Saperi negati

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Saperi negati

Raccolta di Saperi e Pensieri negati (ai più) dall'inconsapevolezza (altrui e propria) e da altre Cause.

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    San Paolo e la lapide al Dio Ignoto.

    nelda
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    San Paolo e la lapide al Dio Ignoto. Empty San Paolo e la lapide al Dio Ignoto.

    Messaggio Da nelda Dom 12 Ott 2008, 22:40

    L'influenza storica di Paolo nell'elaborazione della teologia cristiana è
    stata enorme: mentre i vangeli si limitano prevalentemente a narrare
    parole e opere di Gesù, sono le lettere paoline che definiscono i fondamenti
    dottrinali del valore salvifico della sua incarnazione, passione, morte e
    risurrezione – ripresi dai più eminenti pensatori cristiani dei successivi due millenni.
    Per questo alcuni studiosi contemporanei lo hanno identificato come il vero
    fondatore del Cristianesimo.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_di_Tarso

    Come molti ebrei dell'epoca aveva due nomi,
    uno ebraico e l'altro latino o greco: l'ebraico era Saul, come il
    primo re d'Israele, che significava «implorato a Dio» e veniva dato
    originariamente a un figlio molto atteso e richiesto al Signore; il la­tino era
    Paulus, che probabilmente alludeva al suo aspetto perché era il
    diminutivo dell'aggettivo paucus e si riferiva a chi era piccolo di statura.
    Paulus
    divenne poi il suo unico nome con l'inizio della predicazione in Occidente.
    A Tarso imparò il greco nella forma denominata koinéo co­mune, che si
    era affermata in tutto il mondo ellenistico dopo Alessan­dio Magno.
    Se, come è probabile, non solo conosceva la lingua ma aveva anche
    una discreta conoscenza della cultura ellenistica, la sua
    educazione era fondamentalmente giudaica: il suo modo di ragionare e la sua
    esegesi biblica recano l'impronta della scuola rabbinica. Per completare la sua
    formazione si trasferì a Gerusalemme dove aderì all'indirizzo più rigoroso del
    giudaismo, il fariseismo, come egli stesso scrisse nella Lettera ai Filippesi:
    «Circonciso all'ottavo giorno, della stirpe di Israele, della tribù di
    Beniamino, ebreo figlio di ebrei, se­condo la legge fariseo, per zelo
    persecutore della Chiesa, secondo la giu­stizia che nella legge è
    irreprensibile». Grazie a questa duplice educa­zione Paolo era in condizione di
    predicare il Vangelo a uomini di diverse culture. A Gerusalemme imparò ed
    esercitò anche il mestiere di tessi­tore di tende. Dove fosse durante la
    predicazione pubblica di Gesù non lo sap­piamo; ma non doveva trovarsi a
    Gerusalemme, altrimenti avrebbe ricordato nelle sue lettere il Cristo. Vi tornò
    certamente dopo la Passione perché negli Atti degli Apostoli si narra il celebre
    episodio della lapida­zione di Stefano dove Paolo, pur non partecipando
    direttamente al mar­tirio, «era tra coloro che approvarono la sua
    uccisione», tant'è vero che custodiva i mantelli dei persecutori
    (7, 58).
    Luca racconta negli Atti che successivamente «Saul infieriva contro la
    Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in
    prigione» (8, 3). D'al­tronde lo stesso Paolo scrisse nella Lettera ai Qalati:
    («Voi avete certa­mente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel
    giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi
    supe­rando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali,
    accanito nel sostenere le tradizioni dei padri»
    (1, 13-14). Un giorno,
    mentre si recava da Gerusalemme a Damasco con let­tere commendatizie delle
    autorità religiose dell'ebraismo per fomentare nella città siriana la
    persecuzione contro i cristiani, «all'improvviso l'avvolse una luce dal cielo»
    narrano gli Atti «e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saul, Saul,
    perché mi perseguiti?". Rispose: «Chi sei, o Signore?". E la voce: «Io sono Gesù
    che tu perseguiti. Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che
    devi fare"» . Saul si alzò brancolando perché era diventato cieco.


    Dopo essere stato accusato da alcuni di essere un ciarlatano (letteralmente, una cornacchia),
    un seminatore di parole, e da altri un predicatore di divinità straniere, da notare
    che gli uditori di Paolo credevano che egli fosse portatore di due divinità,
    Gesù e la dea Anastasis=risurrezione, l'apostolo Paolo è condotto nell'Aeròpago

    (
    da Areios pagos = collina di Ares, cioè di Marte) per consentirgli di spiegare
    in modo più approfondito il soggetto della sua predicazione. Ed è qui
    che Paolo intrattiene i suoi ascoltatori su quel "Dio sconosciuto o ignoto" al
    quale essi avevano eretto un altare.....


    Si tratta evidentemente di un pretesto, di un
    punto d'aggancio da cui far partire il suo discorso sul Dio unico e vero, una
    retorica captatio benevolentiae all'interno del comportamento di Paolo di
    farsi giudeo con i giudei e greco con i greci per guadagnare tutti a Cristo
    (1Cor. 9,20-23).

    l’Areopago non era una specie di accademia, dove gli
    ingegni più illustri s’incontravano per la discussione sulle cose sublimi, ma un
    tribunale che aveva la competenza in materia di religione e doveva opporsi
    all’importazione di religioni straniere. È proprio questa l’accusa contro Paolo:
    "Sembra essere un annunziatore di divinità straniere" (At 17, 18). A ciò Paolo
    replica: "Ho trovato presso di voi un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto.
    Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio" (cfr 17,
    23).

    L'antica testimonianza racconta. Alzatosi in mezzo all'Areòpago, Paolo
    disse: "Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi.
    Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche
    un'ara con l'iscrizione al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere,
    io ve l'annunzio" (Atti 17, 22-23). Il discorso di Paolo, filosoficamente
    istruito, conclude con l'annuncio di "un giorno nel quale Dio dovrà giudicare la
    terra per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti la prova
    sicura col risuscitarlo dai morti" (Atti 17, 31). E' anche questo, in forma di
    essenziale folgorazione, annuncio dell'evangelo inaudito di Dio: proprio in Gesù
    si rivela il Signore della creazione e il fondamento del suo riscatto. Si
    ironizza talora - benevolmente - su questo testo, alludendo alla reazione di
    alcuni che, sentendo parlare di risurrezione di morti, ridevano dicendo "Ti
    sentiremo un'altra volta". Così Paolo uscì da quella
    riunione. Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche
    Dionìgi membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.

    Il discorso di Paolo,l'abilità dell'intreccio sapiente del linguaggio,
    orchestra insieme la religiosità degli interlocutori, la filosofia dei classici
    e il nocciolo incandescente dell'assoluto cristiano di Dio. Interessante poi
    che egli non condanni il politeismo, ma inserisca in esso il suo messaggio, con
    l'ambiguità che caratterizza tutto il suo operato...interessante quindi vedere
    come dopo aver accettato il "politeismo", si confonda un Dio sconosciuto,
    senz' altro un Dio minore (se ad esso era stata dedicata una lapide di fianco ad
    una strada e non un tempio come il Partenone), un Dio che non ha voluto
    rivelarsi, con il Dio sconosciuto, il Dio "infallibile".

      La data/ora di oggi è Ven 22 Nov 2024, 21:21