Il discorso di Barack Obama il giorno della Vittoria
Ciao Chicago,
Se c'è qualcuno lì fuori che ancora dubita che l'America sia un
posto dove tutto è possibile; che ancora si chiede se il sogno dei nostri padri
fondatori è vivo ai nostri tempi; che ancora mette il dubbio il potere della
nostra democrazia: questa notte è la vostra risposta. E' la risposta delle code
che si allungavano intorno alle scuole e alle chiese in numeri che questa
nazione non aveva mai visto, della gente che ha aspettato tre e quattro ore,
molti per la prima volta nella vita, perché credevano che questa volta dovesse
essere diverso, che le loro voci potessero fare la differenza. E' la risposta
che viene dai giovani e dai vecchi, dai ricchi e dai poveri, democratici e
repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, indigeni americani, gay,
eterosessuali, disabili e no. Gli americani hanno mandato un messaggio al mondo:
non siamo mai stati solo una lista di individui o una lista di Stati rossi e
Stati blu. Siamo, e sempre saremo, gli Stati
Uniti d'America.
E' la risposta che ha guidato quelli che si sono sentiti dire per tanto tempo di
essere cinici e spaventati e dubbiosi su quello che possiamo ottenere, mettendo
le loro mani sull'arco della storia e piegandolo una volta di più alla speranza
di un giorno migliore. C'è voluto molto a venire, ma stanotte, per quello che
abbiamo fatto in questo giorno in questa elezione in questo momento cruciale, il
cambiamento è arrivato in America. Poco fa stasera ha ricevuto una bellissima
telefonata dal senatore McCain. Il senatore McCain ha combattuto lungamente e
duramente in questa campagna e ha combattuto anche più lungamente e duramente
per il paese che ama. Ha sopportato sacrifici per l'America che la maggioranza
di noi neanche possono immaginare. Siamo tutti migliori per i servigi resi da
questo coraggioso, altruista leader. Mi congratulo con lui e mi congratulo col
governatore Palin per quello che sono riusciti a fare. E aspetto con ansia di
lavorare conloro per rinnovare la promessa della nazione nei mesi a venire.
Voglio ringraziare il mio compagno in questo viaggio, un uomo che ha fatto
campagna dal cuore e ha parlato per gli uomini e le donne con cui è cresciuto
nelle strade di Scranton ... E con cui è andato in treno verso casa nel
Delaware, il vicepresidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden.
E non
sarei qui stasera senza il sostegno incrollabile della mia migliore amica degli
ultimi 16 anni, la roccia della nostra famiglia, l'amore della mia vita, la
prossima first lady del paese... Michelle Obama. Sasha e Malia... Vi amo più di
quanto potete immaginare. E vi siete guadagnate il nuovo cucciolo che verrà con
noi alla Casa Bianca. E anche se non è più con noi, so che mia nonna sta
guardando, insieme alla famiglia che mi ha fatto quello che sono. Mi mancano
stanotte. So che il mio debito verso di loro è incommensurabile.
A mia sorella Maya, a mia sorella Alma, a tutti gli altri fratelli e sorelle grazie
per tutto il sostegno che mi avete dato, vi sono grato. E al manager della mia
campagna, David Plouffe... L'eroe silenzioso di questa campagna, che ha
costruito la migliore campagna politica, credo, della storia degli Stati Uniti
d'America. E al mio principale stratega David Axelrod, che mi ha accompagnato in
ogni passo della via. Alla migliore squadra di campagna mai messa insieme nella
storia della politica: è merito vostro e vi sono grato per sempre per i
sacrifici che avete fatto perché accadesse. Ma soprattutto, non dimenticherò mai
a chi appartiene davvero questa vittoria. Appartiene a voi. Appartiene a voi.
Non sono mai stato il candidato più probabile per questo incarico. Non abbiamo
cominciato con molti soldi o molti sostegni. La nostra campagna non è nata nei
corridoi di Washington. E' iniziata nei cortili di Des Moines e nei salotti di
Concordia e suiportici di Charleston. E' stata costruita da uomini e donne
che lavorano che hanno tirato fuori i pochi risparmi che avevano per donare 5,
10, 50 dollari alla causa. Ha tratto forza dai giovani che hanno rifiutato il
mito dell'apatia della loro generazione; che hanno lasciato le case e le
famiglie per lavori che davano loro pochi soldi e ancor meno sonno. Ha tratto
forza dai non più giovani che hanno affrontato il freddo intenso e il caldo
afoso per bussare alle porte di assoluti sconosciuti, e dai milioni di americani
che si sono offerti volontari e hanno organizzato e dimostrato che oltre due
secoli dopo, un governo della gente, dalla gente e per la gente non è scomparso
dalla Terra.
Questa è la vostra vittoria. E so che non l'avete fatto
solo per vincere le elezioni. E so che non l'avete fatto per me. L'avete fatto
perchè capite l'enormità del compito di fronte a noi: mentre celebriamo
stanotte, sappiamo che le sfide che ci porterà domani sono le più grandi della
nostra epoca: due guerre, un pianeta a rischio, la peggior crisi finanziaria da
un secolo. Anche mentre siamo qui stasera sappiamo che ci sono coraggiosi
americani che si svegliano nei deserti dell'Iraq e fra le montagne
dell'Afghanistan per rischiare le loro vite per noi. Ci sono madri e padri che
restano svegli quando i bambini dormono e si chiedono come pagheranno il mutuo o
le parcelle del medico o come risparmieranno abbastanza per mandarli
all'università. C'è una nuova energia da sfruttare, nuovi lavori da creare,
nuove scuole da costruire, minacce da affrontare, alleanze da riparare. La
strada davanti a noi sarà lunga. La salita sarà ripida. Forse non
ci
arriveremo in un anno o nemmeno in un mandato. Ma, America, non ho mai
nutrito tanta speranza come stanotte che ci arriveremo. Ve lo prometto, noi come
popolo ci arriveremo.
PUBBLICO: 'Sì possiamo. Sì possiamo'.
Ci saranno ricadute e false partenze. Ci sono molti che non saranno d'accordo con
tutte le decisioni e le politiche che seguirò da presidente. E sappiamo che il
governo non può risolvere ogni problema. Ma sarò sempre onesto con voi sulle
sfide che affrontiamo. Vi ascolterò, soprattutto quando non saremo d'accordo. E
soprattutto vi chiederò di partecipare nell'opera di rifare questo paese,
nell'unico modo in cui l'abbiamo fatto in America per 221 anni, pezzo a pezzo,
mattone dopo mattone, mano callosa su mano callosa. Quel che è cominciato 21
mesi fa nel profondo dell'inverno non può finire in questa notte d'autunno. Da
sola questa vittoria non è il cambiamento che vogliamo. E non potrà succedere se
torniamo alle cose com'erano. Non può succedere senza di voi, senza un nuovo
spirito di servizio, un nuovo spirito di sacrificio. Quindi richiamiamo un nuovo
spirito di patriottismo, di responsabilità, in cui ognuno di noi si decide
a partecipare elavorare più duro e a badare non solo a noi stessi ma agli
altri. Ricordiamoci che se questa crisi finanziaria ci ha insegnato qualcosa, è
che non è possibile che Wall Street prosperi mentre Main Street (la gente
comune) soffre. In questo paese, cresciamo o affondiamo come una nazione sola e
un popolo solo. Resistiamo alla tentazione di ricadere nelle stesse divisioni e
nelle stesse meschinità e immaturità che hanno avvelenato così a lungo la nostra
politica. Ricordiamoci che ci fu un uomo di questo Stato che per primo portò la
bandiera del partito repubblicano alla Casa Bianca, un partito fondato sui
valori della fiducia in se stessi e delle libertà individuali e dell'unità
nazionale. Sono valori che tutti condividiamo. E se il partito democratico
stanotte ha ottenuto una grande vittoria, lo facciamo con umiltà e
determinazione per sanare le spaccature che hanno frenato il nostro progresso.
Come Lincoln disse a una nazione ben più spaccata
della nostra, non siamo nemici ma amici. Le emozioni possono
forzare ma non devono spezzare i legami dell'affetto.
E a quegli americani di cui devo ancora conquistare l'appoggio:
non avrò ottenuto il vostro voto stasera ma sento le vostre voci. Mi serve il
vostro aiuto. E sarò anche il vostro presidente. E a tutti coloro che guardano
stasera al di là delle nostre spiagge, dai parlamenti e dai palazzi, a quelli
che si raccolgono intorno alle radio negli angoli dimenticati del mondo; le
nostre storie sono diverse ma condividiamo lo stesso destino; una nuova alba
della leadership americana è a portata di mano.
A quelli... A quelli che vorrebbero distruggere il mondo:
vi sconfiggeremo. A quelli che cercano pace e sicurezza: vi sosteniamo.
E a tutti coloro che si sono chiesti se il faro dell'America brilla ancora:
stanotte abbiamo dimostrato una volta di più che la
vera forza del nostro paese non viene della potenza delle nostre armi o dalle
dimensioni della nostra ricchezza ma dal potere perpetuo dei nostri ideali:
democrazia, libertà, possibilità, speranza incrollabile. E' questa la vera forza
dell'America: che l'America sa cambiare. La nostra unione può essere migliorata.
Quel che abbiamo già ottenuto ci dà speranza per quel che possiamo e dobbiamo
ottenere domani. Questa elezione ha visto molte prime, molte storie che saranno
raccontate per generazioni. Ma una che ho in mente stasera riguarda una donna
che ha votato a Atlanta. Somiglia molto ai milioni di altri che si sono messi in
fila per far sentire la loro voce in questa elezione, a parte una cosa:
Ann
Nixon Cooper ha 106 anni. E' nata appena una generazione dopo la schiavitù,
quando non c'erano automobili in strada né aerei in cielo; quando una come lei
non poteva votare per due ragioni: perché era una donna e per il colore della
sua pelle. E stasera penso a tutto quello che ha visto nel suo secolo in
America: i dolori e la speranza, la lotta e il progresso, le volte che ci hanno
detto che non potevamo, e la gente che è andata avanti col credo americano: Sì
che possiamo. In un momento in cui le voci delle donne venivano fatte tacere e
le loro speranze distrutte, lei è vissuta fino a vederle alzarsi in piedi e
prendere la scheda.
Sì possiamo.
Quando c'era solo disperazione nella polvere e la depressione in tutto il paese, ha visto una
nazione che sconfiggeva la paura stessa con un New Deal, nuovi lavori, un nuovo
senso di scopo comune.
Sì, possiamo. PUBBLICO: Sì possiamo.
Quando le bombe sono cadute sul nostro porto e la tirannia minacciava
il mondo, lei era lì a testimoniare una generazione che si elevava all'eroismo e
una democrazia che veniva salvata:
sì possiamo. PUBBLICO: Sì, possiamo.
Lei c'era per gli autobus a Montgomery, gli idranti a Birmingham, un
ponte a Selma, e un predicatore di Atlanta che disse a un popolo che 'We Shall
Overcome', 'noi ce la faremo'.
Sì, possiamo. PUBBLICO: Sì, possiamo.
Un uomo ha camminato sulla luna, un muro è caduto a Berlino,
un mondo è stato messo in rete dalla nostra scienza e dalla nostra
fantasia.
E quest'anno in questa elezione, lei ha messo il dito su uno
schermo e ha votato, perché dopo 106 anni in America, attraverso i tempi
migliori e le ore più buie, lei sa come l'America può cambiare.
Sì, possiamo. PUBBLICO: Sì possiamo.
America, abbiamo fatto tanta strada.
Abbiamo visto tanto. Ma c'è ancora tanto da fare. Stasera chiediamoci: se i
nostri figli dovessero vivere fino a vedere il prossimo secolo, se le mie figlie
fossero così fortunate da vivere tanto quanto Ann Nixon Cooper, che cambiamenti
vedranno? Che progressi avremo fatto? Questa è la nostra opportunità di
rispondere.
Questo è il nostro momento per ridare alla nostra gente il
lavoro e aprire porte dell'opportunità ai nostri bambini, per ridare la
prosperità e promuovere la causa della pace; per reclamare il sogno americano e
riaffermare quella volontà fondamentale, che di tanti, siamo uno; che finché
abbiamo respiro, abbiamo speranza.
E se troviamo davanti a noi il
cinismo e i dubbi e chi ci dice che non possiamo, risponderemo con quel credo
senza tempo che riassume l'intero spirito di un popolo:
sì, possiamo.
Grazie. Dio vi benedica. E Dio benedica gli Stati Uniti
d'America.
(Translation by Prof. Maria Enrico ---
Ciao Chicago,
Se c'è qualcuno lì fuori che ancora dubita che l'America sia un
posto dove tutto è possibile; che ancora si chiede se il sogno dei nostri padri
fondatori è vivo ai nostri tempi; che ancora mette il dubbio il potere della
nostra democrazia: questa notte è la vostra risposta. E' la risposta delle code
che si allungavano intorno alle scuole e alle chiese in numeri che questa
nazione non aveva mai visto, della gente che ha aspettato tre e quattro ore,
molti per la prima volta nella vita, perché credevano che questa volta dovesse
essere diverso, che le loro voci potessero fare la differenza. E' la risposta
che viene dai giovani e dai vecchi, dai ricchi e dai poveri, democratici e
repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, indigeni americani, gay,
eterosessuali, disabili e no. Gli americani hanno mandato un messaggio al mondo:
non siamo mai stati solo una lista di individui o una lista di Stati rossi e
Stati blu. Siamo, e sempre saremo, gli Stati
Uniti d'America.
E' la risposta che ha guidato quelli che si sono sentiti dire per tanto tempo di
essere cinici e spaventati e dubbiosi su quello che possiamo ottenere, mettendo
le loro mani sull'arco della storia e piegandolo una volta di più alla speranza
di un giorno migliore. C'è voluto molto a venire, ma stanotte, per quello che
abbiamo fatto in questo giorno in questa elezione in questo momento cruciale, il
cambiamento è arrivato in America. Poco fa stasera ha ricevuto una bellissima
telefonata dal senatore McCain. Il senatore McCain ha combattuto lungamente e
duramente in questa campagna e ha combattuto anche più lungamente e duramente
per il paese che ama. Ha sopportato sacrifici per l'America che la maggioranza
di noi neanche possono immaginare. Siamo tutti migliori per i servigi resi da
questo coraggioso, altruista leader. Mi congratulo con lui e mi congratulo col
governatore Palin per quello che sono riusciti a fare. E aspetto con ansia di
lavorare conloro per rinnovare la promessa della nazione nei mesi a venire.
Voglio ringraziare il mio compagno in questo viaggio, un uomo che ha fatto
campagna dal cuore e ha parlato per gli uomini e le donne con cui è cresciuto
nelle strade di Scranton ... E con cui è andato in treno verso casa nel
Delaware, il vicepresidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden.
E non
sarei qui stasera senza il sostegno incrollabile della mia migliore amica degli
ultimi 16 anni, la roccia della nostra famiglia, l'amore della mia vita, la
prossima first lady del paese... Michelle Obama. Sasha e Malia... Vi amo più di
quanto potete immaginare. E vi siete guadagnate il nuovo cucciolo che verrà con
noi alla Casa Bianca. E anche se non è più con noi, so che mia nonna sta
guardando, insieme alla famiglia che mi ha fatto quello che sono. Mi mancano
stanotte. So che il mio debito verso di loro è incommensurabile.
A mia sorella Maya, a mia sorella Alma, a tutti gli altri fratelli e sorelle grazie
per tutto il sostegno che mi avete dato, vi sono grato. E al manager della mia
campagna, David Plouffe... L'eroe silenzioso di questa campagna, che ha
costruito la migliore campagna politica, credo, della storia degli Stati Uniti
d'America. E al mio principale stratega David Axelrod, che mi ha accompagnato in
ogni passo della via. Alla migliore squadra di campagna mai messa insieme nella
storia della politica: è merito vostro e vi sono grato per sempre per i
sacrifici che avete fatto perché accadesse. Ma soprattutto, non dimenticherò mai
a chi appartiene davvero questa vittoria. Appartiene a voi. Appartiene a voi.
Non sono mai stato il candidato più probabile per questo incarico. Non abbiamo
cominciato con molti soldi o molti sostegni. La nostra campagna non è nata nei
corridoi di Washington. E' iniziata nei cortili di Des Moines e nei salotti di
Concordia e suiportici di Charleston. E' stata costruita da uomini e donne
che lavorano che hanno tirato fuori i pochi risparmi che avevano per donare 5,
10, 50 dollari alla causa. Ha tratto forza dai giovani che hanno rifiutato il
mito dell'apatia della loro generazione; che hanno lasciato le case e le
famiglie per lavori che davano loro pochi soldi e ancor meno sonno. Ha tratto
forza dai non più giovani che hanno affrontato il freddo intenso e il caldo
afoso per bussare alle porte di assoluti sconosciuti, e dai milioni di americani
che si sono offerti volontari e hanno organizzato e dimostrato che oltre due
secoli dopo, un governo della gente, dalla gente e per la gente non è scomparso
dalla Terra.
Questa è la vostra vittoria. E so che non l'avete fatto
solo per vincere le elezioni. E so che non l'avete fatto per me. L'avete fatto
perchè capite l'enormità del compito di fronte a noi: mentre celebriamo
stanotte, sappiamo che le sfide che ci porterà domani sono le più grandi della
nostra epoca: due guerre, un pianeta a rischio, la peggior crisi finanziaria da
un secolo. Anche mentre siamo qui stasera sappiamo che ci sono coraggiosi
americani che si svegliano nei deserti dell'Iraq e fra le montagne
dell'Afghanistan per rischiare le loro vite per noi. Ci sono madri e padri che
restano svegli quando i bambini dormono e si chiedono come pagheranno il mutuo o
le parcelle del medico o come risparmieranno abbastanza per mandarli
all'università. C'è una nuova energia da sfruttare, nuovi lavori da creare,
nuove scuole da costruire, minacce da affrontare, alleanze da riparare. La
strada davanti a noi sarà lunga. La salita sarà ripida. Forse non
ci
arriveremo in un anno o nemmeno in un mandato. Ma, America, non ho mai
nutrito tanta speranza come stanotte che ci arriveremo. Ve lo prometto, noi come
popolo ci arriveremo.
PUBBLICO: 'Sì possiamo. Sì possiamo'.
Ci saranno ricadute e false partenze. Ci sono molti che non saranno d'accordo con
tutte le decisioni e le politiche che seguirò da presidente. E sappiamo che il
governo non può risolvere ogni problema. Ma sarò sempre onesto con voi sulle
sfide che affrontiamo. Vi ascolterò, soprattutto quando non saremo d'accordo. E
soprattutto vi chiederò di partecipare nell'opera di rifare questo paese,
nell'unico modo in cui l'abbiamo fatto in America per 221 anni, pezzo a pezzo,
mattone dopo mattone, mano callosa su mano callosa. Quel che è cominciato 21
mesi fa nel profondo dell'inverno non può finire in questa notte d'autunno. Da
sola questa vittoria non è il cambiamento che vogliamo. E non potrà succedere se
torniamo alle cose com'erano. Non può succedere senza di voi, senza un nuovo
spirito di servizio, un nuovo spirito di sacrificio. Quindi richiamiamo un nuovo
spirito di patriottismo, di responsabilità, in cui ognuno di noi si decide
a partecipare elavorare più duro e a badare non solo a noi stessi ma agli
altri. Ricordiamoci che se questa crisi finanziaria ci ha insegnato qualcosa, è
che non è possibile che Wall Street prosperi mentre Main Street (la gente
comune) soffre. In questo paese, cresciamo o affondiamo come una nazione sola e
un popolo solo. Resistiamo alla tentazione di ricadere nelle stesse divisioni e
nelle stesse meschinità e immaturità che hanno avvelenato così a lungo la nostra
politica. Ricordiamoci che ci fu un uomo di questo Stato che per primo portò la
bandiera del partito repubblicano alla Casa Bianca, un partito fondato sui
valori della fiducia in se stessi e delle libertà individuali e dell'unità
nazionale. Sono valori che tutti condividiamo. E se il partito democratico
stanotte ha ottenuto una grande vittoria, lo facciamo con umiltà e
determinazione per sanare le spaccature che hanno frenato il nostro progresso.
Come Lincoln disse a una nazione ben più spaccata
della nostra, non siamo nemici ma amici. Le emozioni possono
forzare ma non devono spezzare i legami dell'affetto.
E a quegli americani di cui devo ancora conquistare l'appoggio:
non avrò ottenuto il vostro voto stasera ma sento le vostre voci. Mi serve il
vostro aiuto. E sarò anche il vostro presidente. E a tutti coloro che guardano
stasera al di là delle nostre spiagge, dai parlamenti e dai palazzi, a quelli
che si raccolgono intorno alle radio negli angoli dimenticati del mondo; le
nostre storie sono diverse ma condividiamo lo stesso destino; una nuova alba
della leadership americana è a portata di mano.
A quelli... A quelli che vorrebbero distruggere il mondo:
vi sconfiggeremo. A quelli che cercano pace e sicurezza: vi sosteniamo.
E a tutti coloro che si sono chiesti se il faro dell'America brilla ancora:
stanotte abbiamo dimostrato una volta di più che la
vera forza del nostro paese non viene della potenza delle nostre armi o dalle
dimensioni della nostra ricchezza ma dal potere perpetuo dei nostri ideali:
democrazia, libertà, possibilità, speranza incrollabile. E' questa la vera forza
dell'America: che l'America sa cambiare. La nostra unione può essere migliorata.
Quel che abbiamo già ottenuto ci dà speranza per quel che possiamo e dobbiamo
ottenere domani. Questa elezione ha visto molte prime, molte storie che saranno
raccontate per generazioni. Ma una che ho in mente stasera riguarda una donna
che ha votato a Atlanta. Somiglia molto ai milioni di altri che si sono messi in
fila per far sentire la loro voce in questa elezione, a parte una cosa:
Ann
Nixon Cooper ha 106 anni. E' nata appena una generazione dopo la schiavitù,
quando non c'erano automobili in strada né aerei in cielo; quando una come lei
non poteva votare per due ragioni: perché era una donna e per il colore della
sua pelle. E stasera penso a tutto quello che ha visto nel suo secolo in
America: i dolori e la speranza, la lotta e il progresso, le volte che ci hanno
detto che non potevamo, e la gente che è andata avanti col credo americano: Sì
che possiamo. In un momento in cui le voci delle donne venivano fatte tacere e
le loro speranze distrutte, lei è vissuta fino a vederle alzarsi in piedi e
prendere la scheda.
Sì possiamo.
Quando c'era solo disperazione nella polvere e la depressione in tutto il paese, ha visto una
nazione che sconfiggeva la paura stessa con un New Deal, nuovi lavori, un nuovo
senso di scopo comune.
Sì, possiamo. PUBBLICO: Sì possiamo.
Quando le bombe sono cadute sul nostro porto e la tirannia minacciava
il mondo, lei era lì a testimoniare una generazione che si elevava all'eroismo e
una democrazia che veniva salvata:
sì possiamo. PUBBLICO: Sì, possiamo.
Lei c'era per gli autobus a Montgomery, gli idranti a Birmingham, un
ponte a Selma, e un predicatore di Atlanta che disse a un popolo che 'We Shall
Overcome', 'noi ce la faremo'.
Sì, possiamo. PUBBLICO: Sì, possiamo.
Un uomo ha camminato sulla luna, un muro è caduto a Berlino,
un mondo è stato messo in rete dalla nostra scienza e dalla nostra
fantasia.
E quest'anno in questa elezione, lei ha messo il dito su uno
schermo e ha votato, perché dopo 106 anni in America, attraverso i tempi
migliori e le ore più buie, lei sa come l'America può cambiare.
Sì, possiamo. PUBBLICO: Sì possiamo.
America, abbiamo fatto tanta strada.
Abbiamo visto tanto. Ma c'è ancora tanto da fare. Stasera chiediamoci: se i
nostri figli dovessero vivere fino a vedere il prossimo secolo, se le mie figlie
fossero così fortunate da vivere tanto quanto Ann Nixon Cooper, che cambiamenti
vedranno? Che progressi avremo fatto? Questa è la nostra opportunità di
rispondere.
Questo è il nostro momento per ridare alla nostra gente il
lavoro e aprire porte dell'opportunità ai nostri bambini, per ridare la
prosperità e promuovere la causa della pace; per reclamare il sogno americano e
riaffermare quella volontà fondamentale, che di tanti, siamo uno; che finché
abbiamo respiro, abbiamo speranza.
E se troviamo davanti a noi il
cinismo e i dubbi e chi ci dice che non possiamo, risponderemo con quel credo
senza tempo che riassume l'intero spirito di un popolo:
sì, possiamo.
Grazie. Dio vi benedica. E Dio benedica gli Stati Uniti
d'America.
(Translation by Prof. Maria Enrico ---
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