Questa nostra identità segreta e Suprema di essere cioè figli della
stessa natura essenziale del Padre celeste è la Perla che abbiamo nella
nostra mano, nel nostro cuore, che continuamente cerchiamo aldifuori di noi.
Giovanni 1:1 In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
1:2 Egli era in principio presso Dio:
1:3 tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di
tutto ciò che esiste.
Giovanni 1:4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
1:5 la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.
Lasciando da parte tutte le questioni riguardandi la cosmologia Giovannea
qui basti dire che Giovanni indica con chiarezza chi è Cristo, secondo l’aspetto
che predilige ... ovviamente. Nella Qabbalah si parla dell’Ain Soph Aur, o Zero Metafisico,
l’Infinito, l’incommensurabile. Dal senso dell’Infinito Emerge un Suono, un Numero, il seme
causale della manifestazione polare. Il Seme per quanto sia una unità
indifferenziata già ha in se potenzialmente i molti e perciò la prima Sephira,
Kether, è l’Uno che contiene in sè i molti. L’Ain Soph, il Santo, contiene in sé
indefiniti numeri, indefinite modalità esistenziali. Questo mondo qua è un
aspetto sonoro di Kether.
Cristo secondo Giovanni è Kether che
sintetizza in sé tutte le indefinite sephiroth o aspetti polari dell’Uno-molti.
L’unico suono manifesto si polarizza in CHokmah, lo Spirito e Binah la materia
primordiale e cosmogonica. Hokmah è il suono luminoso che feconda e stimola
Binah la sostanza ad oggettivizzare il mondo dei nomi e delle forme.
Quindi noi come enti abbiamo due aspetti
polari che sono un riflesso della polarizzazione della Triade suprema della
Santa Qabbalah. Tutto ciò che è sostanza, il corpo grossolano, il corpo sottile
ci viene da Binah, il Suono Luminoso ci viene da CHokmah. La Luce in noi quindi
è una armonica di CHoCHmah della coscienza che pervade la manifestazione.
Questa Luce, quindi, che illumina il paesaggio quale aspetto polare di Kether
è la scala, il filo d’arianna da seguire per giungere alla sorgente del nostro essere.
Scholem ( pag 357 delle grandi correnti della
mistica ebraica) riporta che dei Qabbalisti hanno portato la dottrina dello
TzimTzum di Lurià fino a far dello TzimTzum qualcosa di assai simile alla
dottrina dei mayavadin, se lo tzimtzum è solo una specie di velo di maja - come
alcuni cabbalisti posteriori cercarono di provare- che nasconde l’essenza divina
nella coscienza delle creature, e dà ad esse l’illusione di un’autocoscienza,
con la quale possono riconoscersi distinte da Dio, allora è necessario solo un
piccolo mutamento perchè il cuore avverta l’unità della sostanza divina in tute
le cose. Tale mutamento libererebbe dall’illusione della realtà dello tzimtsum,
che potrebbe suscitare la convinzione che possa esistere qualcosa di diverso da
Dio.
Esiste quindi un sentiero nella Qabbalah
adatto agli amanti della non-dualità ed è detto la via della freccia, il
sentiero che da Malkuth porta a yesod, poi a Tiphereth a Kether e infine
all’estinzione del Tizzone Ardente nelle gelide acque del Ain Soph .
Piero Mancuso
stessa natura essenziale del Padre celeste è la Perla che abbiamo nella
nostra mano, nel nostro cuore, che continuamente cerchiamo aldifuori di noi.
Giovanni 1:1 In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
1:2 Egli era in principio presso Dio:
1:3 tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di
tutto ciò che esiste.
Giovanni 1:4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
1:5 la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.
Lasciando da parte tutte le questioni riguardandi la cosmologia Giovannea
qui basti dire che Giovanni indica con chiarezza chi è Cristo, secondo l’aspetto
che predilige ... ovviamente. Nella Qabbalah si parla dell’Ain Soph Aur, o Zero Metafisico,
l’Infinito, l’incommensurabile. Dal senso dell’Infinito Emerge un Suono, un Numero, il seme
causale della manifestazione polare. Il Seme per quanto sia una unità
indifferenziata già ha in se potenzialmente i molti e perciò la prima Sephira,
Kether, è l’Uno che contiene in sè i molti. L’Ain Soph, il Santo, contiene in sé
indefiniti numeri, indefinite modalità esistenziali. Questo mondo qua è un
aspetto sonoro di Kether.
Cristo secondo Giovanni è Kether che
sintetizza in sé tutte le indefinite sephiroth o aspetti polari dell’Uno-molti.
L’unico suono manifesto si polarizza in CHokmah, lo Spirito e Binah la materia
primordiale e cosmogonica. Hokmah è il suono luminoso che feconda e stimola
Binah la sostanza ad oggettivizzare il mondo dei nomi e delle forme.
Quindi noi come enti abbiamo due aspetti
polari che sono un riflesso della polarizzazione della Triade suprema della
Santa Qabbalah. Tutto ciò che è sostanza, il corpo grossolano, il corpo sottile
ci viene da Binah, il Suono Luminoso ci viene da CHokmah. La Luce in noi quindi
è una armonica di CHoCHmah della coscienza che pervade la manifestazione.
Questa Luce, quindi, che illumina il paesaggio quale aspetto polare di Kether
è la scala, il filo d’arianna da seguire per giungere alla sorgente del nostro essere.
Scholem ( pag 357 delle grandi correnti della
mistica ebraica) riporta che dei Qabbalisti hanno portato la dottrina dello
TzimTzum di Lurià fino a far dello TzimTzum qualcosa di assai simile alla
dottrina dei mayavadin, se lo tzimtzum è solo una specie di velo di maja - come
alcuni cabbalisti posteriori cercarono di provare- che nasconde l’essenza divina
nella coscienza delle creature, e dà ad esse l’illusione di un’autocoscienza,
con la quale possono riconoscersi distinte da Dio, allora è necessario solo un
piccolo mutamento perchè il cuore avverta l’unità della sostanza divina in tute
le cose. Tale mutamento libererebbe dall’illusione della realtà dello tzimtsum,
che potrebbe suscitare la convinzione che possa esistere qualcosa di diverso da
Dio.
Esiste quindi un sentiero nella Qabbalah
adatto agli amanti della non-dualità ed è detto la via della freccia, il
sentiero che da Malkuth porta a yesod, poi a Tiphereth a Kether e infine
all’estinzione del Tizzone Ardente nelle gelide acque del Ain Soph .
Piero Mancuso
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