Le mostruose imposture del capitalismo
REFURTIVA SOCIALE IN PALIO A “PREDALUDENTI”
Il predaludismo è qualunque gioco legale non privato – non solo televisivo – che mette in palio dei premi, di notevole consistenza, in danaro, cioè ricchezza negata ai diretti produttori (lavoratori), carpita ai consumatori (attraverso prezzi non congrui) e non destinata agli aventi bisogno del paese. Esso denota, appunto, l’esistenza di ricchezza “franca”, cioè di refurtiva monetaria che il detentore può utilizzare per fini di non sussistenza.
Si premette che la ricchezza – e non diciamo nulla di nuovo né di “sovversivo” e meno che mai di metafisico – è il prodotto, diretto o indiretto, del lavoro dell’uomo, a cui vanno aggiunte la natura, come prelavoro, e la macchina come “tele-lavoro” in quanto proiezione dell’opera umana. Diciamo che la natura, l’uomo (cioè il lavoro) e la macchina dànno la materia prima della ricchezza ovvero i prodotti che sono ricchezza se sono fruibili direttamente, mentre lo diventano se venduti come merce. Ci riferiamo ovviamente al contesto capitalistico (o predonomico). Facciamo tre casi paradigmatici:
1° caso. I frutti della terra, spontanei o coltivati, sono ovviamente consumati dal proprietario e dai suoi familiari nella misura del bisogno. Quelli venduti, in quanto merce, producono ricchezza monetaria: la parte eccedente il fabbisogno di sussistenza media degli stessi, se trattenuta (accumulata), diventa refurtiva.
2° Caso. Un gruppo di operai e tecnici contribuiscono a costruire un edificio, il cui valore di mercato comprende il costo del lavoro. La ricchezza monetaria ricavata, non destinata al fabbisogno dei lavoratori interessati, ai mezzi di produzione e ad operazioni analoghe ma soltanto accumulata, costituisce refurtiva.
3° Caso – Una o più macchine – ovviamente predisposte, gestite e manutenzionate da uomini - dànno prodotti convertibili in merce. La ricchezza monetaria, che ne deriva, detratta del costo per la conservazione dei mezzi di produzione e dell’occorrente per la sussistenza dei lavoratori interessati, ma accumulata per finalità “franche”, costituisce refurtiva.
Abbiamo, pertanto, l’uomo come primo produttore e la merce come produttrice di moneta, la quale è lo strumento naturale e insostituibile per la distribuzione del potere di acquisto e sussistenza. La moneta ci riporta al momento in cui cessa il baratto e ci suggerisce due cose:
a) che ogni lavoratore ha diritto a tanta moneta quanta gliene serve per potere acquistare la sua quota parte di beni-merce esistenti (dal pane a tutto il resto),
b) che ogni accumulo di eccedenza (ovvero di “moneta franca”) è sottrazione di ricchezza sociale, cioè refurtiva.
Sempre in regime capitalistico (predonomico) il crimine di refurtiva è aggravato dal fatto che si tratta, come abbiamo già detto, di ricchezza negata ai lavoratori, carpita ai consumatori e non devoluta a quanti non lavoratori (per età, invalidità o esclusione), per il solo fatto di essere nati (cioè per diritto di natura), spetta tuttavia il potere di fruizione della quota-parte dei beni-merce esistenti. La refurtiva, come risaputo, viene consolidata in beni mobili e immobili non essenziali e in operazioni prettamente parassitarie (come investimenti, azioni, giochi in borsa e operazioni varie di natura bancario-monetocratica). Il titolare di tali operazioni non ha bisogno di alcuna imprenditorialità.
Nel predaludismo il soggetto meno innocente è proprio quello che si presenta come una specie di mecenate. Questi, infatti, mette in palio della refurtiva sociale (di cui si è appropriato sia pure legalmente!) per due scopi ben precisi:
I) per coltivare nei più la speranza-illusione che in fondo sia possibile star bene senza fare la rivoluzione né delinquere;
II) per pubblicizzare dei prodotti nel corso dei giochi.
Lo stesso scopo “ottundore” (soporifero) hanno i vari giochi a scommessa dello Stato, dal vecchio lotto al moderno superenalotto. In ogni caso, lo Stato prende due piccioni con un favo: impingua il proprio fisco (che è potere monetario, per relatività, gentilmente sgraffiato dagli accumuli ricchi e tolto a piene mani dai fondi poveri).
Il predaludismo televisivo (nato dal classico accettabile quiz) è diventato ossessivo: si mette in palio refurtiva fino a due milioni di €uro. Si tratta di refurtiva proveniente da grosse industrie, banche e dalla stessa televisione, privata e pubblica. La distribuzione per predaludismo di potere monetario franco costituisce un’ennesima impostura del sistema in quanto essa avviene senza bisogno e senza merito ma in modo casuale, irrazionale e quindi immorale.
E’ patetico vedere come gli stessi fortunati ammessi alla fortuna “predaludica”, non si accostino ad un gioco ma piuttosto si aggrappino alla speranza sofferta non sempre di realizzare un sogno “da padreterni” ma il più spesso di risolvere un problema vitale, utopistico dentro uno Stato non sociale, non etico e soprattutto non padrone di una propria moneta. Si vede gente fremere e poi piangere di gioia o di desolazione. Sono immagini di una civiltà adolescenziale – antropozoica – dove un gioco “a preda monetaria” fa pensare a mendicanti che attendono rifiuti dalla mensa di “ricchi Epuloni”.
Il predaludismo prova come un incalcolabile potere monetario franco resti nelle tasche e casse di grossi predatori mentre persistono la disoccupazione, il precariato, lo sfruttamento nero, dieci milioni di soli sottopoveri assieme alla corruzione della burocrazia e dei quadri, la “mafia” (capitalismo paralegale) e la collusione delle due dimensioni complementari. Tale incalcolabile refurtiva viene legalizzata anche sotto la fattispecie di emolumenti (compensi) favolosi per alti funzionari, specie nel settore privato, che raggiungono e superano (anche di molto) i 500 mila €uro ovvero il miliardo delle vecchie lire per anno, per non parlare dei “costi” dei calciatori!
Finché c’è gente che si aspetta da un gioco ciò che dovrebbe avere dal potere pubblico (secondo diritto naturale) manca ancora la civiltà “adulta” della specie umana (il post-antropozoico) . Il predaludismo dimostra senza tèma di smentita come l’intellighenzia borghese fa scempio del potere monetario altrimenti sufficiente a coprire il bisogno essenziale della collettività e a prevenire la conflittualità e l’autodistruzione. Ma logica, scienza ed etica sono le tre entità estranee ad un sistema che – a maggior ragione in veste razionale-tecnologica – è la diretta erede della giungla. Perciò, “evviva” (no) tutti i “ludi demagogici” di un potere al servizio di sé stesso
«Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri»
Giorgio Gaber
REFURTIVA SOCIALE IN PALIO A “PREDALUDENTI”
Il predaludismo è qualunque gioco legale non privato – non solo televisivo – che mette in palio dei premi, di notevole consistenza, in danaro, cioè ricchezza negata ai diretti produttori (lavoratori), carpita ai consumatori (attraverso prezzi non congrui) e non destinata agli aventi bisogno del paese. Esso denota, appunto, l’esistenza di ricchezza “franca”, cioè di refurtiva monetaria che il detentore può utilizzare per fini di non sussistenza.
Si premette che la ricchezza – e non diciamo nulla di nuovo né di “sovversivo” e meno che mai di metafisico – è il prodotto, diretto o indiretto, del lavoro dell’uomo, a cui vanno aggiunte la natura, come prelavoro, e la macchina come “tele-lavoro” in quanto proiezione dell’opera umana. Diciamo che la natura, l’uomo (cioè il lavoro) e la macchina dànno la materia prima della ricchezza ovvero i prodotti che sono ricchezza se sono fruibili direttamente, mentre lo diventano se venduti come merce. Ci riferiamo ovviamente al contesto capitalistico (o predonomico). Facciamo tre casi paradigmatici:
1° caso. I frutti della terra, spontanei o coltivati, sono ovviamente consumati dal proprietario e dai suoi familiari nella misura del bisogno. Quelli venduti, in quanto merce, producono ricchezza monetaria: la parte eccedente il fabbisogno di sussistenza media degli stessi, se trattenuta (accumulata), diventa refurtiva.
2° Caso. Un gruppo di operai e tecnici contribuiscono a costruire un edificio, il cui valore di mercato comprende il costo del lavoro. La ricchezza monetaria ricavata, non destinata al fabbisogno dei lavoratori interessati, ai mezzi di produzione e ad operazioni analoghe ma soltanto accumulata, costituisce refurtiva.
3° Caso – Una o più macchine – ovviamente predisposte, gestite e manutenzionate da uomini - dànno prodotti convertibili in merce. La ricchezza monetaria, che ne deriva, detratta del costo per la conservazione dei mezzi di produzione e dell’occorrente per la sussistenza dei lavoratori interessati, ma accumulata per finalità “franche”, costituisce refurtiva.
Abbiamo, pertanto, l’uomo come primo produttore e la merce come produttrice di moneta, la quale è lo strumento naturale e insostituibile per la distribuzione del potere di acquisto e sussistenza. La moneta ci riporta al momento in cui cessa il baratto e ci suggerisce due cose:
a) che ogni lavoratore ha diritto a tanta moneta quanta gliene serve per potere acquistare la sua quota parte di beni-merce esistenti (dal pane a tutto il resto),
b) che ogni accumulo di eccedenza (ovvero di “moneta franca”) è sottrazione di ricchezza sociale, cioè refurtiva.
Sempre in regime capitalistico (predonomico) il crimine di refurtiva è aggravato dal fatto che si tratta, come abbiamo già detto, di ricchezza negata ai lavoratori, carpita ai consumatori e non devoluta a quanti non lavoratori (per età, invalidità o esclusione), per il solo fatto di essere nati (cioè per diritto di natura), spetta tuttavia il potere di fruizione della quota-parte dei beni-merce esistenti. La refurtiva, come risaputo, viene consolidata in beni mobili e immobili non essenziali e in operazioni prettamente parassitarie (come investimenti, azioni, giochi in borsa e operazioni varie di natura bancario-monetocratica). Il titolare di tali operazioni non ha bisogno di alcuna imprenditorialità.
Nel predaludismo il soggetto meno innocente è proprio quello che si presenta come una specie di mecenate. Questi, infatti, mette in palio della refurtiva sociale (di cui si è appropriato sia pure legalmente!) per due scopi ben precisi:
I) per coltivare nei più la speranza-illusione che in fondo sia possibile star bene senza fare la rivoluzione né delinquere;
II) per pubblicizzare dei prodotti nel corso dei giochi.
Lo stesso scopo “ottundore” (soporifero) hanno i vari giochi a scommessa dello Stato, dal vecchio lotto al moderno superenalotto. In ogni caso, lo Stato prende due piccioni con un favo: impingua il proprio fisco (che è potere monetario, per relatività, gentilmente sgraffiato dagli accumuli ricchi e tolto a piene mani dai fondi poveri).
Il predaludismo televisivo (nato dal classico accettabile quiz) è diventato ossessivo: si mette in palio refurtiva fino a due milioni di €uro. Si tratta di refurtiva proveniente da grosse industrie, banche e dalla stessa televisione, privata e pubblica. La distribuzione per predaludismo di potere monetario franco costituisce un’ennesima impostura del sistema in quanto essa avviene senza bisogno e senza merito ma in modo casuale, irrazionale e quindi immorale.
E’ patetico vedere come gli stessi fortunati ammessi alla fortuna “predaludica”, non si accostino ad un gioco ma piuttosto si aggrappino alla speranza sofferta non sempre di realizzare un sogno “da padreterni” ma il più spesso di risolvere un problema vitale, utopistico dentro uno Stato non sociale, non etico e soprattutto non padrone di una propria moneta. Si vede gente fremere e poi piangere di gioia o di desolazione. Sono immagini di una civiltà adolescenziale – antropozoica – dove un gioco “a preda monetaria” fa pensare a mendicanti che attendono rifiuti dalla mensa di “ricchi Epuloni”.
Il predaludismo prova come un incalcolabile potere monetario franco resti nelle tasche e casse di grossi predatori mentre persistono la disoccupazione, il precariato, lo sfruttamento nero, dieci milioni di soli sottopoveri assieme alla corruzione della burocrazia e dei quadri, la “mafia” (capitalismo paralegale) e la collusione delle due dimensioni complementari. Tale incalcolabile refurtiva viene legalizzata anche sotto la fattispecie di emolumenti (compensi) favolosi per alti funzionari, specie nel settore privato, che raggiungono e superano (anche di molto) i 500 mila €uro ovvero il miliardo delle vecchie lire per anno, per non parlare dei “costi” dei calciatori!
Finché c’è gente che si aspetta da un gioco ciò che dovrebbe avere dal potere pubblico (secondo diritto naturale) manca ancora la civiltà “adulta” della specie umana (il post-antropozoico) . Il predaludismo dimostra senza tèma di smentita come l’intellighenzia borghese fa scempio del potere monetario altrimenti sufficiente a coprire il bisogno essenziale della collettività e a prevenire la conflittualità e l’autodistruzione. Ma logica, scienza ed etica sono le tre entità estranee ad un sistema che – a maggior ragione in veste razionale-tecnologica – è la diretta erede della giungla. Perciò, “evviva” (no) tutti i “ludi demagogici” di un potere al servizio di sé stesso
«Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri»
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