Ricevo dall’ASI, e pubblico (in realtà ricevo pure da ESA, ma non in italiano :-)
Venus Express fa luce sul mistero delle nubi di Venere
Che cosa assorbe la radiazione ultravioletta nell’atmosfera del
pianeta? La risposta è più vicina, grazie allo spettrometro italiano
VIRTIS. Uno studio su Nature
03/12/2008
Nuove immagini provenienti dalla sonda dell’Agenzia Spaziale Europea
Venus Express ci danno una nuova visione dell’atmosfera del nostro
pianeta gemello, completa di temperatura, condizioni atmosferiche,
struttura e dinamica delle sue nubi. Gli importanti risultati,
presentati sul numero di Nature in uscita il 4 dicembre, permetteranno
agli scienziati di comprendere meglio le caratteristiche climatiche di
Venere, il pianeta più simile alla Terra nel sistema solare, e di
paragonarle a quelle terrestri.
Per ottenere questi risultati gli autori, guidati da Dimitri Titov
del Max Planck Institut di Lindau, in Germania, hanno utilizzato due
strumenti: lo spettrometro VIRTIS (Visible and Infrared Thermal Imaging
Spectrometer), fornito dall’ASI e che ha come Principal Investigator
Giuseppe Piccioni dell’IASF-INAF di Roma, che opera nelle bande dal
visibile al vicino infrarosso, e VMC (Venus Monitoring Camera), che
opera invece nella banda ultravioletta.
“Si dirada la coltre di nebbia che avvolge il mistero
dell’assorbitore ultravioletto sconosciuto nelle nubi di Venere”,
commenta Giuseppe Piccioni. “Ora sappiamo che il contrasto osservato
nell’ultravioletto non è dovuto alla differente altezza delle nubi,
come pensato finora, ma ha origine nella temperatura e nella dinamica
atmosferica, con importanti conseguenze per la comprensione della
meteorologia di Venere”.
Venere è avvolta in un denso strato di nuvole composte
prevalentemente da acido solforico, che riflette la maggior parte della
luce solare e impedisce l’osservazione diretta della superficie. Viste
in luce ultravioletta, le nuvole non appaiono uniformi, il che indica
una distribuzione spaziale non omogenea di elementi, ancora
sconosciuti, in grado di assorbire la radiazione.
Per comprendere meglio la natura del manto nuvoloso, i ricercatori
hanno analizzato i dati provenienti dai due strumenti operanti
nell’ultravioletto e nell’infrarosso su Venus Express. Le immagini
ottenute mostrano una complessiva simmetria tra i due emisferi, e
rilevanti moti convettivi alle latitudini più basse, che fanno emergere
dagli strati più profondi dell’atmosfera gli elementi che assorbono i
raggi UV. A basse e medie latitudini, la sommità delle nubi è collocata
a circa 72 km sopra la superficie del pianeta, sia per le regioni più
luminose che per quelle più scure, novità assoluta rispetto a quanto
finora conosciuto. Le variazioni di luminosità osservate
nell’ultravioletto corrispondono a zone di diversa temperatura, con
zone più luminose corrispondenti a zone più fredde e viceversa. Il
mistero dell’assorbitore UV sconosciuto risulta quindi legato alla
dinamica atmosferica ed alla sua temperatura, sebbene gli elementi
chimici che stanno alla base del fenomeno non siano stati ancora
identificati.
Per Sylvie Espinasse dell’ASI, “VIRTIS di Venus Express è uno
splendido esempio di come si possano massimizzare i ritorni scientifici
e minimizzare i costi di uno strumento spaziale: è stato realizzato
utilizzando il progetto e molte delle parti di ricambio derivate dallo
strumento gemello, lanciato circa 1,5 anni prima sulla missione ESA
Rosetta. Anche se utilizzato per osservare il pianeta Venere in
condizioni operative assai diverse, lo strumento ha dimostrato tutta la
sua versatilità, dovuta anche ad un design robusto ed innovativo. Un
gran bel risultato”.
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