Considerazioni sul meccanismo d’azione del rimedio omeopatico di Claudio Cardella
Occorre innanzitutto spiegare brevemente in cosa consiste e come viene elaborato un rimedio omeopatico.
Nel caso più comune, che è quello delle centesimali hannemaniane (CH), una goccia di principio attivo che può essere vegetale, minerale, animale viene diluita in 99 gocce di acqua per ottenere una diluizione del principio attivo di 1/100. Questa soluzione viene poi “dinamizzata” ossia agitata energicamente un certo numero di volte. Questa procedura di diluizione e dinamizzazione produce la prima diluizione omeopatica centesimale indicata come 1CH.
Poi si prende una goccia di questa soluzione e si diluisce ancora in 99 gocce di acqua e così di seguito, sempre dinamizzando la soluzione tra una diluizione e l’altra. Otteniamo così le diluizioni omeopatiche centesimali successive alla prima, ossia 2CH, 3CH, …e così via. Quindi il rimedio omeopatico è un principio attivo che viene ripetutamente diluito nell’acqua e dopo ogni soluzione viene agitato, o “succusso”, che è il termine usato in omeopatia.
La peculiarità dell’omeopatia, su cui continuano ad accanirsi i sui detrattori, è che il principio attivo, dopo le prime tre o quattro diluizioni, non è più reperibile dal punto di vista chimico nella soluzione; ciò significa che una 4CH è chimicamente indistinguibile dall’acqua con cui è stata preparata.
Infatti l’acqua bi-distillata intesa come reagente chimico di buona qualità, è, nella maggior parte dei casi, certificata pura, dal produttore, a meno di una parte per milione (1ppm). Ciò significa che il produttore garantisce che essa contiene al massimo 1ppm di impurità.
Nella prima diluizione omeopatica centesimale (1CH), il principio attivo è presente in ragione di una parte su cento, nella 2CH di una parte su diecimila, e nella 3CH di una parte su un milione; ne consegue che dalla terza diluizione in poi, l’acqua omeopatica risulta all’analisi chimica altrettanto pura quanto l’acqua di partenza ed è dunque indistinguibile da quella......
Continua al link: http://www.mediafire.com/?yldjqzhhbe9
Occorre innanzitutto spiegare brevemente in cosa consiste e come viene elaborato un rimedio omeopatico.
Nel caso più comune, che è quello delle centesimali hannemaniane (CH), una goccia di principio attivo che può essere vegetale, minerale, animale viene diluita in 99 gocce di acqua per ottenere una diluizione del principio attivo di 1/100. Questa soluzione viene poi “dinamizzata” ossia agitata energicamente un certo numero di volte. Questa procedura di diluizione e dinamizzazione produce la prima diluizione omeopatica centesimale indicata come 1CH.
Poi si prende una goccia di questa soluzione e si diluisce ancora in 99 gocce di acqua e così di seguito, sempre dinamizzando la soluzione tra una diluizione e l’altra. Otteniamo così le diluizioni omeopatiche centesimali successive alla prima, ossia 2CH, 3CH, …e così via. Quindi il rimedio omeopatico è un principio attivo che viene ripetutamente diluito nell’acqua e dopo ogni soluzione viene agitato, o “succusso”, che è il termine usato in omeopatia.
La peculiarità dell’omeopatia, su cui continuano ad accanirsi i sui detrattori, è che il principio attivo, dopo le prime tre o quattro diluizioni, non è più reperibile dal punto di vista chimico nella soluzione; ciò significa che una 4CH è chimicamente indistinguibile dall’acqua con cui è stata preparata.
Infatti l’acqua bi-distillata intesa come reagente chimico di buona qualità, è, nella maggior parte dei casi, certificata pura, dal produttore, a meno di una parte per milione (1ppm). Ciò significa che il produttore garantisce che essa contiene al massimo 1ppm di impurità.
Nella prima diluizione omeopatica centesimale (1CH), il principio attivo è presente in ragione di una parte su cento, nella 2CH di una parte su diecimila, e nella 3CH di una parte su un milione; ne consegue che dalla terza diluizione in poi, l’acqua omeopatica risulta all’analisi chimica altrettanto pura quanto l’acqua di partenza ed è dunque indistinguibile da quella......
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