Saperi negati

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Saperi negati

Raccolta di Saperi e Pensieri negati (ai più) dall'inconsapevolezza (altrui e propria) e da altre Cause.

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    QUANDO LA PAROLA È UN DIRITTO DI TUTTI

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    Messaggio Da nelda Mar 22 Lug 2008, 22:43

    QUANDO LA PAROLA È UN DIRITTO DI TUTTI

    TROIA, 1.000 a.c. circa

    Nell’accampamento dove i valorosi Achei si sono riuniti in assemblea, trapela un clima gelido, alquanto teso e nervoso. I condottieri sono riuniti in cerchio e parlano delle ultime formalità prima di congedarsi, l’Atride Agamennone è nervoso e conserva un’aria pensosa mentre scruta lontano, verso le colline, e il fuoco acceso al centro dell’accampamento gli illumina il viso mettendo in risalto i lineamenti induriti dalle tracce di una collera scoppiata in precedenza ma che minaccia di riesplodere.
    Dopo un po’ di tempo Ulisse annuncia agli uomini che sono liberi di andare, e torna a discutere con gli altri comandanti. Finalmente riusciamo ad avvicinare l’Atride Agamennone, e osservandolo da vicino notiamo che ha un’aria particolarmente irata, che denota sia successo qualcosa.

    Ulisse preferisce non turbare ulteriormente il re degli Achei e decide di rilasciarci un’intervista come suo portavoce.

    Notiamo che ha anch’egli l’aria nervosa.

    «Il popolo acheo è arrivato alla conclusione che non si ritirerà dalla guerra per non dare al popolo dello stretto (troiani N.d.R.) l’impressione di essere i migliori, così il conflitto proseguirà finche una delle parti non avrà la meglio», dichiara solenne.

    Dalle sue parole trapelano un’astuzia e un’intelligenza non da tutti, in sua presenza ci si sente nettamente inferiori.

    D: «Ma ci dica Ulisse re di Itaca, cosa ha turbato voi condottieri nonostante abbiate preso una decisione?».

    R: «Oh, il nostro disgusto non ha a che fare con le tattiche di battaglia o la guerra ma oggi un uomo ha osato offendere il re degli Achei in assemblea, violando il diritto e il dovere di parola».

    D: «E chi è costui?».

    R: «Colui che ha osato insultare l’Atride è Tersite, che apre bocca solo per far volare insulti, offese e nonsensi, un uomo dall’aspetto orribile e che perdi più parla a vanvera».

    D: «In che modo Tersite ha osato oltraggiare il grande Agamennone?».

    R: «Egli ha osato insultare Agamennone, i suoi comportamenti, le sue decisioni, e in qualche modo anche le nostre, ha osato offendere senza rispettare il proprio dovere».

    L’astuto Ulisse ha un’espressione quasi orripilata mentre ci parla di Tersite, quest’uomo che ha osato offendere il re degli achei in assemblea, e i suoi modi di fare scostumati e impertinenti.

    «Per noi achei» continua Ulisse «prendere parte alle assemblee ed esprimere agli altri le proprie opinioni, è un dovere, non solo un diritto. Noi riteniamo che per essere davvero definita di tutti, una decisione debba essere di tutti, e che ognuno debba prendere lo scettro ed esprimere la propria opinione, dichiarare se è d’accordo con gli altri o meno e proporre nuove idee finché non si arriva ad una conclusione ideale. Anche se il permesso di prendere parola deve essere concesso da uno di noi, e senza il nostro consenso una decisione non potrà mai essere approvata, un condottiero saggio sa ascoltare le parole dei suoi uguali così come quelle dei semplici militi, perché ogni affermazione ha la sua importanza se enunciata con correttezza nel bene di tutti», ci spiega.

    D: «Ma allora Tersite in cosa ha sbagliato? Non ha espresso la propria opinione?».

    R: «Certo esprimere un’opinione non vuol dire parlare a vanvera, buttare giù un fiume di parole sconnesse, insultare, non lasciare il tempo agli altri per replicare, parlare solo per fare baccano. Un greco deve sapere usare la “parola alata”, parlare senza impertinenza, sapendo ciò che si vuole, altrimenti non si mantiene l’ordine e non si arriva mai alla conclusione».

    D: «Mi potrebbe spiegare il significato della metafora “parola alata” tanto importante per voi greci?».

    R: «Per “parola alata” noi intendiamo il saper parlare con retorica, usando termini appropriati e linguaggio forbito in modo da indurre nelle menti degli ascoltatori ciò che si vuole esprimere».

    Ringraziamo il re di Itaca e lo congediamo.

    Ulisse ci ha parlato dell’organizzazione degli achei in assemblea.

    Si può dire che non è ancora possibile parlare di un sistema democratico in quanto solo i re devono dare il consenso per esprimere la parola. Già da allora però si nota come la parola sia fondamentale ed è proprio qui, nel cuore della Grecia, che nascerà a distanza di alcuni secoli la Costituzione di Tucidide ed il più alto esempio di democrazia, quella ateniese, cui alcune società future si rifaranno ed in base alla quale, a distanza invece di millenni, si fonderà la comunità europea.

    Ora ci chiediamo: ma Ulisse uomo saggio e astuto, che ha il dono della “parola alata”, cinquantuno giorni dopo l’assemblea non fu il “consigliere fraudolento” che escogitò con Diomede l’imbroglio del cavallo di Troia e fu quindi collocato da Dante in un girone infernale?

    Non è venuto meno ai principi di onestà e giustizia enunciati nelle sue parole?

    ...............................................................

    La collocazione storica della nostra intervista è nel 1000 a.C. circa ed esattamente cinquantuno giorni prima che terminasse il conflitto che vide schierati gli Achei, noti anche come Micenei, contro i troiani.

    Ulisse da noi intervistato fa riferimento alla “parola alata” simbolo indiscusso della fulgida civiltà achea che tanto ha segnato la storia e la cultura.

    Gli achei credevano fortemente in due principi, Kalòs e Aretè, bellezza e valore, e se un guerriero presentava queste due virtù, era considerato perfetto. Essi però avevano una “cultura della vergogna” secondo la quale ci si doveva più che altro dimostrare belli e valorosi, essere stimati come tali, ma esserlo era più che altro una questione di sfondo. I valori espressi da Ulisse nella nostra intervista erano severamente seguiti dai greci ma non sempre venivano rispettati, come possiamo leggere in alcuni passi dell’Iliade, nella quale abbiamo grandiosi esempi di massima virtù e valori spirituali. In uno di questi canti in cui la virtù tanto cantata dagli Achei viene meno, Achille aveva ammazzato Ettore, e aveva fatto scempio del suo cadavere legandolo al carro e percorrendo tre volte in lunghezza le porte Scee, in quanto Ettore era stato l’assassino di Patroclo, figura guida di Achille. Questo comportamento non si addice propriamente ad un valoroso guerriero Acheo. Lo stratagemma stesso del cavallo di Troia non è stato altro che una frode, un piano congetturato da Ulisse e Diomede. La pecca non sta nel fatto di aver ideato un piano così strategico, che, effettivamente, sarebbe stato ingegnoso se solo non fossero stati ingannati i Troiani, che pensavano di aver firmato la pace e pensavano che il cavallo fosse un dono.

    E così che valori di massima astrazione spirituale si trasformano in mezzi di conquista del potere nel nome del quale ogni valore si offusca e si dilegua. La figura mitica di Ulisse re saggio e potente che cede al potere finisce, dopo una vita costellata di atti eroici, per essere relegata in un girone infernale a scontare il peccato più grande: l’arroganza di chi, usando la “parola alata” e l’inganno della menzogna, sottomette al giogo del potere e quindi del maligno il giusto, l’ignaro, l’indifeso.

    Note a piè di pagina

    Atride: patronimico significante “figlio di ATREO”

    Parola alata: essa fu usata per plasmare le menti e convincere le masse in una sorta di condizionamento anche nella “fulgida” civiltà micenea (Hitler non fece la stessa cosa?).

    Quindi anche nelle note mi chiedo….ma questa democrazia su cosa si basa?

    Già agli albori era inquinata, e ogni valore era distrutto dalla rabbia (vedi lo scempio del corpo di Ettore) e la vittoria, che ogni buon acheo avrebbe voluto pura e scevra da atti indegni, è una frode.

    La parola è un mezzo per enunciare la verità che si testimonia”

      La data/ora di oggi è Ven 03 Mag 2024, 02:59