10/9/2008 (19:5) La Stamoa - cronaca
Cern, gli astronomi del Papa:la creazione di Dio resta valida
Vaticano scettico sull'esperimento
ROMA
Può la simulazione di Big Bang avviata oggi da
più di tremila scienziati di tutto il mondo, riuniti nel Cern di Ginevra,
rimettere in discussione il principio della creazione divina ? «Macchè» è la
secca e un pò divertita risposta che arriva dai gesuiti scienziati della Specola vaticana, uno dei più antichi osservatori astronomici del mondo, tuttora in piena attività con le due sedi: quella storica di Castel Gandolfo, nei pressi di Roma, e quella ultramoderna di Tucson, in Arizona.
Gli astrofisici del Papa sono impegnati a indagare «l’infinitamente grande, l’universo»,
spiega all’ANSA padre Giuseppe Koch, gesuita astronomo della Specola, e verso gli
esperimenti di Ginevra, su cui sono puntati i riflettori di mezzo mondo, non
cela un certo snobbismo: «non dico che non ci interessano però noi ci occupiamo
di altro e poi quella del Big Bang è e rimane una teoria». La «particella di
Dio», obiettivo della ricerca del superacceleratore del Cern, «è solo - ricorda
padre Koch - il nome con cui il premio Nobel Leon Lederman ha soprannominato per
la sua importanza il "bosone di Higgs" ma si tratta di una metafora, non ha
nulla a che fare con Dio!».
Il bosone di Higgs, che secondo i fisici raccolti a Ginevra,
potrebbe spiegare l’esistenza della massa, è così importante
-osserva l’astronomo gesuita - perchè «costituisce quel tassello mancante alla
teoria del Big Bang» che, sottolinea, è appunto «una teoria con delle falle».
Per questo la teoria «esige» il ’bosonè, la particella in grado di spiegare
l’esistenza della massa, per invalidarsi. La materializzazione del bosone
«andrebbe a colmare questa falla» ma «se ci riuscirà accadrà semplicemente che i
fisici avranno un ulteriore forte indizio che il loro modo di interpretare le
cose è giusto, ma sempre rimane la loro interpretazione». C’è tuttavia un
aspetto della teoria sottostante alla «particella di Dio» che gli astrofisici
del Papa «sposano».
La metafora di Lederman, dice padre Koch, «può
essere letta come un tentativo di avvicinarsi al pensiero creante e questo certo
caratterizza anche noi». Inoltre l’astronomo della Specola sottolinea come, a
proposito degli esperimenti che verranno condotti nel super acceleratore Large
Hadron Collider (Lhc), che «si tratta solo di tecniche di particelle
elementari». E, infine, cita lo scienziato Stephen Hawkings di cui condivide il
pensiero riportato dai giornali in questi giorni: «è molto più interessante non
sapere e continuare a cercare».
Cern, gli astronomi del Papa:la creazione di Dio resta valida
ROMA
Può la simulazione di Big Bang avviata oggi da
più di tremila scienziati di tutto il mondo, riuniti nel Cern di Ginevra,
rimettere in discussione il principio della creazione divina ? «Macchè» è la
secca e un pò divertita risposta che arriva dai gesuiti scienziati della Specola vaticana, uno dei più antichi osservatori astronomici del mondo, tuttora in piena attività con le due sedi: quella storica di Castel Gandolfo, nei pressi di Roma, e quella ultramoderna di Tucson, in Arizona.
Gli astrofisici del Papa sono impegnati a indagare «l’infinitamente grande, l’universo»,
spiega all’ANSA padre Giuseppe Koch, gesuita astronomo della Specola, e verso gli
esperimenti di Ginevra, su cui sono puntati i riflettori di mezzo mondo, non
cela un certo snobbismo: «non dico che non ci interessano però noi ci occupiamo
di altro e poi quella del Big Bang è e rimane una teoria». La «particella di
Dio», obiettivo della ricerca del superacceleratore del Cern, «è solo - ricorda
padre Koch - il nome con cui il premio Nobel Leon Lederman ha soprannominato per
la sua importanza il "bosone di Higgs" ma si tratta di una metafora, non ha
nulla a che fare con Dio!».
Il bosone di Higgs, che secondo i fisici raccolti a Ginevra,
potrebbe spiegare l’esistenza della massa, è così importante
-osserva l’astronomo gesuita - perchè «costituisce quel tassello mancante alla
teoria del Big Bang» che, sottolinea, è appunto «una teoria con delle falle».
Per questo la teoria «esige» il ’bosonè, la particella in grado di spiegare
l’esistenza della massa, per invalidarsi. La materializzazione del bosone
«andrebbe a colmare questa falla» ma «se ci riuscirà accadrà semplicemente che i
fisici avranno un ulteriore forte indizio che il loro modo di interpretare le
cose è giusto, ma sempre rimane la loro interpretazione». C’è tuttavia un
aspetto della teoria sottostante alla «particella di Dio» che gli astrofisici
del Papa «sposano».
La metafora di Lederman, dice padre Koch, «può
essere letta come un tentativo di avvicinarsi al pensiero creante e questo certo
caratterizza anche noi». Inoltre l’astronomo della Specola sottolinea come, a
proposito degli esperimenti che verranno condotti nel super acceleratore Large
Hadron Collider (Lhc), che «si tratta solo di tecniche di particelle
elementari». E, infine, cita lo scienziato Stephen Hawkings di cui condivide il
pensiero riportato dai giornali in questi giorni: «è molto più interessante non
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