La visione dialettica sottende un terzium datur,
essa allude in sostanza ad un mistica dimensione centrale o al centro stesso.
Emanuele Severino ne La bilancia, fa del centro il 'garante' dell'eternità di tutte le cose.
Il centro, che non c'è, è tradizionalmente quello stesso punto dove Tutto converge.
Ma qual è allora il centro di permanente gravità che l'intera Storia attrae?
Quale l'attrattore del nostro ormai noto D-venire
e della sua economica shumpeteriana distruzione creatrice?
----------
Dalla 4^ di copertina di: Gilles Deleuze, Foucault, ed. 1987
"Siamo alla ricerca di una stanza centrale con la paura che non ci sia nessuno e che l'anima dell'uomo si riveli un vuoto immenso e terrificante" (...) "un dentro più profondo di ogni mondo interiore?" La camera non è vuota. Ma non è la 'nostra' casa. E' un raddoppiamento del fuori, un interno dell'esterno, "come se la nave fosse un ripiegamento del mare". Il pensare si produce nell'interstizio tra vedere e parlare, in quell'incrinatura.
essa allude in sostanza ad un mistica dimensione centrale o al centro stesso.
Emanuele Severino ne La bilancia, fa del centro il 'garante' dell'eternità di tutte le cose.
Il centro, che non c'è, è tradizionalmente quello stesso punto dove Tutto converge.
Ma qual è allora il centro di permanente gravità che l'intera Storia attrae?
Quale l'attrattore del nostro ormai noto D-venire
e della sua economica shumpeteriana distruzione creatrice?
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Dalla 4^ di copertina di: Gilles Deleuze, Foucault, ed. 1987
"Siamo alla ricerca di una stanza centrale con la paura che non ci sia nessuno e che l'anima dell'uomo si riveli un vuoto immenso e terrificante" (...) "un dentro più profondo di ogni mondo interiore?" La camera non è vuota. Ma non è la 'nostra' casa. E' un raddoppiamento del fuori, un interno dell'esterno, "come se la nave fosse un ripiegamento del mare". Il pensare si produce nell'interstizio tra vedere e parlare, in quell'incrinatura.
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