RADIO MENTE frequenza unica
di Luca Bertolotti
... la "mia" mente, la "tua" mente o piuttosto una mente unica?
Leggendo "the secret" si capisce che "accade" quando c'è allineamento
con le frequenze della mente universale piuttosto con quelle "mie" e "tue"
in separata sede. Dice il seguente articolo:
"con i nuovi sviluppi della fisica quantistica l'irrazionale ha finito per
essere ammesso e le interazioni tra il non materiale e il materiale sono ormai
date per scontate. Ciò che viene chiamata mente potrebbe coincidere con un
potenziale quantistico situato a un livello energetico più sottile del cervello
biologico, e per questo da esso stesso filtrato e limitato".
La Mente Unica
Nei diversi esperimenti in cui viene dimostrata l'inequivocabile influenza dello
sperimentatore sui soggetti sotto osservazione, siano essi animali o esseri umani,
si è potuto verificare che i dati numerici ottenuti variavano nella stessa direzione delle
predizioni mentali e delle aspettative degli sperimentatori. Basta pensare al
noto fenomeno della profezia che si autoadempie, per cui si è constatato che le
aspettative verso una persona possono dirigere le interazioni sociali che questa
avrà, portandola a comportarsi in modo da realizzare una conferma
comportamentale di tali aspettative.
Ovunque si verifichino interscambi emotivi tra sperimentatore e soggetto,
si può essere certi che tali fattori ne influenzeranno i risultati.
Fino a pochi anni fa si ipotizzava che questo
fenomeno fosse dovuto a interazioni basate unicamente su scambi verbali, tattili
o visivi; attualmente però il problema si è rivelato più complesso. Come fa
notare lo psicoterapeuta e ricercatore Paul Watzlawick, nessuna teoria
scientifica classica è in grado di comprendere l'influenza del pensiero sugli
eventi che si determinano al di fuori del cervello: solo attraverso la realtà
non-locale si può comprendere il funzionamento di tale fenomeno apparentemente
inspiegabile. La comunicazione tra esseri umani si sta rivelando, da un punto di
vista scientifico, una capacità interattiva molto più sottile di quanto finora
ammesso da molte teorie, e la sua vera essenza può essere ricercata solo nel
potenziale quantistico.
Nelle scienze che studiano la vita, come la biologia e la
medicina, gli scienziati non sono abituati a trattare con entità non materiali,
ma nella fisica moderna la situazione è diversa. In questo settore vi sono
concetti che si applicano a molte entità non materiali, denominate
campi, che, pur non essendo di natura tangibile, sono tuttavia
strettamente correlati alla materia. La scienza moderna rivela che la mente non
è fisicamente dipendente dal cervello e dal corpo e non può essere compresa
completamente in termini di chimica del cervello o di anatomia. Si ipotizza
quindi che la vera mente potrebbe essere un campo non materiale in grado di
produrre mutamenti fisici nella propria realtà. Sulla base di questa visione è
più corretto considerare il cervello come il substrato organico di un'entità
energetica più sottile, chiamata appunto mente.
Il grande quesito è come possa un'entità totalmente
indipendente dalla materia provocare un qualsiasi effetto sugli eventi fisici.
Come possono cose non materiali agire su cose materiali?
Anche se
apparentemente questa possibilità appare irragionevole e metafisica, in realtà
con i nuovi sviluppi della fisica quantistica l'irrazionale ha finito per essere
ammesso e le interazioni tra il non materiale e il materiale sono ormai date per
scontate. Ciò che viene chiamata mente potrebbe coincidere con un potenziale
quantistico situato a un livello energetico più sottile del cervello biologico,
e per questo da esso stesso filtrato e limitato.
Il fisico statunitense Henry Margenau ipotizza così
l'esistenza di un'unica grande mente collettiva che si manifesta individualmente
tramite ogni essere umano, comprendendo una buona parte di caratteristiche
comuni ed alcune peculiarità individuali. Egli denomina questa realtà con il
semplice appellativo di Mente Universale, non trovando nessun termine più
adeguato in grado di renderne l'idea, e ne delinea così le principali
caratteristiche:
La sua conoscenza comprende non solo l'intero presente
ma anche tutti gli eventi passati. Più o meno come il nostro pensiero può
esplorare l'intero spazio e giungere a conoscerlo, così la Mente Universale può
viaggiare avanti e indietro attraverso il tempo a volontà. [Henry Margenau,
2001 - professore emerito di fisica e filosofia naturale presso l'Università di
Yale].
Se la natura della Mente Universale è non localizzata e
atemporale, la conseguente deduzione è che anche ciascuna singola mente che la
compone possiede tali caratteristiche, e ciò è perfettamente in linea con quanto
la fisica quantistica ha svelato. Anche in ambito psicologico si può tracciare
un parallelismo con l'Inconscio Collettivo individuato da Carl Gustav Jung; le
sue stesse parole rivelano una visione della realtà umana sorprendentemente
simile a quella del fisico Margenau:
(Se) vogliamo arrischiarci a distinguere esattamente
quale parte del materiale psichico va riguardata come personale e quale come
impersonale, ci troviamo subito in un gravissimo imbarazzo, perché anche del
contenuto della Persona dobbiamo dire, tutto sommato, quanto dicemmo
dell'inconscio collettivo; cioè, che è universale. Solo perché la Persona è un
segmento più o meno accidentale o arbitrario della psiche collettiva, possiamo
cadere nell'errore di considerarla, anche in toto, come qualcosa di individuale;
ma, come dice il nome, essa è solo una maschera della psiche collettiva, una
maschera che simula l'individualità, che fa credere agli altri che chi la porta
sia individuale (ed egli stesso vi crede), mentre non si tratta che di una parte
rappresentata in teatro, nella quale parla la psiche collettiva. [...] Tutto
sommato, la Persona non è nulla di “reale”. È un compromesso fra l'individuo e
la società su “ciò che uno appare”.
[Carl Gustav Jung, 1983, pag. 155; citazione in Aldo Carotenuto, 1991,
pag. 219]
Qual è quindi il motivo per cui ogni essere umano si sente
così individuale e localizzato nel proprio corpo, avvertendo un profondo senso
di limitazione allo spazio e al tempo presente? Margenau afferma che il senso
della nostra universalità è indebolito dalle limitazioni fisiche del corpo,
dalle costrizioni organiche del cervello.
Eppure queste limitazioni non
sembrerebbero assolute, ed è probabile che molte persone nell'intero corso della
storia, come i mistici, siano riuscite a superarle.
Fonte e per saperne di più:
La scienza del dubbio: ulteriori scenari all'orizzonte di Luca Bertolotti:
http://www.sicap.it/merciai/psicosomatica/badjob/Luca.pdf
di Luca Bertolotti
... la "mia" mente, la "tua" mente o piuttosto una mente unica?
Leggendo "the secret" si capisce che "accade" quando c'è allineamento
con le frequenze della mente universale piuttosto con quelle "mie" e "tue"
in separata sede. Dice il seguente articolo:
"con i nuovi sviluppi della fisica quantistica l'irrazionale ha finito per
essere ammesso e le interazioni tra il non materiale e il materiale sono ormai
date per scontate. Ciò che viene chiamata mente potrebbe coincidere con un
potenziale quantistico situato a un livello energetico più sottile del cervello
biologico, e per questo da esso stesso filtrato e limitato".
La Mente Unica
Nei diversi esperimenti in cui viene dimostrata l'inequivocabile influenza dello
sperimentatore sui soggetti sotto osservazione, siano essi animali o esseri umani,
si è potuto verificare che i dati numerici ottenuti variavano nella stessa direzione delle
predizioni mentali e delle aspettative degli sperimentatori. Basta pensare al
noto fenomeno della profezia che si autoadempie, per cui si è constatato che le
aspettative verso una persona possono dirigere le interazioni sociali che questa
avrà, portandola a comportarsi in modo da realizzare una conferma
comportamentale di tali aspettative.
Ovunque si verifichino interscambi emotivi tra sperimentatore e soggetto,
si può essere certi che tali fattori ne influenzeranno i risultati.
Fino a pochi anni fa si ipotizzava che questo
fenomeno fosse dovuto a interazioni basate unicamente su scambi verbali, tattili
o visivi; attualmente però il problema si è rivelato più complesso. Come fa
notare lo psicoterapeuta e ricercatore Paul Watzlawick, nessuna teoria
scientifica classica è in grado di comprendere l'influenza del pensiero sugli
eventi che si determinano al di fuori del cervello: solo attraverso la realtà
non-locale si può comprendere il funzionamento di tale fenomeno apparentemente
inspiegabile. La comunicazione tra esseri umani si sta rivelando, da un punto di
vista scientifico, una capacità interattiva molto più sottile di quanto finora
ammesso da molte teorie, e la sua vera essenza può essere ricercata solo nel
potenziale quantistico.
Nelle scienze che studiano la vita, come la biologia e la
medicina, gli scienziati non sono abituati a trattare con entità non materiali,
ma nella fisica moderna la situazione è diversa. In questo settore vi sono
concetti che si applicano a molte entità non materiali, denominate
campi, che, pur non essendo di natura tangibile, sono tuttavia
strettamente correlati alla materia. La scienza moderna rivela che la mente non
è fisicamente dipendente dal cervello e dal corpo e non può essere compresa
completamente in termini di chimica del cervello o di anatomia. Si ipotizza
quindi che la vera mente potrebbe essere un campo non materiale in grado di
produrre mutamenti fisici nella propria realtà. Sulla base di questa visione è
più corretto considerare il cervello come il substrato organico di un'entità
energetica più sottile, chiamata appunto mente.
Il grande quesito è come possa un'entità totalmente
indipendente dalla materia provocare un qualsiasi effetto sugli eventi fisici.
Come possono cose non materiali agire su cose materiali?
Anche se
apparentemente questa possibilità appare irragionevole e metafisica, in realtà
con i nuovi sviluppi della fisica quantistica l'irrazionale ha finito per essere
ammesso e le interazioni tra il non materiale e il materiale sono ormai date per
scontate. Ciò che viene chiamata mente potrebbe coincidere con un potenziale
quantistico situato a un livello energetico più sottile del cervello biologico,
e per questo da esso stesso filtrato e limitato.
Il fisico statunitense Henry Margenau ipotizza così
l'esistenza di un'unica grande mente collettiva che si manifesta individualmente
tramite ogni essere umano, comprendendo una buona parte di caratteristiche
comuni ed alcune peculiarità individuali. Egli denomina questa realtà con il
semplice appellativo di Mente Universale, non trovando nessun termine più
adeguato in grado di renderne l'idea, e ne delinea così le principali
caratteristiche:
La sua conoscenza comprende non solo l'intero presente
ma anche tutti gli eventi passati. Più o meno come il nostro pensiero può
esplorare l'intero spazio e giungere a conoscerlo, così la Mente Universale può
viaggiare avanti e indietro attraverso il tempo a volontà. [Henry Margenau,
2001 - professore emerito di fisica e filosofia naturale presso l'Università di
Yale].
Se la natura della Mente Universale è non localizzata e
atemporale, la conseguente deduzione è che anche ciascuna singola mente che la
compone possiede tali caratteristiche, e ciò è perfettamente in linea con quanto
la fisica quantistica ha svelato. Anche in ambito psicologico si può tracciare
un parallelismo con l'Inconscio Collettivo individuato da Carl Gustav Jung; le
sue stesse parole rivelano una visione della realtà umana sorprendentemente
simile a quella del fisico Margenau:
(Se) vogliamo arrischiarci a distinguere esattamente
quale parte del materiale psichico va riguardata come personale e quale come
impersonale, ci troviamo subito in un gravissimo imbarazzo, perché anche del
contenuto della Persona dobbiamo dire, tutto sommato, quanto dicemmo
dell'inconscio collettivo; cioè, che è universale. Solo perché la Persona è un
segmento più o meno accidentale o arbitrario della psiche collettiva, possiamo
cadere nell'errore di considerarla, anche in toto, come qualcosa di individuale;
ma, come dice il nome, essa è solo una maschera della psiche collettiva, una
maschera che simula l'individualità, che fa credere agli altri che chi la porta
sia individuale (ed egli stesso vi crede), mentre non si tratta che di una parte
rappresentata in teatro, nella quale parla la psiche collettiva. [...] Tutto
sommato, la Persona non è nulla di “reale”. È un compromesso fra l'individuo e
la società su “ciò che uno appare”.
[Carl Gustav Jung, 1983, pag. 155; citazione in Aldo Carotenuto, 1991,
pag. 219]
Qual è quindi il motivo per cui ogni essere umano si sente
così individuale e localizzato nel proprio corpo, avvertendo un profondo senso
di limitazione allo spazio e al tempo presente? Margenau afferma che il senso
della nostra universalità è indebolito dalle limitazioni fisiche del corpo,
dalle costrizioni organiche del cervello.
Eppure queste limitazioni non
sembrerebbero assolute, ed è probabile che molte persone nell'intero corso della
storia, come i mistici, siano riuscite a superarle.
Fonte e per saperne di più:
La scienza del dubbio: ulteriori scenari all'orizzonte di Luca Bertolotti:
http://www.sicap.it/merciai/psicosomatica/badjob/Luca.pdf
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