti nell'Infinito, perdendo ogni consistenza di te,consapevole di Esistere, di Essere.
I tuoi occhi mi guardano ancora incerti, il tuo cuore non sa sciogliersi alla verità.
Tu vorresti chiedermi: "Era proprio necessario questo calvario? era prorpio necessario che io sapessi amare, volessi amare, per poi sentirmi morire ed odiare quando mi è stato tolto il mio amore, la mia gioia ?".
Ed io ti dico: Avresti forse tu voluto vivere la vita di una zolla, od essere un ramo secco ? A cosa sarebbero valse le
ore lasciate trascorrere, a cosa ti sarebbe servita la scorza già morta?
Dovevi, o sorella, incontrare la tua immagine, amarti in essa, lottare per essa ; dovevi poter sentire il tuo spirito affiorare
e il tuo corpo gridare per imporsi alla vita. Dovevi vedere la tua giovinezza negli altri per non avere l'esperienza solo di un abito
esteriore che ti invecchia addosso, ma sentirti partecipe delle esperienze di tutti coloro che, come te, si aggrappano alla propria
immagine e con essi guardare oltre le nuvole, oltre l'apparenza delle cose e cercare la Divinità che no potevi pensare racchiusa in te, nella tua fragilità.
E nel dolore hai invocato il tuo Dio, nella disperazione hai allontanato la tua superbia, ti sei ricordata della povertà che ti ricopriva ed hai raggiunto il primo motivo alla conoscenza : la necessità di credere ad un Padre e di avere fede in Lui.
Donna, se tu vuoi ancora pensare che saresti potuta essere, saresti potuta divenire Dio senza allontanarti da Lui, io ti
dico : è vero, tu non ti sei mai allontanata dal Padre, ma, nell'illusione della tua realtà, non riesci a scorgerLo e questo ti
procura sofferenza, ti fa sentire indispensabili le piccole cose dell'esistenza e credere solo ai sentimenti del tuo cuore , perchè, se tu potessi vedere la Sua immagine, vorresti correrGli incontro con l'animo leggero di chi ama per riabbracciare l'Amore e prendere possesso e divenire luce di Vita, Vita assoluta.
Se tu dunque considerassi che i limiti sono stati posti per darti la possibilitaà di capacitarti dell'Illimitato, se tu sapessi credere che il male sofferto è condizione essenziale per poter assaporare la gioia,non chiederesti il perchè della vita, ma come si può raggiungere la luce chiara della Verità. Invece tu, che da tempo mi segui, mi chiedi,come se esistesse solo questa misera carne che ti fa rabbrividire, piangere, gioire: "Perchè tutto questo ? Perchè le mie labbra han conosciuto parole d'amore, hanno proferito parole di ribellione e,cogliendo ogni istante le sfumature dell'esistenza, continuano a gettar soffi di vento che poi si perderanno nel nulla della vita ?".
Ebbene, immagina che tu sia un bulbo di fiore. Tu per essere fiore, devi prima essere un povero grumo di umori, devi nasconderti fra le zolle dalla luce del sole e, solo quando sarà il tuo tempo, quando avrai gettao le tue radici e, succhiato dall'umida terra i tuoi sostentamenti, avrai fatto sbocciare tenere foglie, esili steli, che saranno poi il tuo fiore, solo allora avrai realizzato te stessa. La tua vita umana è un tubero che non può sbocciare senza la terra, l'acqua e come ogni tubero, deve lottare per sopravvivere, per essere fiore, deve lottare contro la terra che lo soffoca, contro la pioggia che lo sfalda, contro se stesso che vorrebbe rimanere se stesso.
Anche la tua esistenza, o uomo, è una lotta, una lotta per la conquista dell'io spirituale, di quell'io profondo che ti fa conoscere i sentimenti più veri contro le dolcezzae dell'umanità, che si dichiara in tutta la sua forza nei vincoli d'amore; contro la
forza del tuo esistere che, allorquando diviene un enorme fardello da sopportare, è pur sempre un bene prezioso; contro il tuo non voler riconscerti nel medesimo istante in cui ti senti misero e grande, umile e orgoglioso, limitato e illimitato, uomo e Dio.
E tutto questo, queste tue ancore che ti tengono saldo alla tua dimora, al tuo corpo, sono i tributi che porterai al tuo Dio quando, vestito di candida luce, saprai di esistere e nell'esistere conoscerai la verità di Essere e nella Verità coglierai l'essenza dell'Amore, congiungendoti così all'Amore stesso, da cui divenisti come dono. Ora io cercherò di spiegarti anche perchè era necessaria proprio questa esperienza. Considera, fratello, che io, Figlio di Dio, io stesso ho desiderato conoscere la tua esistenza, abbracciare i tuoi limiti,soffrire le tue paure, strapparmi di dosso queste dolci carni edolorosamente piangerle; io ho desiderato essere tutto ciò per dimostrarti che questo è il modo migliore, l'unico per ritornare a Dio.
Ma forse non sei ancora convinto della mia divinità, e allora con la ragione cerchiamo di dimostrare la necessità della tua
esistenza. E riprendiamo l'esempio del tubero. Tu potresti immergerlo in un vaso colmo d'acqua, credi che fiorirebbe ? No, figlio
mio, egli lotterebbe qualche ora, qualche giorno, fino a quando il fetore della brocca ti farebbe comprendere chiaramente l'abbandono della sua vita, perduta per mancanza di sostentamento, per troppa luce,per troppa acqua. Il luogo ideale per il tuo bulbo è il terreno, dove tu lo getterai fiducioso attendendo il fiore.
Così l'uomo ebbe come luogo idale questo piccolo giardino, ebbe come vita ideale questa contrapposizione di essere e sentirsi non-essere, esistere e sentirsi non-vita. E proprio questo è motivo per il suo divenire, la necessità che lo spinge a conoscere la sua provenienza, ad indagare sulla sua vita futura. Ma l'insicurezza non gli consentirà mai di arrendersi ad una risposta razionale e così continamente andrà in cerca di Dio e si domanderà se esiste varamente questo "Nulla" che è "Tutto", questo inafferrabile concetto che non è possibile trattenere nella mente, perchè è inconcepibile, per una mente limitata, sopportare l'idea di un Essere senza esistenza, di un finito-Infinito, di un particolare-Assoluto.
Perdonami, fratello, se le me parole non sono state leggiadre parole di poesia che ti sollevassero un pò da questo lido amaro. Io ho raccolto solo concetti che potessero soccorrere la tua mente, ho indotto sentimenti che potessero darti una fede, nonperchè io te lo dico, ma perchè la fede è la forza che ti farà dimenticare a poco a poco i tentacoli dell'esistenza priettandoti
a Dio nel tuo desiderio. ...
Tratto da: " Dall'uomo all'eternità ", Francesco Dal Moro, ed. Hermes
... Figli, fratelli, oggi parliamo di voi, nella vostra dimensione di esseri umani; parliamo dell'uomo, questa creatura scontenta della vita, questo essere che, pur fuggendo dalla Verità , la cerca per dare un senso ai suoi passi, un credo al suo sentire.
E ricorderemo assieme un mio momento terreno, assicurando la mia presenza nella chiarificazione dei vostri e dei miei perchè. Un giorno venne a me una donna che da molto mi seguiva, senza trovare il coraggio di avvicinarsi e propormi la domanda che io leggevo nel suo volto. Io mi rivolsi a lei e le chiesi: " Donna, cosa ti turba?". Ella, distogliendo lo sguardo dai miei occhi, rispose: " Tu che spieghi tante cose, che dici di conscere la verità e di essere il Figlio di Dio, tu puoi spiegarmi perchè vivo? Io non so perchè sia nata, perchè ho dovuto soffrire, perchè dovrò morire. Aiutami a conoscere tutto ciò". A lei e alle genti che s'erano fatte intorno proposi la verità chiara, affinchè ognuno potesse accettare o meno il mio parlare, ma non condizionarsi a false interpretazioni e la natura umana potesseaccogliere la sua limitazione e sentirsi in pace.
"Donna, fratelli, sappiate che il Padre non siede immobile nella Sua maestosità a giudicare ogni passo del vostro cammino: Egli è con voi a tracciare le orme di vita, a dividere i vostri fardelli. Provate a sentirLo come il vostro Creatore, la Grande Madre che vi ha dato origine e vi ha permesso di esprimervi come esseri in una realtà individuale; vi ha consentito cioè di abbandonare il Suo grembo,dimenticare il vostro rifugio ed errare in un giardino sconosciuto. E qui vi siete conosciuti, vi state conoscendo: esseri impauriti, talvolta stanchi, senza meta. Parliamo dunque di questo Dio e del perchè della Sua lontananza.
Non fermatevi al solo sgurdo ancorato al solo visibile: cercate il significato nell'intima essenza e comprendrerete che Dio vi amava se vi ha creati, Dio vi ama se ha inviato me, Suo Figlio, e perciò non può essere stato Lui ad avervi abbandonato, ma voi ad allontanarvi dalla Sua presenza per rendervi conto di esistere. E, mentre prendete coscienza di voi, disconoscete quel Padre da cui siete nati e non sapete più chi sia, nè dove vi attenda.
Fratelli, è tempo che l'uomo ritrovi il suo dio. Ma sappiate che voi mai vi siete staccati dal suo amore: state camminando un poco in disparte senza sentire la Sua presenza state cercandoLo senza riuscire ad avvertire al Sua vicinanza e,quando libererete gli occhi dalla benda dell'illusione,vi accorgerete di tutto ciò e finalmente saprete riconoscere il Volto amato e comprenderete il perchè di questo vivere: l'amore del Padre vi ha voluto figli per darvi la possibiltà di esistere e di poterlo
conoscere staccati da lui, potervi conoscere senza la Sua presenza. Dio avrebbe potuto lasciarvi nel suo regno incorporeo e darvi la Sua Vita, ma il figlio deve conscersi, comprendere la sua grandezza e i suoi limiti: ecco perchè diviene "libero" dal Padre e si è vestito della povertà per scoprire chi mai fosse, fino a dove potesse spaziare la sua potenza.
E voi state sperimentando la vostra povertà, state constatando la fragilità del vostro essere, dei vostri pensieri; ma nello stesso tempo sentite che volete la vostra eternità: Nell'incertezza cercate la Verità, nel finito l'Infinto, nell'ombra la Luce.
Quando voi troverete tutto ciò, sarà vostra conquista, avrete la conoscenza del vostro essere e potrete comprendere
il Padre. Non era possibile, dunque, o donna, che tu rimanessi nel pensiero di Dio feto incompiuto, senza vita: tu non
avresti goduto della tua individualità, della tua indipendenza e quindi Lo avresti conosciuto nell'incompletezza del tuo essere.
Ecco perchè hai dovuto assistere al tuo concretizzarti e al dissolversi della tua immagine per poterti rispecchiare nelle immagini dimenticate e risalire piano piano alla luce della tua Origine. E se tu fossi potuta divenire donna senza negare la tua divinità , il Padre te l'avrebbe concesso, ma, per poter abbandonare il Suo grembo e riconoscerti, hai dovuto rivestirti e, nel rivestirti, hai isolato al tua luce dalla Luce e, isolandoti, hai delimitato la tua immagine, divenendo così antitesi di quello che eri: fragile, corporea, finita. E qui hai trovato la tua solitudine, il tuo dolore: sentivi di essere nata dalla tua Libertaà, ma eri racchiusa nei limiti di un corpo, di uno spazio, di un tempo; aspiravi all'eternità che sapevi di possedere, ma i tuoi occhi ti rimandavano solo immagini di morte da rinserrare nel cuore.
Da ciò l'inizio della tua tragedia, l'incapacità di comprendre che questa non è la tua vera vita: è un attimo di tempo che serve a riconscerti come individuo, prima di ritornare a scioglierti nell'Infinito, perdendo ogni consistenza di te,consapevole di Esistere, di Essere.
I tuoi occhi mi guardano ancora incerti, il tuo cuore non sa sciogliersi alla verità.
Tu vorresti chiedermi: "Era proprio necessario questo calvario? era prorpio necessario che io sapessi amare, volessi amare, per poi sentirmi morire ed odiare quando mi è stato tolto il mio amore, la mia gioia ?".
Ed io ti dico: Avresti forse tu voluto vivere la vita di una zolla, od essere un ramo secco ? A cosa sarebbero valse le
ore lasciate trascorrere, a cosa ti sarebbe servita la scorza già morta?
Dovevi, o sorella, incontrare la tua immagine, amarti in essa, lottare per essa ; dovevi poter sentire il tuo spirito affiorare
e il tuo corpo gridare per imporsi alla vita. Dovevi vedere la tua giovinezza negli altri per non avere l'esperienza solo di un abito
esteriore che ti invecchia addosso, ma sentirti partecipe delle esperienze di tutti coloro che, come te, si aggrappano alla propria
immagine e con essi guardare oltre le nuvole, oltre l'apparenza delle cose e cercare la Divinità che no potevi pensare racchiusa in te, nella tua fragilità.
E nel dolore hai invocato il tuo Dio, nella disperazione hai allontanato la tua superbia, ti sei ricordata della povertà che ti ricopriva ed hai raggiunto il primo motivo alla conoscenza : la necessità di credere ad un Padre e di avere fede in Lui.
Donna, se tu vuoi ancora pensare che saresti potuta essere, saresti potuta divenire Dio senza allontanarti da Lui, io ti
dico : è vero, tu non ti sei mai allontanata dal Padre, ma, nell'illusione della tua realtà, non riesci a scorgerLo e questo ti
procura sofferenza, ti fa sentire indispensabili le piccole cose dell'esistenza e credere solo ai sentimenti del tuo cuore , perchè, se tu potessi vedere la Sua immagine, vorresti correrGli incontro con l'animo leggero di chi ama per riabbracciare l'Amore e prendere possesso e divenire luce di Vita, Vita assoluta.
Se tu dunque considerassi che i limiti sono stati posti per darti la possibilitaà di capacitarti dell'Illimitato, se tu sapessi credere che il male sofferto è condizione essenziale per poter assaporare la gioia,non chiederesti il perchè della vita, ma come si può raggiungere la luce chiara della Verità. Invece tu, che da tempo mi segui, mi chiedi,come se esistesse solo questa misera carne che ti fa rabbrividire, piangere, gioire: "Perchè tutto questo ? Perchè le mie labbra han conosciuto parole d'amore, hanno proferito parole di ribellione e,cogliendo ogni istante le sfumature dell'esistenza, continuano a gettar soffi di vento che poi si perderanno nel nulla della vita ?".
Ebbene, immagina che tu sia un bulbo di fiore. Tu per essere fiore, devi prima essere un povero grumo di umori, devi nasconderti fra le zolle dalla luce del sole e, solo quando sarà il tuo tempo, quando avrai gettao le tue radici e, succhiato dall'umida terra i tuoi sostentamenti, avrai fatto sbocciare tenere foglie, esili steli, che saranno poi il tuo fiore, solo allora avrai realizzato te stessa. La tua vita umana è un tubero che non può sbocciare senza la terra, l'acqua e come ogni tubero, deve lottare per sopravvivere, per essere fiore, deve lottare contro la terra che lo soffoca, contro la pioggia che lo sfalda, contro se stesso che vorrebbe rimanere se stesso.
Anche la tua esistenza, o uomo, è una lotta, una lotta per la conquista dell'io spirituale, di quell'io profondo che ti fa conoscere i sentimenti più veri contro le dolcezzae dell'umanità, che si dichiara in tutta la sua forza nei vincoli d'amore; contro la
forza del tuo esistere che, allorquando diviene un enorme fardello da sopportare, è pur sempre un bene prezioso; contro il tuo non voler riconscerti nel medesimo istante in cui ti senti misero e grande, umile e orgoglioso, limitato e illimitato, uomo e Dio.
E tutto questo, queste tue ancore che ti tengono saldo alla tua dimora, al tuo corpo, sono i tributi che porterai al tuo Dio quando, vestito di candida luce, saprai di esistere e nell'esistere conoscerai la verità di Essere e nella Verità coglierai l'essenza dell'Amore, congiungendoti così all'Amore stesso, da cui divenisti come dono. Ora io cercherò di spiegarti anche perchè era necessaria proprio questa esperienza. Considera, fratello, che io, Figlio di Dio, io stesso ho desiderato conoscere la tua esistenza, abbracciare i tuoi limiti,soffrire le tue paure, strapparmi di dosso queste dolci carni edolorosamente piangerle; io ho desiderato essere tutto ciò per dimostrarti che questo è il modo migliore, l'unico per ritornare a Dio.
Ma forse non sei ancora convinto della mia divinità, e allora con la ragione cerchiamo di dimostrare la necessità della tua
esistenza. E riprendiamo l'esempio del tubero. Tu potresti immergerlo in un vaso colmo d'acqua, credi che fiorirebbe ? No, figlio
mio, egli lotterebbe qualche ora, qualche giorno, fino a quando il fetore della brocca ti farebbe comprendere chiaramente l'abbandono della sua vita, perduta per mancanza di sostentamento, per troppa luce,per troppa acqua. Il luogo ideale per il tuo bulbo è il terreno, dove tu lo getterai fiducioso attendendo il fiore.
Così l'uomo ebbe come luogo idale questo piccolo giardino, ebbe come vita ideale questa contrapposizione di essere e sentirsi non-essere, esistere e sentirsi non-vita. E proprio questo è motivo per il suo divenire, la necessità che lo spinge a conoscere la sua provenienza, ad indagare sulla sua vita futura. Ma l'insicurezza non gli consentirà mai di arrendersi ad una risposta razionale e così continamente andrà in cerca di Dio e si domanderà se esiste varamente questo "Nulla" che è "Tutto", questo inafferrabile concetto che non è possibile trattenere nella mente, perchè è inconcepibile, per una mente limitata, sopportare l'idea di un Essere senza esistenza, di un finito-Infinito, di un particolare-Assoluto.
Perdonami, fratello, se le me parole non sono state leggiadre parole di poesia che ti sollevassero un pò da questo lido amaro. Io ho raccolto solo concetti che potessero soccorrere la tua mente, ho indotto sentimenti che potessero darti una fede, nonperchè io te lo dico, ma perchè la fede è la forza che ti farà dimenticare a poco a poco i tentacoli dell'esistenza priettandoti
a Dio nel tuo desiderio. ...
Tratto da: " Dall'uomo all'eternità ", Francesco Dal Moro, ed. Hermes
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