La crisi della porta accanto
Scritto da Ilaria Bellini Giovedì 02 Ottobre 2008
E’ chiaro: ci troviamo di fronte ad una crisi mondiale. Non è più possibile nascondersi dietro un dito, eppure la maggioranza dei media affronta in modo solo marginale questo argomento.
Un atteggiamento che ricorda vagamente il caso Parmalat e quello dei bond argentini. La motivazione? Semplice, è fondamentale non creare panico, o meglio non minare la fiducia dei consumatori, parolina magica che dà l’imput ad investimenti e consumi, tutto l’opposto di ciò di cui avremmo bisogno in questo momento: il risparmio.
L’esplodere della crisi di cui sentiamo parlare solo adesso, non è che la punta dell’iceberg di un mal funzionamento del sistema economico mondiale che va avanti già da tempo e i cui sviluppi erano già previsti dagli analisti.
La crisi finanziaria sta scombussolando l’economia mondiale a partire dagli Usa, dove la Casa Bianca ricorre alle casse pubbliche per salvare Wall Street, dando l’addio al liberismo spinto inaugurato da Ronald Reagan e basato sul binomio: riduzione delle tasse accompagnato dal taglio delle prestazioni sociali (privatizzazione della sanità, della previdenza e dell'istruzione) e sostegno ad un alto tasso di sviluppo. La grande pecca di questo modello, che è andato avanti per anni, è stata la penalizzazione del ceto medio e popolare.
L’ingranaggio si è però inceppato acuendo il problema dei mutui immobiliari sub-prime, un disastro che rischia di far crollare l'economia americana, trascinandosi quella europea.
Sono state permesse delle tremende speculazioni concedendo mutui immobiliari a tassi iniziali inesistenti o risibili affinché tutti potessero permettersi di acquistare una casa e reimmettendo nel mercato dei prestiti anche soggetti che ne erano stati esclusi.
I crediti di quei mutui, trasformati in titoli sono stati venduti sui mercati internazionali a banche e risparmiatori. Due i fattori che hanno fatto da volano all’attuale situazione: la bolla immobiliare che aveva fatto lievitare il valore degli immobili da dare in garanzia, aumentando quindi in modo fittizio le capacità di assorbimento del debito di alcuni soggetti e il vertiginoso aumento dei tassi di interesse, che ha portato ad un ampliamento notevole degli oneri finanziari, con conseguenze negative soprattutto per le classi più deboli.
Quando gli Stati Uniti hanno cominciato a subire frenate nell'economia dunque, molti proprietari non sono più stati in grado di pagare le rate dei mutui e i prezzi delle abitazioni sono cominciati a calare, con la conseguenza finanziaria che i titoli contenenti i mutui sono diventati "tossici" e le quotazioni sono discese vertiginosamente.
Tutto ciò ha innescato un susseguirsi di fallimenti per grandi e piccole aziende, ma non solo. Le più grandi banche d'affari americane addirittura non hanno retto: Lehman Brothers è fallita dopo 158 anni; Merril Lynche è stata venduta; Morgan Stanley e Goldman Sachs, per evitare il peggio si sono trasformate da banche d'investimento in normali istituti di credito. Per non parlare delle grandi operazioni di nazionalizzazione messe in atto da Henry Paulson, segretario al Tesoro USA, per garantire e riassicurare i mutui.
Che la crisi dei mutui troppo facili avrebbe innescato lo scompiglio su tutti i mercati, non è notizia di oggi, lo avevano capito da tempo operatori e investitori.
Ma, mi raccomando, cosa importante: non creare panico!
Le ripercussioni della crisi americana sono inevitabilmente pesanti sul resto del mondo. Molti cittadini assistono all’evaporazione inesorabile dei loro risparmi, mentre molti giovani non hanno mai avuto il piacere di averne alcuni nel proprio libretto! Il costo della vita è evidentemente al di sopra delle possibilità medie della maggior parte della gente, che subisce l’aumento giornaliero del costo di prodotti alimentari, bollette, benzina, per non parlare della casa.
Tutto aumenta vertiginosamente, mentre gli stipendi si mantengono sostanzialmente invariati. Non vi sembra quanto meno bizzarro che nonostante tutto la gente sembri ancora propensa a spendere? Che i bisogni così detti "indotti" si moltiplichino addirittura?.
Il rischio, di questo trascinarsi quasi ipnotico verso il baratro, è che l'insolvenza nei confronti del sistema creditizio, reso ancora più semplice dalla disponibilità delle carte di credito e di debito, raggiunga presto il suo culmine e un numero molto elevato di persone si ritrovi in uno stato di bancarotta portando con sé l'intero sistema bancario.
E’ di questi giorni la notizia che sia il Senato che la Camera degli Stati Uniti hanno approvato un nuovo piano di salvataggio per il settore finanziario da $700 miliardi. Si tratta del più imponente intervento mai deciso dal governo americano dai tempi della Grande Depressione. La legge straordinaria di intervento è stata votata da Democratici e Repubblicani, compresi i due senatori candidati alla Casa Bianca, Barack Obama e John McCain, che sono tornati a Washington dalla campagna elettorale per l'occasione del voto.
Non è certo difficile comprendere allora le proporzioni delle difficoltà che ci troviamo a dover affrontare.
Nonostante questa iniezione di linfa vitale sarà comunque molto difficile rimediare ai problemi strutturali dell'economia americana e mondiale. Intanto sul fronte europeo, Nicolas Sarkozy, presidente di turno Ue, ha convocato una riunione dei quattro paesi europei membri del G7 (Francia, Inghilterra, Germania e Italia). Da Mosca arriva invece un duro attacco al governo e al Parlamento americano <<noi vediamo una incapacità di prendere decisioni adeguate» ha affermato il primo ministro russo Vladimir Putin, aggiungendo che « è non solo l'irresponsabilità di persone concrete, ma l'irresponsabilità di un intero sistema, che ha preteso una leadership mondiale». «Ora - ha proseguito Putin citato dall'agenzia Interfax - non solo il sistema non è in grado di garantire una leadership, ma neanche di prendere le misure assolutamente necessarie per superare la crisi». Parole quanto mai pesanti che arrivano dalla super-potenza da sempre “antagonista” degli Stati Uniti.
In conclusione, il mio obiettivo non è certo quello di dare risposte ai problemi del mondo. Quello che ho solo cercato di fare è stato un quadro semplice della situazione che ci troviamo ad affrontare e che sembra esserci piombata addosso.
Sono convinta che l’informazione sia l’arma fondamentale per vivere una vita consapevole. Dobbiamo dunque essere molto bravi e non fare l’errore di fermarci solo alla lettura delle prime pagine dei giornali, ma approfondire anche le notizie che a volte vengono solo accennate.
Meditate gente meditate, in ballo c’è il futuro nostro e dei nostri figli.
Fonte: http://www.dentrolanotizia.it/attualita/422-la-crisi-della-porta-accanto.html
Scritto da Ilaria Bellini Giovedì 02 Ottobre 2008
E’ chiaro: ci troviamo di fronte ad una crisi mondiale. Non è più possibile nascondersi dietro un dito, eppure la maggioranza dei media affronta in modo solo marginale questo argomento.
Un atteggiamento che ricorda vagamente il caso Parmalat e quello dei bond argentini. La motivazione? Semplice, è fondamentale non creare panico, o meglio non minare la fiducia dei consumatori, parolina magica che dà l’imput ad investimenti e consumi, tutto l’opposto di ciò di cui avremmo bisogno in questo momento: il risparmio.
L’esplodere della crisi di cui sentiamo parlare solo adesso, non è che la punta dell’iceberg di un mal funzionamento del sistema economico mondiale che va avanti già da tempo e i cui sviluppi erano già previsti dagli analisti.
La crisi finanziaria sta scombussolando l’economia mondiale a partire dagli Usa, dove la Casa Bianca ricorre alle casse pubbliche per salvare Wall Street, dando l’addio al liberismo spinto inaugurato da Ronald Reagan e basato sul binomio: riduzione delle tasse accompagnato dal taglio delle prestazioni sociali (privatizzazione della sanità, della previdenza e dell'istruzione) e sostegno ad un alto tasso di sviluppo. La grande pecca di questo modello, che è andato avanti per anni, è stata la penalizzazione del ceto medio e popolare.
L’ingranaggio si è però inceppato acuendo il problema dei mutui immobiliari sub-prime, un disastro che rischia di far crollare l'economia americana, trascinandosi quella europea.
Sono state permesse delle tremende speculazioni concedendo mutui immobiliari a tassi iniziali inesistenti o risibili affinché tutti potessero permettersi di acquistare una casa e reimmettendo nel mercato dei prestiti anche soggetti che ne erano stati esclusi.
I crediti di quei mutui, trasformati in titoli sono stati venduti sui mercati internazionali a banche e risparmiatori. Due i fattori che hanno fatto da volano all’attuale situazione: la bolla immobiliare che aveva fatto lievitare il valore degli immobili da dare in garanzia, aumentando quindi in modo fittizio le capacità di assorbimento del debito di alcuni soggetti e il vertiginoso aumento dei tassi di interesse, che ha portato ad un ampliamento notevole degli oneri finanziari, con conseguenze negative soprattutto per le classi più deboli.
Quando gli Stati Uniti hanno cominciato a subire frenate nell'economia dunque, molti proprietari non sono più stati in grado di pagare le rate dei mutui e i prezzi delle abitazioni sono cominciati a calare, con la conseguenza finanziaria che i titoli contenenti i mutui sono diventati "tossici" e le quotazioni sono discese vertiginosamente.
Tutto ciò ha innescato un susseguirsi di fallimenti per grandi e piccole aziende, ma non solo. Le più grandi banche d'affari americane addirittura non hanno retto: Lehman Brothers è fallita dopo 158 anni; Merril Lynche è stata venduta; Morgan Stanley e Goldman Sachs, per evitare il peggio si sono trasformate da banche d'investimento in normali istituti di credito. Per non parlare delle grandi operazioni di nazionalizzazione messe in atto da Henry Paulson, segretario al Tesoro USA, per garantire e riassicurare i mutui.
Che la crisi dei mutui troppo facili avrebbe innescato lo scompiglio su tutti i mercati, non è notizia di oggi, lo avevano capito da tempo operatori e investitori.
Ma, mi raccomando, cosa importante: non creare panico!
Le ripercussioni della crisi americana sono inevitabilmente pesanti sul resto del mondo. Molti cittadini assistono all’evaporazione inesorabile dei loro risparmi, mentre molti giovani non hanno mai avuto il piacere di averne alcuni nel proprio libretto! Il costo della vita è evidentemente al di sopra delle possibilità medie della maggior parte della gente, che subisce l’aumento giornaliero del costo di prodotti alimentari, bollette, benzina, per non parlare della casa.
Tutto aumenta vertiginosamente, mentre gli stipendi si mantengono sostanzialmente invariati. Non vi sembra quanto meno bizzarro che nonostante tutto la gente sembri ancora propensa a spendere? Che i bisogni così detti "indotti" si moltiplichino addirittura?.
Il rischio, di questo trascinarsi quasi ipnotico verso il baratro, è che l'insolvenza nei confronti del sistema creditizio, reso ancora più semplice dalla disponibilità delle carte di credito e di debito, raggiunga presto il suo culmine e un numero molto elevato di persone si ritrovi in uno stato di bancarotta portando con sé l'intero sistema bancario.
E’ di questi giorni la notizia che sia il Senato che la Camera degli Stati Uniti hanno approvato un nuovo piano di salvataggio per il settore finanziario da $700 miliardi. Si tratta del più imponente intervento mai deciso dal governo americano dai tempi della Grande Depressione. La legge straordinaria di intervento è stata votata da Democratici e Repubblicani, compresi i due senatori candidati alla Casa Bianca, Barack Obama e John McCain, che sono tornati a Washington dalla campagna elettorale per l'occasione del voto.
Non è certo difficile comprendere allora le proporzioni delle difficoltà che ci troviamo a dover affrontare.
Nonostante questa iniezione di linfa vitale sarà comunque molto difficile rimediare ai problemi strutturali dell'economia americana e mondiale. Intanto sul fronte europeo, Nicolas Sarkozy, presidente di turno Ue, ha convocato una riunione dei quattro paesi europei membri del G7 (Francia, Inghilterra, Germania e Italia). Da Mosca arriva invece un duro attacco al governo e al Parlamento americano <<noi vediamo una incapacità di prendere decisioni adeguate» ha affermato il primo ministro russo Vladimir Putin, aggiungendo che « è non solo l'irresponsabilità di persone concrete, ma l'irresponsabilità di un intero sistema, che ha preteso una leadership mondiale». «Ora - ha proseguito Putin citato dall'agenzia Interfax - non solo il sistema non è in grado di garantire una leadership, ma neanche di prendere le misure assolutamente necessarie per superare la crisi». Parole quanto mai pesanti che arrivano dalla super-potenza da sempre “antagonista” degli Stati Uniti.
In conclusione, il mio obiettivo non è certo quello di dare risposte ai problemi del mondo. Quello che ho solo cercato di fare è stato un quadro semplice della situazione che ci troviamo ad affrontare e che sembra esserci piombata addosso.
Sono convinta che l’informazione sia l’arma fondamentale per vivere una vita consapevole. Dobbiamo dunque essere molto bravi e non fare l’errore di fermarci solo alla lettura delle prime pagine dei giornali, ma approfondire anche le notizie che a volte vengono solo accennate.
Meditate gente meditate, in ballo c’è il futuro nostro e dei nostri figli.
Fonte: http://www.dentrolanotizia.it/attualita/422-la-crisi-della-porta-accanto.html
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