12 - Il piucchepresente

Sembra che, unitamente alle tre dimensioni che la relazione dialettica sottende, si debba assumere, integrandovela, anche quella del tempo. L'idea però non è qui quella classica di essere/non-essere/divenire, sulla quale torneremo, ma quella rispetto a cui si imporrebbe una forma storica del pensare e del 'suo' metodo. E s'intenda qui met-hodus, in mezzo alla 'via'.

Sembra altresì che lo stesso modello fondamentale di dialettico pensiero domini il corso della storia, secondo il criterio del 'divide et impera'. Finché si contrappongono opposti, si dà fra loro guerra. Non è diversamente per il bianco antitetico al nero del Tao o per il 'panta rei' eracliteo, ma nemmeno per il mysterium coniunctionis dell'alchimia o della filosofia perenne.

Dunque quello che Derrida ha chiamato il piucchepresente, si rivela come un doppiofondo della storia che la informa secondo un modello che si ripete, un revenant che non tanto spettralmente ritorna, quanto sarebbe piuttosto costantemente presente, ancorché assumendo via via forme storiche differenti. Una specie di principe del pensiero del mondo dunque. Forse un Logos del pen-siero? Femminili follie...