Dagli anni 70 il numero dei casi è cresciuto di dieci volte.
In Italia 20 ogni 10mila nati, soprattutto maschi
Rebus delle cause: genetiche, ma anche ambientali
C’è chi lo definisce nirvana quel mondo di chiusura totale in sé stessi,
autosufficienza e massima concentrazione. Asettici a tutto ciò che
proviene dall’esterno (emotivo o materiale che sia: da un sorriso al
cibo). Nirvana che nel soggetto autistico è d’intensità annientante:
esclude totalmente il tempo e il mondo. La bambina che per ore e ore,
seduta su una panchina, fa scorrere la sabbia tra le dita per formare
montagne in miniatura ne è la fotografia nel libro Thinking in
Pictures. Nel puzzle autismo, che la scienza non riesce a ricostruire,
c’è anche il tassello del bimbo californiano che all’acquario parlava
con un delfino. Sempre lo stesso. Solo con lui. In realtà, più che nel
nirvana, gli autistici sono sospesi in una sorta di limbo di sofferenza
profonda. E come le allergie colpiscono il corpo, l’autismo mina il
cervello, la psiche. Entrambe malattie moderne, forse da reazione
all’ambiente «malato» e tossico.
NUMERI IN CRESCITA CONTINUA
- In tutto il mondo le diagnosi sono in aumento: dagli anni 70 a oggi
si è passati da 4-6 casi a 40-60 ogni 10 mila bambini. Il problema però
è nella diagnosi e nel numero di manifestazioni che via via sono state
codificate nell’autismo, nella sindrome di Asperger e nel disturbo
pervasivo dello sviluppo. Tutte sindromi che hanno in comune
l’incapacità di immaginare scenari astratti, di stabilire relazioni
sociali, di comunicare. Vi possono essere poi disturbi organici,
depressione, ansia, iperattività. Il primo caso riconosciuto risale al
1944, quando fu coniato il termine autismo. Ma in letteratura
scientifica c’è un caso nell’Irlanda del 1930, in un bambino appena
vaccinato per il vaiolo. Da indagini su larga scala condotte negli
Stati Uniti e in Inghilterra, si stima che i casi con comportamenti
autistico-simili siano dai 15 ai 20 ogni 10.000 nati. Sei bambini ogni
diecimila è l’attuale media mondiale. In realtà, l’ultimo dato
americano, dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie
(Cdc) di Atlanta, è allarmante: autismo e altre sindromi simili
colpirebbero 1 bimbo ogni 150. Quasi 600 mila ragazzini americani
soffrirebbero di una qualche forma del disturbo. Una nota: le stime
variano considerevolmente a seconda del Paese, passando da circa 2 ogni
10.000 nati in Germania ad addirittura 16 ogni 10.000 in Giappone.
TRE MASCHI MALATI OGNI FEMMINA - Il rapporto tra i due sessi sembra uguale
sull’intero pianeta. In Italia l’autismo colpisce oggi circa 20 bambini
ogni 10 mila nati. Nel 1997 erano 4 ogni 10 mila. In un decennio
sarebbero circa 6 mila gli autistici venuti al mondo nel nostro Paese.
Ma quanti sono in totale i viventi e quanti sono stati diagnosticati?
Forse 10 volte le stime. Numeri diversi a causa dei diversi criteri di
diagnosi, ma anche a causa di fattori genetici e influenze ambientali.
C’è crescente preoccupazione che tossine e inquinamento ambientale
possano portare all’autismo. Un esempio. Nella città di Leominster, nel
Massachusetts, dove si trovava una volta un’industria per la produzione
di occhiali da sole, c’è un’alta presenza di autismo. La maggioranza
dei casi è stata riscontrata nelle case sottovento rispetto alle
ciminiere della fabbrica. Inquinamento ambientale e bambini. Un
capitolo dell’ultimo libro (Una pediatria per la società che cambia,
editore Tecniche nuove) dell’ottantenne Roberto Burgio, «padre» della
pediatria italiana. «Se la natura perde la salute, la perde anche
l’uomo» commenta Burgio. E aggiunge: «Ogni anno oltre 5 milioni di
bambini nel mondo muoiono per cause legate ad ambienti insalubri.
La diminuzione delle capacità di sviluppo, apprendimento e
comportamento negli Usa interessa 12 milioni di bambini, oltre un
milione dei quali ha subito danni cerebrali a causa del pesce
contaminato da mercurio. In California, per esempio, l’incidenza
dell’autismo è cresciuta del 270% tra il 1987 e il 2007». «Gli agenti
tossici determinano nei bambini effetti a livello immunitario,
endocrinologico, genetico e a livello degli organi » conclude Burgio.
Risultato: allergie e malattie autoimmunitarie sono in aumento, così
come l’autismo. C’è poi la predisposizione genetica. Più di un gene
implicato. Una predisposizione «scritta» nei cromosomi. Il numero 11 in
particolare. Lo ha individuato uno studio (Nature Genetics) del
Consorzio scientifico Progetto genoma autismo in due fratelli, entrambi
con autismo. Un gene sul cromosoma 11 produce una proteina, la
neurexina 1, importante per la trasmissione del messaggio nervoso e per
l’apprendimento. I suoi livelli, in più o in meno, potrebbero avere un
ruolo chiave: «copiarla» sinteticamente potrebbe essere tra le ipotesi
di cura. Il consorzio Agp ha mappato il Dna di 1.168 famiglie con
almeno due soggetti colpiti da autismo.
SVOLTA
- Un’altra svolta importante nel tentativo di comprendere i meccanismi
della malattia riguarda i cosiddetti neuroni specchio (mirror), quelli
che si attivano quando un individuo compie in prima persona, o osserva
compiuta da altri, un’azione a lui nota. Già memorizzata. A tal punto
da anticiparne a livello cerebrale le conseguenze o i significati
emotivi a essa collegati. Insomma dall’area dei neuroni mirror derivano
le capacità di instaurare un rapporto con il prossimo e con l’ambiente.
E forse anche empatia e depressione cominciano quando nella primissima
infanzia i mirror vengono sollecitati a memorizzare. La loro
attivazione potrebbe essere difettosa nei soggetti autistici. Il primo
deficit sarebbe quello imitativo. La scoperta è firmata dall’équipe di
Rizzolati, università di Parma. StephenM. Edelson, direttore del Centro
per lo studio dell’autismo di Salem, nell’Oregon, spiega come
accorgersi che qualcosa non va: «Molti neonati autistici sono diversi
fin dalla nascita: incurvano la schiena per allontanarsi dalla persona
che li accudisce, restano passivi, con il corpo abbandonato quando
devono essere presi in braccio.
Nei primi mesi di vita possono essere passivi o estremamente agitati.
Durante l’infanzia, poi, iniziano a dondolarsi e a picchiare la testa
contro la culla, anche se ciò non sempre avviene». Aggiunge Edelson:
«Alcuni raggiungono tappe dello sviluppo (parlare, gattonare e
camminare) molto in anticipo; in altri casi le stesse tappe vengono
raggiunte invece con ritardo. Un terzo dei bambini autistici si
sviluppa in modo normale fino a una età compresa tra un anno e mezzo e
tre anni, dopodiché la malattia comincia a emergere». Metà dei colpiti
non sviluppa il linguaggio e il 75-80% presenta ritardo mentale. La
cura? Per ora è impossibile. I miglioramenti vengono solo dai tentativi
di «infiltrarsi», con varie tecniche, nel «guscio» creato dal bimbo
autistico. Non «romperlo».
Mario Pappagallo 13 agosto 2008
http://www.corriere.it/salute/08_agosto_13/autismo_sempre_piu_bimbi_malati_47f070fa-68fb-
In Italia 20 ogni 10mila nati, soprattutto maschi
Rebus delle cause: genetiche, ma anche ambientali
C’è chi lo definisce nirvana quel mondo di chiusura totale in sé stessi,
autosufficienza e massima concentrazione. Asettici a tutto ciò che
proviene dall’esterno (emotivo o materiale che sia: da un sorriso al
cibo). Nirvana che nel soggetto autistico è d’intensità annientante:
esclude totalmente il tempo e il mondo. La bambina che per ore e ore,
seduta su una panchina, fa scorrere la sabbia tra le dita per formare
montagne in miniatura ne è la fotografia nel libro Thinking in
Pictures. Nel puzzle autismo, che la scienza non riesce a ricostruire,
c’è anche il tassello del bimbo californiano che all’acquario parlava
con un delfino. Sempre lo stesso. Solo con lui. In realtà, più che nel
nirvana, gli autistici sono sospesi in una sorta di limbo di sofferenza
profonda. E come le allergie colpiscono il corpo, l’autismo mina il
cervello, la psiche. Entrambe malattie moderne, forse da reazione
all’ambiente «malato» e tossico.
NUMERI IN CRESCITA CONTINUA
- In tutto il mondo le diagnosi sono in aumento: dagli anni 70 a oggi
si è passati da 4-6 casi a 40-60 ogni 10 mila bambini. Il problema però
è nella diagnosi e nel numero di manifestazioni che via via sono state
codificate nell’autismo, nella sindrome di Asperger e nel disturbo
pervasivo dello sviluppo. Tutte sindromi che hanno in comune
l’incapacità di immaginare scenari astratti, di stabilire relazioni
sociali, di comunicare. Vi possono essere poi disturbi organici,
depressione, ansia, iperattività. Il primo caso riconosciuto risale al
1944, quando fu coniato il termine autismo. Ma in letteratura
scientifica c’è un caso nell’Irlanda del 1930, in un bambino appena
vaccinato per il vaiolo. Da indagini su larga scala condotte negli
Stati Uniti e in Inghilterra, si stima che i casi con comportamenti
autistico-simili siano dai 15 ai 20 ogni 10.000 nati. Sei bambini ogni
diecimila è l’attuale media mondiale. In realtà, l’ultimo dato
americano, dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie
(Cdc) di Atlanta, è allarmante: autismo e altre sindromi simili
colpirebbero 1 bimbo ogni 150. Quasi 600 mila ragazzini americani
soffrirebbero di una qualche forma del disturbo. Una nota: le stime
variano considerevolmente a seconda del Paese, passando da circa 2 ogni
10.000 nati in Germania ad addirittura 16 ogni 10.000 in Giappone.
TRE MASCHI MALATI OGNI FEMMINA - Il rapporto tra i due sessi sembra uguale
sull’intero pianeta. In Italia l’autismo colpisce oggi circa 20 bambini
ogni 10 mila nati. Nel 1997 erano 4 ogni 10 mila. In un decennio
sarebbero circa 6 mila gli autistici venuti al mondo nel nostro Paese.
Ma quanti sono in totale i viventi e quanti sono stati diagnosticati?
Forse 10 volte le stime. Numeri diversi a causa dei diversi criteri di
diagnosi, ma anche a causa di fattori genetici e influenze ambientali.
C’è crescente preoccupazione che tossine e inquinamento ambientale
possano portare all’autismo. Un esempio. Nella città di Leominster, nel
Massachusetts, dove si trovava una volta un’industria per la produzione
di occhiali da sole, c’è un’alta presenza di autismo. La maggioranza
dei casi è stata riscontrata nelle case sottovento rispetto alle
ciminiere della fabbrica. Inquinamento ambientale e bambini. Un
capitolo dell’ultimo libro (Una pediatria per la società che cambia,
editore Tecniche nuove) dell’ottantenne Roberto Burgio, «padre» della
pediatria italiana. «Se la natura perde la salute, la perde anche
l’uomo» commenta Burgio. E aggiunge: «Ogni anno oltre 5 milioni di
bambini nel mondo muoiono per cause legate ad ambienti insalubri.
La diminuzione delle capacità di sviluppo, apprendimento e
comportamento negli Usa interessa 12 milioni di bambini, oltre un
milione dei quali ha subito danni cerebrali a causa del pesce
contaminato da mercurio. In California, per esempio, l’incidenza
dell’autismo è cresciuta del 270% tra il 1987 e il 2007». «Gli agenti
tossici determinano nei bambini effetti a livello immunitario,
endocrinologico, genetico e a livello degli organi » conclude Burgio.
Risultato: allergie e malattie autoimmunitarie sono in aumento, così
come l’autismo. C’è poi la predisposizione genetica. Più di un gene
implicato. Una predisposizione «scritta» nei cromosomi. Il numero 11 in
particolare. Lo ha individuato uno studio (Nature Genetics) del
Consorzio scientifico Progetto genoma autismo in due fratelli, entrambi
con autismo. Un gene sul cromosoma 11 produce una proteina, la
neurexina 1, importante per la trasmissione del messaggio nervoso e per
l’apprendimento. I suoi livelli, in più o in meno, potrebbero avere un
ruolo chiave: «copiarla» sinteticamente potrebbe essere tra le ipotesi
di cura. Il consorzio Agp ha mappato il Dna di 1.168 famiglie con
almeno due soggetti colpiti da autismo.
SVOLTA
- Un’altra svolta importante nel tentativo di comprendere i meccanismi
della malattia riguarda i cosiddetti neuroni specchio (mirror), quelli
che si attivano quando un individuo compie in prima persona, o osserva
compiuta da altri, un’azione a lui nota. Già memorizzata. A tal punto
da anticiparne a livello cerebrale le conseguenze o i significati
emotivi a essa collegati. Insomma dall’area dei neuroni mirror derivano
le capacità di instaurare un rapporto con il prossimo e con l’ambiente.
E forse anche empatia e depressione cominciano quando nella primissima
infanzia i mirror vengono sollecitati a memorizzare. La loro
attivazione potrebbe essere difettosa nei soggetti autistici. Il primo
deficit sarebbe quello imitativo. La scoperta è firmata dall’équipe di
Rizzolati, università di Parma. StephenM. Edelson, direttore del Centro
per lo studio dell’autismo di Salem, nell’Oregon, spiega come
accorgersi che qualcosa non va: «Molti neonati autistici sono diversi
fin dalla nascita: incurvano la schiena per allontanarsi dalla persona
che li accudisce, restano passivi, con il corpo abbandonato quando
devono essere presi in braccio.
Nei primi mesi di vita possono essere passivi o estremamente agitati.
Durante l’infanzia, poi, iniziano a dondolarsi e a picchiare la testa
contro la culla, anche se ciò non sempre avviene». Aggiunge Edelson:
«Alcuni raggiungono tappe dello sviluppo (parlare, gattonare e
camminare) molto in anticipo; in altri casi le stesse tappe vengono
raggiunte invece con ritardo. Un terzo dei bambini autistici si
sviluppa in modo normale fino a una età compresa tra un anno e mezzo e
tre anni, dopodiché la malattia comincia a emergere». Metà dei colpiti
non sviluppa il linguaggio e il 75-80% presenta ritardo mentale. La
cura? Per ora è impossibile. I miglioramenti vengono solo dai tentativi
di «infiltrarsi», con varie tecniche, nel «guscio» creato dal bimbo
autistico. Non «romperlo».
Mario Pappagallo 13 agosto 2008
http://www.corriere.it/salute/08_agosto_13/autismo_sempre_piu_bimbi_malati_47f070fa-68fb-
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