Oggi, per fortuna, è in crescita l'offerta di associazioni per la
tutela dei diritti del malato, che offrono assistenza gratuita senza
fini di lucro. Ecco due esempi:
Pensi di essere stato vittima di un casodi malasanità, e vorresti rivolgerti
a qualcuno che sappia indirizzarti e far valere i tuoi diritti?
Una valida possibilità è quella offerta dalle sempre più numerose
associazioni che si occupano di tutelare i diritti dei malati, fornendo
anche un supporto concreto per far sì che le loro richieste non cadano
nel nulla.
Capostipite di questa realtà assistenziale è il Tribunale per i diritti del malato,
una iniziativa del forum Cittadinanzattiva nata nel 1980 per tutelare i
diritti dei cittadini nell’ambito dei servizi sanitari e assistenziali.
Il Tribunale è costituito da più di 10.000 volontari, tra cittadini
comuni, operatori dei servizi e professionisti, che operano su tutto il
territorio nazionale promuovendo innumerevoli campagne di
sensibilizzazione, dal progetto Ospedale sicuro
a quello per la riduzione delle liste d'attesa, dalla campagna sulla
terapia del dolore a quella per l’indennizzo dei danni da trasfusioni
di sangue infetto.
Il Tribunale per i diritti del malato, inoltre, dispone di numerose
sezioni negli ospedali italiani (l’elenco su
http://www.cittadinanzattiva.it/content/view/45/69/),
a cui i malati possono rivolgersi per segnalare gli abusi subiti.
«Quando un malato ritiene di essere stato vittima di un errore o di
un’inadempienza», spiega Rino Palmarin, responsabile della sezione del
Tribunale per i diritti del malato dell’ospedale san Gerardo di Monza,
«può rivolgersi a noi portando una denuncia scritta e tutta la
documentazione necessaria, a cominciare dalla cartella clinica. La
documentazione verrà visionata gratuitamente da un medico legale e da
un avvocato, che formuleranno il primo parere in merito alla presenza o
meno di una responsabilità oggettiva. A quel punto, in caso di reale
necessità di procedere per vie legali, indicheremo al malato la strada
da percorrere, mettendogli a disposizione, se lo vorrà, una serie di
studi legali convenzionati, che applicano tariffe ridotte».
L’azione svolta da queste associazioni è fondamentale per i malati, che
spesso, trovandosi a subire un ingiustizia e soffrendo per problemi
fisici o peggio per un lutto, non sanno come muoversi né a chi
rivolgersi.
«Noi non rilasciamo alcuna certificazione», chiarisce Palmarin, «il
nostro compito è quello di fungere da primo referente per capire se
procedere o meno e indirizzare i pazienti. Ogni anno riceviamo un
centinaio di segnalazioni per ciascuna sezione, e per i problemi più
disparati: dalle dimissioni non protette all’assenza del consenso informato,
dai problemi con l’accompagnamento ai maltrattamenti in corsia.
Le denunce più diffuse sono quelle di persone anziane che vengono dimesse
pur non potendo proseguire le terapie a casa, e quelle legate a errori di
pratica medica, prevalentemente in ortopedia. Un intervento non riuscito,
oppure non necessario, è uno degli oggetti di denuncia più frequenti».
Un’altra associazione che si occupa di tutela dei malati è l’A.V.E.M. –
Associazione per le vittime di errori medici,
nata nel 2002 per volontà di un gruppo di persone a loro volta vittime
in diversi modi della malasanità, e oggi operante in tutta Italia con
oltre 100 volontari tra medici legali e avvocati.
A differenza delle altre realtà nazionali, l’A.V.E.M. si occupa
dell’intero iter procedurale dei casi di malasanità, assumendosi anche
il rischio dei processi.
«Dopo la prima comunicazione del presunto caso – spiega il
presidente dell’associazione, Antonio Ciccarelli – la documentazione
medica e legale viene valutata da una commissione medicolegale. Se la
pratica viene accettata, viene dato mandato agli avvocati di agire. In
questa fase, tutto avviene gratuitamente:
il rimborso delle spese processuali viene richiesto solo in caso di esito positivo
del processo, altrimenti resta tutto a carico nostro. La scelta di
puntare sulle cause civili piuttosto che su quelle penali è dettata da
un teorema molto semplice: se i medici e le strutture cominciano a
pagare, è più probabile che la situazione cambi».
L’associazione, per questa assistenza completa e unica nel suo genere,
riceve dalle 500 alle 800 presunte denunce ogni mese tramite il sito
internet www.malasanita.it. «Tutte le segnalazioni – continua
Ciccarelli – sono accomunate da un filo conduttore unico:
diagnosi superficiali, ignoranza e arroganza dei medici.
I settori in cui sono più frequenti i casi di malasanità sono ginecologia e chirurgia,
ma è impossibile stilare una classifica certa: i casi sono tra i più
disparati, e per valutarli uno a uno occorre un grandissimo lavoro».
La maggior parte delle denunce raccolte, secondo le statistiche interne
dell’A.V.E.M., provengo dall’Italia settentrionale.
«Al Nord c’è più consapevolezza dei propri diritti, conclude il
presidente, mentre al Sud persiste un rispetto reverenziale eccessivo
nei confronti dei medici. Anche alla luce di questo, il nostro
obiettivo resta quello di creare una maggiore consapevolezza nei
malati, affinchè denuncino gli abusi subiti. Oggi abbiamo centinaia di
cause in corso». Proprio il mese scorso, due cause per malasanità sono
state vinte grazie ad A.V.E.M, e due malati in più sono riusciti a
ottenere giustizia.
di Silvia Nava
ultima revisione: 20-03-2008
tutela dei diritti del malato, che offrono assistenza gratuita senza
fini di lucro. Ecco due esempi:
Pensi di essere stato vittima di un casodi malasanità, e vorresti rivolgerti
a qualcuno che sappia indirizzarti e far valere i tuoi diritti?
Una valida possibilità è quella offerta dalle sempre più numerose
associazioni che si occupano di tutelare i diritti dei malati, fornendo
anche un supporto concreto per far sì che le loro richieste non cadano
nel nulla.
Capostipite di questa realtà assistenziale è il Tribunale per i diritti del malato,
una iniziativa del forum Cittadinanzattiva nata nel 1980 per tutelare i
diritti dei cittadini nell’ambito dei servizi sanitari e assistenziali.
Il Tribunale è costituito da più di 10.000 volontari, tra cittadini
comuni, operatori dei servizi e professionisti, che operano su tutto il
territorio nazionale promuovendo innumerevoli campagne di
sensibilizzazione, dal progetto Ospedale sicuro
a quello per la riduzione delle liste d'attesa, dalla campagna sulla
terapia del dolore a quella per l’indennizzo dei danni da trasfusioni
di sangue infetto.
Il Tribunale per i diritti del malato, inoltre, dispone di numerose
sezioni negli ospedali italiani (l’elenco su
http://www.cittadinanzattiva.it/content/view/45/69/),
a cui i malati possono rivolgersi per segnalare gli abusi subiti.
«Quando un malato ritiene di essere stato vittima di un errore o di
un’inadempienza», spiega Rino Palmarin, responsabile della sezione del
Tribunale per i diritti del malato dell’ospedale san Gerardo di Monza,
«può rivolgersi a noi portando una denuncia scritta e tutta la
documentazione necessaria, a cominciare dalla cartella clinica. La
documentazione verrà visionata gratuitamente da un medico legale e da
un avvocato, che formuleranno il primo parere in merito alla presenza o
meno di una responsabilità oggettiva. A quel punto, in caso di reale
necessità di procedere per vie legali, indicheremo al malato la strada
da percorrere, mettendogli a disposizione, se lo vorrà, una serie di
studi legali convenzionati, che applicano tariffe ridotte».
L’azione svolta da queste associazioni è fondamentale per i malati, che
spesso, trovandosi a subire un ingiustizia e soffrendo per problemi
fisici o peggio per un lutto, non sanno come muoversi né a chi
rivolgersi.
«Noi non rilasciamo alcuna certificazione», chiarisce Palmarin, «il
nostro compito è quello di fungere da primo referente per capire se
procedere o meno e indirizzare i pazienti. Ogni anno riceviamo un
centinaio di segnalazioni per ciascuna sezione, e per i problemi più
disparati: dalle dimissioni non protette all’assenza del consenso informato,
dai problemi con l’accompagnamento ai maltrattamenti in corsia.
Le denunce più diffuse sono quelle di persone anziane che vengono dimesse
pur non potendo proseguire le terapie a casa, e quelle legate a errori di
pratica medica, prevalentemente in ortopedia. Un intervento non riuscito,
oppure non necessario, è uno degli oggetti di denuncia più frequenti».
Un’altra associazione che si occupa di tutela dei malati è l’A.V.E.M. –
Associazione per le vittime di errori medici,
nata nel 2002 per volontà di un gruppo di persone a loro volta vittime
in diversi modi della malasanità, e oggi operante in tutta Italia con
oltre 100 volontari tra medici legali e avvocati.
A differenza delle altre realtà nazionali, l’A.V.E.M. si occupa
dell’intero iter procedurale dei casi di malasanità, assumendosi anche
il rischio dei processi.
«Dopo la prima comunicazione del presunto caso – spiega il
presidente dell’associazione, Antonio Ciccarelli – la documentazione
medica e legale viene valutata da una commissione medicolegale. Se la
pratica viene accettata, viene dato mandato agli avvocati di agire. In
questa fase, tutto avviene gratuitamente:
il rimborso delle spese processuali viene richiesto solo in caso di esito positivo
del processo, altrimenti resta tutto a carico nostro. La scelta di
puntare sulle cause civili piuttosto che su quelle penali è dettata da
un teorema molto semplice: se i medici e le strutture cominciano a
pagare, è più probabile che la situazione cambi».
L’associazione, per questa assistenza completa e unica nel suo genere,
riceve dalle 500 alle 800 presunte denunce ogni mese tramite il sito
internet www.malasanita.it. «Tutte le segnalazioni – continua
Ciccarelli – sono accomunate da un filo conduttore unico:
diagnosi superficiali, ignoranza e arroganza dei medici.
I settori in cui sono più frequenti i casi di malasanità sono ginecologia e chirurgia,
ma è impossibile stilare una classifica certa: i casi sono tra i più
disparati, e per valutarli uno a uno occorre un grandissimo lavoro».
La maggior parte delle denunce raccolte, secondo le statistiche interne
dell’A.V.E.M., provengo dall’Italia settentrionale.
«Al Nord c’è più consapevolezza dei propri diritti, conclude il
presidente, mentre al Sud persiste un rispetto reverenziale eccessivo
nei confronti dei medici. Anche alla luce di questo, il nostro
obiettivo resta quello di creare una maggiore consapevolezza nei
malati, affinchè denuncino gli abusi subiti. Oggi abbiamo centinaia di
cause in corso». Proprio il mese scorso, due cause per malasanità sono
state vinte grazie ad A.V.E.M, e due malati in più sono riusciti a
ottenere giustizia.
di Silvia Nava
ultima revisione: 20-03-2008
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