ARCHEOSPERIMENTARE IN SARDEGNA
In località S'Irighinzu, sul Lago Omodeo (Or) sede per la Sardegna dell'Associazione Paleoworking, si terrà nei giorni 8, 9, 10 Maggio 2009 un meeting aperto a tutti nel quale interverranno esperti da tutta Italia sulle Tecnologie Primitive e l'Archeologia sperimentale. Per il giorno 10 Maggio è prevista una tavola rotonda sul tema Esperimento, Esperienza ed Educazione: tracce convergenti per un percorso di valorizzazione dell'Archeologia. Saranno allestiti laboratori didattici sulle tecnologie litiche, vegetali e dell'argilla.
L'intera manifestazione è patrocinata dal Ministero dei Beni ed Attività Culturali – Soprintendenza Archeologica della Sardegna, dal Dipartimento di Storia Antica dell'Università di Sassari, dal Departamento de Prehistoria y Arqueología dell' Università di Granada.
La Manifestazione ha inoltre il patrocinio della Provincia di Oristano, dall'Unione dei Comuni del Barigadu e dal Comune di Ardauli.
PRIMA GIORNATA DELL'ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE Lago Omodeo, Ardauli 10 Maggio 2009
Il giorno 10 Maggio, alle ore 17, 30, verrà organizzata una tavola rotonda per presentare e discutere il manifesto che segue, inteso come atto preliminare per la definizione di un codice deontologico sulle attività di ricaduta della sperimentazione in archeologia. Ad essa sono invitati a partecipare studiosi, docenti, ricercatori e operatori.
Esperimento, Esperienza ed Educazione: tracce convergenti in un percorso di valorizzazione".
L'Archeologia sperimentale è una disciplina sussidiaria della scienza archeologica tradizionale. Secondo John Coles:
..L'archeologia sperimentale è il tentativo di riprodurre attraverso gli esperimenti, nelle condizioni materiali e organizzative più vicine possibili a quelle antiche, strumenti, oggetti, edifici, e di riprodurre anche le circostanze nelle quali gli stessi beni si sono degradati o distrutti..
Definire perciò "archeologia sperimentale" il radersi con una scheggia di ossidiana piuttosto che con una replica di un rasoio romano di bronzo è assurdo. Allo stesso tempo, parlare di "esperimento" invece che di "esperienza" o "esplorazione" induce ad una confusione semantica.Questa ambiguità di fondo fa si che il mondo accademico, soprattutto italiano, non riconosca a questa disciplina la considerazione che meriterebbe. L'assenza, nei dipartimenti universitari, di percorsi formativi specifici in grado di fornire un'adeguata preparazione ne è la prova. Da quanto esposto finora risulta chiaramente che tale situazione di stallo possa essere superata solamente attraverso la codificazione di norme cui attenersi, di un disciplinare deontologico cui fare riferimento. Oggetto di questo manifesto è quello di proporre, in via del tutto preliminare, una terminologia di base, definendone poi il significato. Innanzi tutto, chi è l'archeologo sperimentale?
L'Archeologo sperimentale è colui che programma, partecipa e compie la sperimentazione. Egli, oltre a possedere solide competenze in campo archeologico, deve avere specifiche conoscenze relative ai campi indagati (esempio litica). Inoltre, deve saper comprendere quando la sua azione necessita di essere coadiuvata da un tecnico esperto in quell' ambito (operatore). Difficilmente l'archeologo sperimentale è un unico individuo! Di solito si tratta di un'equipe le cui competenze sono interdisciplinari.
Il lavoro dell'archeologo sperimentale si basa perciò, prevalentemente, sull'esperimento. Esso è per definizione un metodo per giungere a conclusioni ragionate partendo da ipotesi iniziali, attraverso prove o test. Non ci sono dubbi che "esperimento" sia un termine che coinvolge le scienze esatte e applicate come la matematica, la fisica, la biologia, la chimica. Viene da sé che senza un lungo training applicativo e di studio non possa essere utilizzato in modo corretto. Questo è un argomento che rende poco popolare tale processo di indagine, per via di un pregiudizio diffuso (la complessità della scienza in generale) dovuto ad un sistema educativo scientifico carente, comune a quasi tutti i paesi ma più fortemente sentito in Italia. Di conseguenza lo si relega nel settore per "addetti ai lavori". In realtà, l'esperimento è un concetto molto semplice, la sua metodologia è facile da comprendere. La sua esecuzione richiede invece, molta attenzione e rigore.
L'esperimento non è un esercizio di immaginazione dello sperimentatore costruito su basi arbitrarie. È un processo di indagine che deve tener conto delle ipotesi iniziali e dei dati di partenza. Soprattutto dovrebbe tendere a demolire (falsificare) le ipotesi, per trovarne i punti deboli. L'esperimento deve essere replicabile e deve tener conto della specializzazione richiesta dalla disciplina concernente il campo di indagine: un esperimento su un processo agricolturale deve basarsi su precise cognizioni dell'agronomia. Un esperimento deve essere condotto in modo da fornire dati statisticamente significativi. In assenza di questi postulati, i risultati rimangono poco più che ipotesi soggettive e parziali. Esistono numerosi punti critici nell'esperimento; il più importante è quello "umano". Se l'Archeologia è essenzialmente lo studio dell'uomo nel suo contesto in un determinato momento temporale, è altrettanto vero che è estremamente importante riuscire a "spersonalizzare" l'esperimento. Nessun esperimento potrà mai essere organizzato per comprendere il comportamento emotivo dell'uomo.
L'Esperienza, invece, intesa come "atto esperienziale", è la realizzazione di un opera in cui i gesti comunicano attraverso il modificarsi della materia prima grezza. L'esperienza è cosa ben diversa dall'esperimento; è propria di persone che fanno "cose" e che scoprono (esplorano) per loro stessi la natura e l'applicazione di un insieme di tecnologie che, talvolta, mostrano ad altri. Realizzare una punta di freccia, un vaso in argilla è un lavoro che coinvolge il fisico e la mente, significa avere un approccio alla materia grezza a cui non si è abituati, significa porsi come obiettivo l'esperienza di compiere un gesto inusuale. Il suo valore è alto, perché ciò genera simpatia, se non empatia, con il mondo delle cose antiche. Ma la forbice tra i concetti di "sperimentale" ed "esperienziale" è molto ampia.
Attraverso l'esperimento e l'esperienza si arriva all'Atto educativo. Questo è un momento molto importante, poiché i risultati di una sperimentazione se non vengono comunicati, perdono di valore. Allo stesso tempo, la metodologia della ricerca in sé stessa, cioè il metodo sperimentale, è argomento fortemente educativo. L'esperienza è la miglior tecnica di insegnamento. L'esperimento è a monte l'ultimo arbitro tra esperienza e educazione.
L'Operatore – colui che, grazie alla sua esperienza - desunta dallo studio dei risultati della ricerca e dalla sua passione -, è in grado di comunicare con chiarezza. Può appartenere al equipe sperimentale, deve essere in grado di comunicare correttamente a diversi gradi di ascoltatori e studenti grazie alla sua pratica consolidata . Deve avere ben chiaro il ruolo dell'esperimento nel contesto del processo di indagine (processo sperimentale) e deve sottolinearne, con onestà intellettuale, ogni elemento critico . Qualora alcuni suoi atti non appartengano con ragionevole sicurezza alla catena operativa esplicata, deve sempre farlo presente. Nell'ambito della didattica delle tecnologie, deve agire con cautela ed attenzione sottolineando, ad esempio, la preziosità della materia prima e della necessità di non sprecarla, utilizzando, se possibile, materie succedanee. L'attenzione, il fascino e il coinvolgimento che crea un esperto di tecnologie antiche (operatore) mentre mostra al pubblico una sequenza operativa è notevole; la didattica dell'antico è avvantaggiata dall'applicazione dell'esperienza. Ma chi ripropone in pubblico tecniche arcaiche di lavorazione, deve aver ben chiaro ciò che sta a monte, deve saper giustificare ciò che fa rifacendosi a studi precedentemente condotti e validati, dichiarare il contesto spazio temporale in cui si sta esibendo, esporre i suoi dubbi e i limiti, essere pronto a far comprendere a chi assiste i passi che sono stati compiuti attraverso la ricerca sperimentale per poter giungere a tali risultati...evidenti. Egli deve, in altre parole, mostrare la più totale onestà intellettuale.
La fioritura di iniziative legate ai parchi tematici sulla storia antica e la preistoria si rivela, in certi casi, un'ottima via per valorizzare il patrimonio culturale attraverso la sua spettacolarizzazione. L'operatore, il più delle volte, agisce in questi luoghi. Il ricreare scenari del passato attraverso installazioni fisiche sicuramente è più difficile e costoso rispetto a quelle pittografiche o virtuali. Certo è che il meccanismo di comunicazione che esse propongono è molto efficace, spesso trasformandolo in potente motore economico. Sono strutture che oggi richiedono risorse umane (operatori) formate e professionalizzate, non improvvisate. Tuttavia le sempre più frequenti "manifestazioni", "spettacolarizzazioni" e iniziative che il mercato dell'intrattenimento culturale propone, sotto il nome di "archeologia sperimentale" generano spesso quella confusione che impedisce l'avvio di un percorso "virtuoso", ove la preparazione accademica favorisca la nascita di una professionalità dedicata alla didattica e alla corretta esposizione dei risultati che la sperimentazione è in grado di fornire.
Infine, con le espressioni Re-enactment, Living History – intendiamo tutte quelle attività ricreative e culturali che prevedono installazioni fisiche e umane in costume, tese a rievocare supposti momenti di storia antica. La complessità insita nel riproporre all'interno di questi scenari artificiali ricostruzioni "attendibili" è evidente; non vi è nulla però che possa essere assimilato all'archeologia sperimentale. Ciò può verificarsi in determinati scenari circoscritti, ricostruiti con estrema attenzione a seguito di studi approfonditi. Gli elementi della cultura materiale che compaiono devono essere "giustificati" in modo preciso, non lasciati in balia dell'improvvisazione o di esemplificazioni fuorvianti.
Per informazioni loic@tiscali.it
(23 Aprile 2009)
link: http://www.arcosophia.net/paleoworking/ardauli/esp...
In località S'Irighinzu, sul Lago Omodeo (Or) sede per la Sardegna dell'Associazione Paleoworking, si terrà nei giorni 8, 9, 10 Maggio 2009 un meeting aperto a tutti nel quale interverranno esperti da tutta Italia sulle Tecnologie Primitive e l'Archeologia sperimentale. Per il giorno 10 Maggio è prevista una tavola rotonda sul tema Esperimento, Esperienza ed Educazione: tracce convergenti per un percorso di valorizzazione dell'Archeologia. Saranno allestiti laboratori didattici sulle tecnologie litiche, vegetali e dell'argilla.
L'intera manifestazione è patrocinata dal Ministero dei Beni ed Attività Culturali – Soprintendenza Archeologica della Sardegna, dal Dipartimento di Storia Antica dell'Università di Sassari, dal Departamento de Prehistoria y Arqueología dell' Università di Granada.
La Manifestazione ha inoltre il patrocinio della Provincia di Oristano, dall'Unione dei Comuni del Barigadu e dal Comune di Ardauli.
PRIMA GIORNATA DELL'ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE Lago Omodeo, Ardauli 10 Maggio 2009
Il giorno 10 Maggio, alle ore 17, 30, verrà organizzata una tavola rotonda per presentare e discutere il manifesto che segue, inteso come atto preliminare per la definizione di un codice deontologico sulle attività di ricaduta della sperimentazione in archeologia. Ad essa sono invitati a partecipare studiosi, docenti, ricercatori e operatori.
Esperimento, Esperienza ed Educazione: tracce convergenti in un percorso di valorizzazione".
L'Archeologia sperimentale è una disciplina sussidiaria della scienza archeologica tradizionale. Secondo John Coles:
..L'archeologia sperimentale è il tentativo di riprodurre attraverso gli esperimenti, nelle condizioni materiali e organizzative più vicine possibili a quelle antiche, strumenti, oggetti, edifici, e di riprodurre anche le circostanze nelle quali gli stessi beni si sono degradati o distrutti..
Definire perciò "archeologia sperimentale" il radersi con una scheggia di ossidiana piuttosto che con una replica di un rasoio romano di bronzo è assurdo. Allo stesso tempo, parlare di "esperimento" invece che di "esperienza" o "esplorazione" induce ad una confusione semantica.Questa ambiguità di fondo fa si che il mondo accademico, soprattutto italiano, non riconosca a questa disciplina la considerazione che meriterebbe. L'assenza, nei dipartimenti universitari, di percorsi formativi specifici in grado di fornire un'adeguata preparazione ne è la prova. Da quanto esposto finora risulta chiaramente che tale situazione di stallo possa essere superata solamente attraverso la codificazione di norme cui attenersi, di un disciplinare deontologico cui fare riferimento. Oggetto di questo manifesto è quello di proporre, in via del tutto preliminare, una terminologia di base, definendone poi il significato. Innanzi tutto, chi è l'archeologo sperimentale?
L'Archeologo sperimentale è colui che programma, partecipa e compie la sperimentazione. Egli, oltre a possedere solide competenze in campo archeologico, deve avere specifiche conoscenze relative ai campi indagati (esempio litica). Inoltre, deve saper comprendere quando la sua azione necessita di essere coadiuvata da un tecnico esperto in quell' ambito (operatore). Difficilmente l'archeologo sperimentale è un unico individuo! Di solito si tratta di un'equipe le cui competenze sono interdisciplinari.
Il lavoro dell'archeologo sperimentale si basa perciò, prevalentemente, sull'esperimento. Esso è per definizione un metodo per giungere a conclusioni ragionate partendo da ipotesi iniziali, attraverso prove o test. Non ci sono dubbi che "esperimento" sia un termine che coinvolge le scienze esatte e applicate come la matematica, la fisica, la biologia, la chimica. Viene da sé che senza un lungo training applicativo e di studio non possa essere utilizzato in modo corretto. Questo è un argomento che rende poco popolare tale processo di indagine, per via di un pregiudizio diffuso (la complessità della scienza in generale) dovuto ad un sistema educativo scientifico carente, comune a quasi tutti i paesi ma più fortemente sentito in Italia. Di conseguenza lo si relega nel settore per "addetti ai lavori". In realtà, l'esperimento è un concetto molto semplice, la sua metodologia è facile da comprendere. La sua esecuzione richiede invece, molta attenzione e rigore.
L'esperimento non è un esercizio di immaginazione dello sperimentatore costruito su basi arbitrarie. È un processo di indagine che deve tener conto delle ipotesi iniziali e dei dati di partenza. Soprattutto dovrebbe tendere a demolire (falsificare) le ipotesi, per trovarne i punti deboli. L'esperimento deve essere replicabile e deve tener conto della specializzazione richiesta dalla disciplina concernente il campo di indagine: un esperimento su un processo agricolturale deve basarsi su precise cognizioni dell'agronomia. Un esperimento deve essere condotto in modo da fornire dati statisticamente significativi. In assenza di questi postulati, i risultati rimangono poco più che ipotesi soggettive e parziali. Esistono numerosi punti critici nell'esperimento; il più importante è quello "umano". Se l'Archeologia è essenzialmente lo studio dell'uomo nel suo contesto in un determinato momento temporale, è altrettanto vero che è estremamente importante riuscire a "spersonalizzare" l'esperimento. Nessun esperimento potrà mai essere organizzato per comprendere il comportamento emotivo dell'uomo.
L'Esperienza, invece, intesa come "atto esperienziale", è la realizzazione di un opera in cui i gesti comunicano attraverso il modificarsi della materia prima grezza. L'esperienza è cosa ben diversa dall'esperimento; è propria di persone che fanno "cose" e che scoprono (esplorano) per loro stessi la natura e l'applicazione di un insieme di tecnologie che, talvolta, mostrano ad altri. Realizzare una punta di freccia, un vaso in argilla è un lavoro che coinvolge il fisico e la mente, significa avere un approccio alla materia grezza a cui non si è abituati, significa porsi come obiettivo l'esperienza di compiere un gesto inusuale. Il suo valore è alto, perché ciò genera simpatia, se non empatia, con il mondo delle cose antiche. Ma la forbice tra i concetti di "sperimentale" ed "esperienziale" è molto ampia.
Attraverso l'esperimento e l'esperienza si arriva all'Atto educativo. Questo è un momento molto importante, poiché i risultati di una sperimentazione se non vengono comunicati, perdono di valore. Allo stesso tempo, la metodologia della ricerca in sé stessa, cioè il metodo sperimentale, è argomento fortemente educativo. L'esperienza è la miglior tecnica di insegnamento. L'esperimento è a monte l'ultimo arbitro tra esperienza e educazione.
L'Operatore – colui che, grazie alla sua esperienza - desunta dallo studio dei risultati della ricerca e dalla sua passione -, è in grado di comunicare con chiarezza. Può appartenere al equipe sperimentale, deve essere in grado di comunicare correttamente a diversi gradi di ascoltatori e studenti grazie alla sua pratica consolidata . Deve avere ben chiaro il ruolo dell'esperimento nel contesto del processo di indagine (processo sperimentale) e deve sottolinearne, con onestà intellettuale, ogni elemento critico . Qualora alcuni suoi atti non appartengano con ragionevole sicurezza alla catena operativa esplicata, deve sempre farlo presente. Nell'ambito della didattica delle tecnologie, deve agire con cautela ed attenzione sottolineando, ad esempio, la preziosità della materia prima e della necessità di non sprecarla, utilizzando, se possibile, materie succedanee. L'attenzione, il fascino e il coinvolgimento che crea un esperto di tecnologie antiche (operatore) mentre mostra al pubblico una sequenza operativa è notevole; la didattica dell'antico è avvantaggiata dall'applicazione dell'esperienza. Ma chi ripropone in pubblico tecniche arcaiche di lavorazione, deve aver ben chiaro ciò che sta a monte, deve saper giustificare ciò che fa rifacendosi a studi precedentemente condotti e validati, dichiarare il contesto spazio temporale in cui si sta esibendo, esporre i suoi dubbi e i limiti, essere pronto a far comprendere a chi assiste i passi che sono stati compiuti attraverso la ricerca sperimentale per poter giungere a tali risultati...evidenti. Egli deve, in altre parole, mostrare la più totale onestà intellettuale.
La fioritura di iniziative legate ai parchi tematici sulla storia antica e la preistoria si rivela, in certi casi, un'ottima via per valorizzare il patrimonio culturale attraverso la sua spettacolarizzazione. L'operatore, il più delle volte, agisce in questi luoghi. Il ricreare scenari del passato attraverso installazioni fisiche sicuramente è più difficile e costoso rispetto a quelle pittografiche o virtuali. Certo è che il meccanismo di comunicazione che esse propongono è molto efficace, spesso trasformandolo in potente motore economico. Sono strutture che oggi richiedono risorse umane (operatori) formate e professionalizzate, non improvvisate. Tuttavia le sempre più frequenti "manifestazioni", "spettacolarizzazioni" e iniziative che il mercato dell'intrattenimento culturale propone, sotto il nome di "archeologia sperimentale" generano spesso quella confusione che impedisce l'avvio di un percorso "virtuoso", ove la preparazione accademica favorisca la nascita di una professionalità dedicata alla didattica e alla corretta esposizione dei risultati che la sperimentazione è in grado di fornire.
Infine, con le espressioni Re-enactment, Living History – intendiamo tutte quelle attività ricreative e culturali che prevedono installazioni fisiche e umane in costume, tese a rievocare supposti momenti di storia antica. La complessità insita nel riproporre all'interno di questi scenari artificiali ricostruzioni "attendibili" è evidente; non vi è nulla però che possa essere assimilato all'archeologia sperimentale. Ciò può verificarsi in determinati scenari circoscritti, ricostruiti con estrema attenzione a seguito di studi approfonditi. Gli elementi della cultura materiale che compaiono devono essere "giustificati" in modo preciso, non lasciati in balia dell'improvvisazione o di esemplificazioni fuorvianti.
Per informazioni loic@tiscali.it
(23 Aprile 2009)
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