Saperi negati

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Saperi negati

Raccolta di Saperi e Pensieri negati (ai più) dall'inconsapevolezza (altrui e propria) e da altre Cause.

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    Messaggio Da pinodd

    Il geek e lo yogi 25 giu 2008 by Ivo Quartiroli

    Le tecniche di tracciamento e controllo della nostra attività su Internet sono sempre più variate e sofisticate. I cookies sono forse il modo più vecchio, fin dal 1994, per tracciare i siti che vengono visualizzati, perlopiù per scopi pubblicitari.

    I governi, non solo dei paesi dove vige la dittatura, ma di tutto l’occidente controllano ogni flusso di informazioni che transita sulla rete. Famoso è il progetto Echelon, tra gli altri, che dà accesso ad ogni informazione mandata via email, telefono e instant messaging. Ad aggiungersi a questi, gli organi di polizia possono accedere ai dati di utilizzo della rete per monitorare gli utenti.

    Ma perlopiù siamo complici delle informazioni che trasmettiamo. Google History tiene traccia di tutte le ricerche che eseguiamo in rete. Google Desktop e servizi simili indicizzano tutto quanto avviene sul nostro computer.

    I lettori RSS tipo Google Reader conoscono i nostri interessi gestendo le nostre iscrizioni ai blog. Con le cancellazioni e le nuove iscrizioni possono tenere traccia di come si evolve il nostro pensiero.

    Se non bastasse, ci esponiamo direttamente nei siti di social networking, nei forum, nei nostri blog con le parole scritte e con le nostre foto. A volte ci serve per darci un’identità in rete in cambio di un po’ di attenzione da parte di altri.

    Combinando diverse informazioni sulle nostre abitudini di navigazione, Google o altri possono conoscere i fili conduttori della nostra mente in modo molto più accurato di quanto li conosciamo noi stessi.

    Monitorando i trend delle ricerche in Rete e gli abbonamenti ai feed dei blog, Google può conoscere i temi su cui si sposta l’attenzione globale e può farsi un’idea piuttosto accurata di come si evolve il pensiero collettivo. Tali dati in mano a un politico o un pubblicitario potrebbero essere preziosi.

    Nel villaggio globale della Rete, come nei piccoli villaggi, si sa tutto di tutti.

    La volontà di leggere nella nostra mente non si limita all’attività online. Il neuromarketing utilizza le apparecchiature più raffinate, quali la risonanza magnetica funzionale per capire come vengono prese le decisioni per gli acquisti, e di conseguenza come dirigerle.

    Vi sono anche dei progetti per mappare tutte le connessioni neurali del cervello che alla fine andranno in mano ai pubblicitari e non solo. E che dire dei progetti di Microsoft per monitorare la produttività addirittura su un piano fisiologico:
    Microsoft sta sviluppando un software in stile Grande Fratello, in grado di monitorare da remoto la produttività di un lavoratore, il suo stato di benessere e la sua competenza. The Times ha visto una richiesta di brevetto da parte dell’azienda per un sistema informatico che collega i lavoratori ai loro computer via sensori wireless che misurano il loro metabolismo. Il sistema darebbe agli amministratori del sistema la capacità di monitorare le performances degli impiegati misurando i battiti cardiaci, la temperatura corporea, i movimenti, le espressioni facciali e la pressione sanguigna.

    Le prospettive dell’incrocio tra possibilità tecnologiche e volontà di controllo da parte di chi possiede tali strumenti possono portare a una capacità di controllo senza precedenti.

    La risposta a questa invasione e colonizzazione mentale è di avere a nostra volta una capacità di controllo dei nostri pensieri senza precedenti, una consapevolezza di noi stessi superiore alle capacità dei software nel tracciare le nostre preferenze, psicografie e tendenze mentali. In altre parole, conoscersi, applicare ai nostri pensieri ciò che nella tradizione hindu è chiamato jnana yoga, la via della conoscenza.

    Osservare quindi i percorsi dei nostri pensieri, da cosa siamo attratti, a quali suggestioni siamo sensibili, come avvengono i passaggi tra un’idea e l’altra. Gli strumenti di Google, che memorizzano i percorsi delle nostre navigazioni, ricerche e attività potrebbero anche essere usati per de-costruire i nostri condizionamenti mentali, per disidentificarci dai pensieri che sono presenti nella nostra mente, in una specie di reverse engineering della nostra mente.

    Il movimento del software libero ha generosamente sviluppato delle applicazioni gratuite e condivise, utilizzando le risorse della rete per fornire strumenti non-commerciali a molti utenti, spesso di qualità migliore dei prodotti commerciali.

    La prossima sfida verso la libertà tecnologica sarà sul piano interiore oltre che sul livello tecnico. Le nostre abilità dovranno applicarsi sull’osservazione della nostra mente più che a dirigerle verso la produzione di software e contenuti.

    Bisognerà diventare padroni della nostra mente senza lasciarci manipolare dagli input sempre più numerosi.

    Dovremo magari anche poter, come degli yogi, controllare la nostra fisiologia (battiti cardiaci, pressione arteriosa e altro) che potrebbe essere monitorata come nel brevetto di Microsoft.

    Più siamo inconsapevoli dei meccanismi sottili della nostra mente e più reagiremo meccanicamente di fronte agli input della vita. Più reagiamo meccanicamente e più siamo prevedibili. Più siamo prevedibili e più siamo soggetti a essere colonizzati interiormente dai software, dai prodotti di mercato e dai politici. Più ci conosciamo più osserviamo i flussi dei nostri stessi pensieri come fossero avvenimenti esterni e possiamo scegliere di seguirli o semplicemente testimoniarli.

    Fonte: http://www.indranet.org/the-yogic-geek/#more-216
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