13 SPANDAKåRIKå
Il canto tantrico del fremito di Kallata
Traduzione di Daniel Odier
La venerata Shankari (Shakti), sorgente dell'energia, apre gli occhi e
l'universo si riassorbe in pura coscienza, chiude gli occhi e l'universo si
manifesta in lei.
Il fremito, luogo della creazione e del ritorno, è privo d'ogni limite
poiché la sua natura è priva di forma.
Anche in seno alla dualità il tantrika s'immerge nella sorgente non duale
poiché la pura soggettività dimora sempre celata nella sua propria natura.
Tutti i concetti relativi legati all'ego ritrovano la loro sorgente
pacificata profondamente nascosta sotto i differenti stati.
In senso assoluto, piacere e sofferenza, soggetto e oggetto,
non sono nient'altro che lo spazio e la coscienza profonda.
Cogliere questa verità fondamentale, significa vedere ovunque la libertà
assoluta.
Così anche il movimento dei sensi dimora in questa libertà
fondamentale e si manifesta a partire da essa. Allora, colui che ritrova
questo fremito essenziale della coscienza sfugge all'offuscamento del
desiderio limitato.
Così liberato della molteplicità degli impulsi legati all'ego, egli fa
l'esperienza dello stato supremo. Egli realizza infine che la qualità
fondamentale del tantrika è la libertà d'essere attraverso la quale il
desiderio ritrova la sua universalità.
Questo tantrika colmo di stupore, che ritorna sempre alla sua natura
fondamentale in quanto sorgente d'ogni manifestazione, come potrebbe
essere soggetto alla trasmigrazione?
Se il vuoto potesse essere un oggetto di contemplazione, dove
si troverebbe la coscienza che lo afferra?
Considera dunque la contemplazione della vacuità come un artificio di
una natura analoga a quella di una profonda assenza al mondo.
Colui che agisce e l'azione sono uniti ma quando l'azione si dissolve a
causa dell'abbandono del frutto dell'atto, la dinamica stessa legata all'ego
si esaurisce ed il tantrika che è assorto in questa contemplazione profonda
scopre il fremito liberato dal legame all'ego.
Allora la natura profonda dell'azione è rivelata e colui che ha interiorizzato
il movimento del desiderio non conosce più la dissoluzione.
Egli non può cessare di esistere poiché è tornato alla sorgente profonda.
Il tantrika risvegliato realizza questo fremito continuo durante i tre stati
(veglia, sogno e sonno profondo).
Shiva è quindi in unione amorosa con Shakti in veste di conoscenza
e del suo oggetto quando ovunque altrove egli si manifesta come
pura coscienza.
Tutta la gamma sonora dei diversi tipi di fremito trova la sua sorgente
nel fremito universale della coscienza e raggiunge così l'essere.
Come potrebbe, un tale fremito, limitare il tantrika ?
Eppure questo stesso fremito provoca lo smarrimento degli esseri umani
soggetti a vedute limitate poiché, con l'intuizione non connessa alla
sorgente profonda, si gettano nel vortice della trasmigrazione.
Colui che tende con ardore al fremito profondo tocca la sua vera natura
anche in seno all'attività. Il fremito profondo può essere raggiunto nelle
condizioni estreme: la collera, la gioia intensa, il vagabondaggio mentale
o l'impulso di sopravvivenza.
Quando il tantrika si affida a Shiva/Shakti, il sole e la luna sorgono
nel canale centrale. A questo punto, quando nel cielo il sole e
la luna scompaiono, l'illuminato rimane lucido mentre l'essere umano
ordinario sprofonda nell'incoscienza.
I mantra, quando sono carichi della potenza del fremito, accompiono la loro
funzione attraverso i sensi dell'illuminato. Essi si uniscono allo spirito
del tantrika che penetra la natura di Shiva/Shakti.
Ogni cosa emerge dall'essenza individuale del tantrika che si riconosce
in Shiva/Shakti, tutto ciò di cui gioisce è Shiva/Shakti.
Così non esiste condizione che possa essere nominata che non sia Shiva/Shakti.
Sempre presente alla realtà che egli percepisce come la manifestazione della
sua propria natura, il tantrika è liberato in seno alla vita stessa.
Grazie all'intensità del desiderio senza oggetto, la contemplazione
emerge nel cuore del tantrika unito al fremito profondo.
Ciò rappresenta il raggiungimento del nettare supremo, l'immortalità
del samadhi che rivela al tantrika la sua propria natura.
L'ardore per Shiva/Shakti che rende manifesto l'universo permette al
tantrika di essere appagato. Durante il sogno, il sole e la luna si
manifestano nel suo cuore e tutti i suoi desideri sono esauditi.
Ma il tantrika che non è presente sarà ingannato dal gioco della
manifestazione e conoscerà la condizione illusoria dell'aspirante durante
il sonno e la veglia.
Così come un oggetto che sfugge all'attenzione è percepito più
chiaramente quando si fa lo sforzo di afferrarlo meglio, così il fremito
supremo appare al tantrika quando tende verso di esso con ardore.
In questo modo tutto si accorda all'essenza della sua vera natura.
Anche in stato di estrema debolezza, un tantrika simile raggiunge la realizzazione.
Anche affamato, egli trova il suo cibo. Con il riconoscimento del cuore
come solo sostegno, il tantrika è onnisciente e in armonia con il mondo.
Quando ilcorpo/mente è devastato dallo scoraggiamento causato dall'ignoranza,
soltanto l'espansione della coscienza al di là di ogni limite può dissipare
una stanchezza di cui la sorgente sarà allora scomparsa.
La rivelazione del Sé sorge in colui che non è altro che desiderio assoluto.
Che ognuno ne faccia l'esperienza! Invece la luce, il suono, la forma e il gusto
diventano un ostacolo per colui che è ancora legato all'ego.
Quando il tantrika penetra ogni cosa con il suo desiderio assoluto a che
servono le parole? Ne fa lui stesso l'esperienza. Che il tantrika rimanga
presente, con i sensi sparsi nella realtà con vigilanza e conosca la
stabilità. Colui che è privato del suo potere dalle forze oscure
dell'attività limitata, diventa il giocattolo dell'energia dei suoni.
Preso nel campo delle energie sottili e delle rappresentazioni mentali, la
suprema ambrosia si dissolve e l'essere dimentica la sua libertà innata.
Il potere della è sempre pronto a offuscare la natura profonda del Sé poiché
nessuna rappresentazione mentale può liberarsi del linguaggio.
L'energia del fremito che attraversa il volgare praticante lo rende schiavo
mentre questa stessa energia libera colui che è sulla Via. Anche il corpo
sottile è un intralcio legato all'intelligenza limitata e all'ego.
L'essere umano assoggettato fa le esperienze che sono legate alle sue
convinzioni e all'idea che si fa del suo corpo e attraverso tutto ciò egli perpetua
il legame. Ma quando il tantrika si stabilisce nel fremito della realtà, libera
il flusso della manifestazione e del ritorno e gode così della libertà
universale in qualità di padrone della ruota delle energie.
Io venero la parola spontanea, fremente e meraviglosa del mio maestro che mi
ha fatto attraversare l'Oceano del dubbio.
Che questo gioiello di conoscenza conduca tutti gli esseri, come Vasugupta
li condusse, a toccare la vera natura della realtà e che essi lo conservino
nel più profondo del loro cuore.
*Daniel Odier e Editions du Reli*
Il canto tantrico del fremito di Kallata
Traduzione di Daniel Odier
La venerata Shankari (Shakti), sorgente dell'energia, apre gli occhi e
l'universo si riassorbe in pura coscienza, chiude gli occhi e l'universo si
manifesta in lei.
Il fremito, luogo della creazione e del ritorno, è privo d'ogni limite
poiché la sua natura è priva di forma.
Anche in seno alla dualità il tantrika s'immerge nella sorgente non duale
poiché la pura soggettività dimora sempre celata nella sua propria natura.
Tutti i concetti relativi legati all'ego ritrovano la loro sorgente
pacificata profondamente nascosta sotto i differenti stati.
In senso assoluto, piacere e sofferenza, soggetto e oggetto,
non sono nient'altro che lo spazio e la coscienza profonda.
Cogliere questa verità fondamentale, significa vedere ovunque la libertà
assoluta.
Così anche il movimento dei sensi dimora in questa libertà
fondamentale e si manifesta a partire da essa. Allora, colui che ritrova
questo fremito essenziale della coscienza sfugge all'offuscamento del
desiderio limitato.
Così liberato della molteplicità degli impulsi legati all'ego, egli fa
l'esperienza dello stato supremo. Egli realizza infine che la qualità
fondamentale del tantrika è la libertà d'essere attraverso la quale il
desiderio ritrova la sua universalità.
Questo tantrika colmo di stupore, che ritorna sempre alla sua natura
fondamentale in quanto sorgente d'ogni manifestazione, come potrebbe
essere soggetto alla trasmigrazione?
Se il vuoto potesse essere un oggetto di contemplazione, dove
si troverebbe la coscienza che lo afferra?
Considera dunque la contemplazione della vacuità come un artificio di
una natura analoga a quella di una profonda assenza al mondo.
Colui che agisce e l'azione sono uniti ma quando l'azione si dissolve a
causa dell'abbandono del frutto dell'atto, la dinamica stessa legata all'ego
si esaurisce ed il tantrika che è assorto in questa contemplazione profonda
scopre il fremito liberato dal legame all'ego.
Allora la natura profonda dell'azione è rivelata e colui che ha interiorizzato
il movimento del desiderio non conosce più la dissoluzione.
Egli non può cessare di esistere poiché è tornato alla sorgente profonda.
Il tantrika risvegliato realizza questo fremito continuo durante i tre stati
(veglia, sogno e sonno profondo).
Shiva è quindi in unione amorosa con Shakti in veste di conoscenza
e del suo oggetto quando ovunque altrove egli si manifesta come
pura coscienza.
Tutta la gamma sonora dei diversi tipi di fremito trova la sua sorgente
nel fremito universale della coscienza e raggiunge così l'essere.
Come potrebbe, un tale fremito, limitare il tantrika ?
Eppure questo stesso fremito provoca lo smarrimento degli esseri umani
soggetti a vedute limitate poiché, con l'intuizione non connessa alla
sorgente profonda, si gettano nel vortice della trasmigrazione.
Colui che tende con ardore al fremito profondo tocca la sua vera natura
anche in seno all'attività. Il fremito profondo può essere raggiunto nelle
condizioni estreme: la collera, la gioia intensa, il vagabondaggio mentale
o l'impulso di sopravvivenza.
Quando il tantrika si affida a Shiva/Shakti, il sole e la luna sorgono
nel canale centrale. A questo punto, quando nel cielo il sole e
la luna scompaiono, l'illuminato rimane lucido mentre l'essere umano
ordinario sprofonda nell'incoscienza.
I mantra, quando sono carichi della potenza del fremito, accompiono la loro
funzione attraverso i sensi dell'illuminato. Essi si uniscono allo spirito
del tantrika che penetra la natura di Shiva/Shakti.
Ogni cosa emerge dall'essenza individuale del tantrika che si riconosce
in Shiva/Shakti, tutto ciò di cui gioisce è Shiva/Shakti.
Così non esiste condizione che possa essere nominata che non sia Shiva/Shakti.
Sempre presente alla realtà che egli percepisce come la manifestazione della
sua propria natura, il tantrika è liberato in seno alla vita stessa.
Grazie all'intensità del desiderio senza oggetto, la contemplazione
emerge nel cuore del tantrika unito al fremito profondo.
Ciò rappresenta il raggiungimento del nettare supremo, l'immortalità
del samadhi che rivela al tantrika la sua propria natura.
L'ardore per Shiva/Shakti che rende manifesto l'universo permette al
tantrika di essere appagato. Durante il sogno, il sole e la luna si
manifestano nel suo cuore e tutti i suoi desideri sono esauditi.
Ma il tantrika che non è presente sarà ingannato dal gioco della
manifestazione e conoscerà la condizione illusoria dell'aspirante durante
il sonno e la veglia.
Così come un oggetto che sfugge all'attenzione è percepito più
chiaramente quando si fa lo sforzo di afferrarlo meglio, così il fremito
supremo appare al tantrika quando tende verso di esso con ardore.
In questo modo tutto si accorda all'essenza della sua vera natura.
Anche in stato di estrema debolezza, un tantrika simile raggiunge la realizzazione.
Anche affamato, egli trova il suo cibo. Con il riconoscimento del cuore
come solo sostegno, il tantrika è onnisciente e in armonia con il mondo.
Quando ilcorpo/mente è devastato dallo scoraggiamento causato dall'ignoranza,
soltanto l'espansione della coscienza al di là di ogni limite può dissipare
una stanchezza di cui la sorgente sarà allora scomparsa.
La rivelazione del Sé sorge in colui che non è altro che desiderio assoluto.
Che ognuno ne faccia l'esperienza! Invece la luce, il suono, la forma e il gusto
diventano un ostacolo per colui che è ancora legato all'ego.
Quando il tantrika penetra ogni cosa con il suo desiderio assoluto a che
servono le parole? Ne fa lui stesso l'esperienza. Che il tantrika rimanga
presente, con i sensi sparsi nella realtà con vigilanza e conosca la
stabilità. Colui che è privato del suo potere dalle forze oscure
dell'attività limitata, diventa il giocattolo dell'energia dei suoni.
Preso nel campo delle energie sottili e delle rappresentazioni mentali, la
suprema ambrosia si dissolve e l'essere dimentica la sua libertà innata.
Il potere della è sempre pronto a offuscare la natura profonda del Sé poiché
nessuna rappresentazione mentale può liberarsi del linguaggio.
L'energia del fremito che attraversa il volgare praticante lo rende schiavo
mentre questa stessa energia libera colui che è sulla Via. Anche il corpo
sottile è un intralcio legato all'intelligenza limitata e all'ego.
L'essere umano assoggettato fa le esperienze che sono legate alle sue
convinzioni e all'idea che si fa del suo corpo e attraverso tutto ciò egli perpetua
il legame. Ma quando il tantrika si stabilisce nel fremito della realtà, libera
il flusso della manifestazione e del ritorno e gode così della libertà
universale in qualità di padrone della ruota delle energie.
Io venero la parola spontanea, fremente e meraviglosa del mio maestro che mi
ha fatto attraversare l'Oceano del dubbio.
Che questo gioiello di conoscenza conduca tutti gli esseri, come Vasugupta
li condusse, a toccare la vera natura della realtà e che essi lo conservino
nel più profondo del loro cuore.
*Daniel Odier e Editions du Reli*
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