I miti della fame
Da molti anni alcuni di noi si occupano dei problemi collegati alla fame nel mondo, mettendo da parte le semplificazioni qualunquiste e allarmiste, si è giunti a delle conclusioni sorprendenti:
• Nessun paese di questo mondo è di per sé un caso disperato. Inclusi quei paesi che si ritengono superpopolati hanno le risorse necessarie affinché la propria popolazione possa liberarsi da sola dalla piaga della fame.
• Aumentare la produzione di alimenti in un Paese a volte non aiuta a risolvere il problema della fame. Può aumentare di molto la produzione globale di alimenti ma molte e sempre più persone continuano a soffrire la fame .
• Gli aiuti e finanziamenti dei nostri governi ai Paesi in difficoltà possono pregiudicare le capacità produttive locali di quei Paesi e renderne strutturale la situazione di carenza alimentare, portando quei Paesi alla dipendenza alimentare dalle importazioni. Senza dubbio esistono molteplici e più efficaci forme di aiuto.
• I poveri non sono un peso per noi, ne tantomeno una minaccia ai nostri interessi. Potrebbe sembrare strano ma, gli interessi di una grande maggioranza delle popolazioni dei paesi maggiormente industrializzati (es. UE e USA) hanno molto in comune con le persone del mondo che soffrono la fame.
Ogni giorno, il flagello invisibile della fame e delle malattie ad essa relazionate, uccidono più di 34.000 banbini con meno di cinque anni. Questo significa che ogni anno muoiono più di 12 milioni di bambini. E come se ogni giorno cadesse sulle popolazioni una bomba atomica come quella di Hiroshima.
La fame ha molti aspetti che non possono ridursi in quelli strettamente fisici; se ci limitaimo a valutare solo questi non arriveremo mai a comprenderla veramente, ne a comprendere le sue radici profonde. Soffrire la fame significa angustia, dolore, umiliazione, impotenza e paura.
Quello che intendiamo per fame è una base fondamentale per aprire la mente alle possibili soluzioni.
Continua al link: http://www.mediafire.com/?5ywl4jtjfm4
Da molti anni alcuni di noi si occupano dei problemi collegati alla fame nel mondo, mettendo da parte le semplificazioni qualunquiste e allarmiste, si è giunti a delle conclusioni sorprendenti:
• Nessun paese di questo mondo è di per sé un caso disperato. Inclusi quei paesi che si ritengono superpopolati hanno le risorse necessarie affinché la propria popolazione possa liberarsi da sola dalla piaga della fame.
• Aumentare la produzione di alimenti in un Paese a volte non aiuta a risolvere il problema della fame. Può aumentare di molto la produzione globale di alimenti ma molte e sempre più persone continuano a soffrire la fame .
• Gli aiuti e finanziamenti dei nostri governi ai Paesi in difficoltà possono pregiudicare le capacità produttive locali di quei Paesi e renderne strutturale la situazione di carenza alimentare, portando quei Paesi alla dipendenza alimentare dalle importazioni. Senza dubbio esistono molteplici e più efficaci forme di aiuto.
• I poveri non sono un peso per noi, ne tantomeno una minaccia ai nostri interessi. Potrebbe sembrare strano ma, gli interessi di una grande maggioranza delle popolazioni dei paesi maggiormente industrializzati (es. UE e USA) hanno molto in comune con le persone del mondo che soffrono la fame.
Ogni giorno, il flagello invisibile della fame e delle malattie ad essa relazionate, uccidono più di 34.000 banbini con meno di cinque anni. Questo significa che ogni anno muoiono più di 12 milioni di bambini. E come se ogni giorno cadesse sulle popolazioni una bomba atomica come quella di Hiroshima.
La fame ha molti aspetti che non possono ridursi in quelli strettamente fisici; se ci limitaimo a valutare solo questi non arriveremo mai a comprenderla veramente, ne a comprendere le sue radici profonde. Soffrire la fame significa angustia, dolore, umiliazione, impotenza e paura.
Quello che intendiamo per fame è una base fondamentale per aprire la mente alle possibili soluzioni.
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