". una volta un forese [abitante del paese di Forenza, in Lucania
scommise con il suo padrone di andar ad attingere acqua ad
una fontana lontano dal paese. il forese si mise in cammino ma
giunto nei pressi della fontana di Tromacchio vide quattro persone
che portavano a spalla una bara. decise di andare alla fontana di
spando ma anche qui il cammino era sbarrato dai quattro. allora gli
venne incontro un sacerdote morto da qualche tempo che lo prese per
mano e gli disse: queste scommesse non le devi fare."
La strana fila tanto ricorda quelle raffigurazioni rinascimentali,
chiamate "Danze Macabre", che iniziano ad apparire attorno al 1400,
interpretate successivamente con il motivo della
morte "livellatrice". Sicuramente queste attingerebbero da ben
più
antichi ricordi, come testimonierebbe la primitiva guida delle fila.
Sempre nella regione lucana, fortemente legata al mondo contadino,
pullulano storie di donne che, mentre raccoglievano l'acqua, nel
riflesso del catino, scorgevano strane processioni tra le quali
individuavano alcuni loro defunti, tradizione presente anche nel Sud
Italia. Anche in questo caso le "visioni" sono accomunate da un
particolare: avvengono solo in particolari momenti della vita
dell'individuo o in particolari periodi dell'anno, spesso
coincidenti con festività agrarie, come ad esempio la Festa di
Ognissanti o la notte di San Giovanni.
Dolcetto o Scherzetto? I Prolegomeni del cibo del mondo Ctonio
Allo stesso modo si innesta la tradizione del cibo dei defunti,
trasformato poi nelle leccornie e dolciumi per i giovani e bambini.
Da sempre l'uomo ha avuto timore del ritorno del defunto, l'untore
che può portare morte tra i vivi. Secondo così il principio della
magia simpatica, ponendo del cibo nelle tombe si sarebbe placata la
fame del trapassato impedendogli così di ritornare sul mondo
terreno. Che il cibo reale fosse davvero utilizzato nei sepolcri è
dimostrato da diversi testi come il "De Masticazione Mortuorum in
Tumulis" di Michel Raufft o la "Dissertatio Historico-Philosophica
de Masticatione Mortorum" di Philip Rohr. Qui si descriveva come il
morto, le cui scorte alimentari erano insufficienti, iniziava a
nutrirsi masticando il sudario e le sue stesse carni. Anche il
cannibalismo diventa un modo per assicurare la seconda morte al
defunto, infatti lo stomaco diventa suo definitivo sepolcro e
sarebbe da questa interpretazione che deriverebbero diverse
espressioni popolari Italiane come "bere i morti" o "mangiare i
morti"(E. De Martino, 1959) e l'usanza del banchetto funebre. Ecco
così che nel giorno dei morti, quasi riproponendo il tema della
necrofagia, in molti paesi della Penisola vengono preparati strani
dolcetti a forma di ossa chiamati appunto "ossa dei morti"(A.
Romanazzi, 2003) che vengono poi regalati ai fanciulli.
Cibo rituale sono le fave e i ceci, da sempre presenti nei convivi
funebri e nelle "merende" che si tenevano tra i parenti del defunto
immediatamente dopo il funerale. La motivazione potrebbe essere che
la fava è stata da sempre considerata come il mezzo per comunicare
con l'Aldilà, esse erano presenti nelle cerimonie funebri
nell'antico Egitto ed in Grecia mentre a Roma erano il simbolo della
resurrezione dalla morte. Cicerone ci informa dell'uso ateniese di
spargere granaglie sulle tombe, e legumi cotti in enormi pentole
venivano offerti ad Hermes Ctonio. Ancora fino al secolo scorso in
vari paesi grandi bigonci erano posti agli angoli delle strade in
modo che le anime vaganti, ma anche i poveri, potessero
rifocillarsi. Il seme, poi, nasconde anche un'altra motivazione,
esso è alimento molto gradito ai defunti perché, secondo
l'immaginario popolare, deriverebbe proprio da quello stesso mondo
conio al quale il trapassato apparterrebbe. Non solo però, il seme è
simbolo del continuo ciclo di morte e rinascita, esso infatti viene
mietuto proprio per poter ricrescere e non dobbiamo dimenticare che
etimologicamente la dea Cerere sembrerebbe provenire proprio
da "Madre del grano" identificata spesso con l'ultimo covone della
raccolta e destinato a rituali di fertilità, infatti era riservato
alle vacche gravide proprio per assicurare loro fertilità o alle
stesse donne che si dovevano garantire un parto felice. Il seme
diventa così anche simbolo della rinascita, una novella speranza per
il defunto, dunque.
Non dobbiamo poi dimenticarci della tradizione del melograno come
altro alimento importante, esso è un frutto di speranza, ricco di
semi e da sempre albero di fertilità. Così, ad esempio, è sulla
tomba di Osiride che germoglia un melograno dopo che esso viene
ricomposto da Iside, o ancora raffigurazioni del frutto le troviamo
sulle pareti tombali di varie tombe etrusche o romane. Ecco così che
le numerose tradizioni legate alle schiere dei morti propongono una
nuova ed interessante interpretazione delle schiere di ragazzini,
mascherati da esseri demoniaci o semplicemente da strane creature
animalesche, che girano per le città al grido di "trick or treak".
Guidati da un mitico "traghettatore", conosciuto ad esempio nel
mondo celtico come "cenmad y meirew", ma la cui figura come abbiamo
visto non è estranea al patrimonio folklorico italiano, questi
bambini, vestiti a maschera come i vetusti sciamani altro non
sarebbero che i defunti che tornano tra i vivi e chiedendo loro in
offerta cibo rituale destinato in cambio di tranquillità: solo una
volta sazio il defunto potrà ritrovare la pace dell'aldilà.
http://www.lereviviscenze.com/Halloween.htm
scommise con il suo padrone di andar ad attingere acqua ad
una fontana lontano dal paese. il forese si mise in cammino ma
giunto nei pressi della fontana di Tromacchio vide quattro persone
che portavano a spalla una bara. decise di andare alla fontana di
spando ma anche qui il cammino era sbarrato dai quattro. allora gli
venne incontro un sacerdote morto da qualche tempo che lo prese per
mano e gli disse: queste scommesse non le devi fare."
La strana fila tanto ricorda quelle raffigurazioni rinascimentali,
chiamate "Danze Macabre", che iniziano ad apparire attorno al 1400,
interpretate successivamente con il motivo della
morte "livellatrice". Sicuramente queste attingerebbero da ben
più
antichi ricordi, come testimonierebbe la primitiva guida delle fila.
Sempre nella regione lucana, fortemente legata al mondo contadino,
pullulano storie di donne che, mentre raccoglievano l'acqua, nel
riflesso del catino, scorgevano strane processioni tra le quali
individuavano alcuni loro defunti, tradizione presente anche nel Sud
Italia. Anche in questo caso le "visioni" sono accomunate da un
particolare: avvengono solo in particolari momenti della vita
dell'individuo o in particolari periodi dell'anno, spesso
coincidenti con festività agrarie, come ad esempio la Festa di
Ognissanti o la notte di San Giovanni.
Dolcetto o Scherzetto? I Prolegomeni del cibo del mondo Ctonio
Allo stesso modo si innesta la tradizione del cibo dei defunti,
trasformato poi nelle leccornie e dolciumi per i giovani e bambini.
Da sempre l'uomo ha avuto timore del ritorno del defunto, l'untore
che può portare morte tra i vivi. Secondo così il principio della
magia simpatica, ponendo del cibo nelle tombe si sarebbe placata la
fame del trapassato impedendogli così di ritornare sul mondo
terreno. Che il cibo reale fosse davvero utilizzato nei sepolcri è
dimostrato da diversi testi come il "De Masticazione Mortuorum in
Tumulis" di Michel Raufft o la "Dissertatio Historico-Philosophica
de Masticatione Mortorum" di Philip Rohr. Qui si descriveva come il
morto, le cui scorte alimentari erano insufficienti, iniziava a
nutrirsi masticando il sudario e le sue stesse carni. Anche il
cannibalismo diventa un modo per assicurare la seconda morte al
defunto, infatti lo stomaco diventa suo definitivo sepolcro e
sarebbe da questa interpretazione che deriverebbero diverse
espressioni popolari Italiane come "bere i morti" o "mangiare i
morti"(E. De Martino, 1959) e l'usanza del banchetto funebre. Ecco
così che nel giorno dei morti, quasi riproponendo il tema della
necrofagia, in molti paesi della Penisola vengono preparati strani
dolcetti a forma di ossa chiamati appunto "ossa dei morti"(A.
Romanazzi, 2003) che vengono poi regalati ai fanciulli.
Cibo rituale sono le fave e i ceci, da sempre presenti nei convivi
funebri e nelle "merende" che si tenevano tra i parenti del defunto
immediatamente dopo il funerale. La motivazione potrebbe essere che
la fava è stata da sempre considerata come il mezzo per comunicare
con l'Aldilà, esse erano presenti nelle cerimonie funebri
nell'antico Egitto ed in Grecia mentre a Roma erano il simbolo della
resurrezione dalla morte. Cicerone ci informa dell'uso ateniese di
spargere granaglie sulle tombe, e legumi cotti in enormi pentole
venivano offerti ad Hermes Ctonio. Ancora fino al secolo scorso in
vari paesi grandi bigonci erano posti agli angoli delle strade in
modo che le anime vaganti, ma anche i poveri, potessero
rifocillarsi. Il seme, poi, nasconde anche un'altra motivazione,
esso è alimento molto gradito ai defunti perché, secondo
l'immaginario popolare, deriverebbe proprio da quello stesso mondo
conio al quale il trapassato apparterrebbe. Non solo però, il seme è
simbolo del continuo ciclo di morte e rinascita, esso infatti viene
mietuto proprio per poter ricrescere e non dobbiamo dimenticare che
etimologicamente la dea Cerere sembrerebbe provenire proprio
da "Madre del grano" identificata spesso con l'ultimo covone della
raccolta e destinato a rituali di fertilità, infatti era riservato
alle vacche gravide proprio per assicurare loro fertilità o alle
stesse donne che si dovevano garantire un parto felice. Il seme
diventa così anche simbolo della rinascita, una novella speranza per
il defunto, dunque.
Non dobbiamo poi dimenticarci della tradizione del melograno come
altro alimento importante, esso è un frutto di speranza, ricco di
semi e da sempre albero di fertilità. Così, ad esempio, è sulla
tomba di Osiride che germoglia un melograno dopo che esso viene
ricomposto da Iside, o ancora raffigurazioni del frutto le troviamo
sulle pareti tombali di varie tombe etrusche o romane. Ecco così che
le numerose tradizioni legate alle schiere dei morti propongono una
nuova ed interessante interpretazione delle schiere di ragazzini,
mascherati da esseri demoniaci o semplicemente da strane creature
animalesche, che girano per le città al grido di "trick or treak".
Guidati da un mitico "traghettatore", conosciuto ad esempio nel
mondo celtico come "cenmad y meirew", ma la cui figura come abbiamo
visto non è estranea al patrimonio folklorico italiano, questi
bambini, vestiti a maschera come i vetusti sciamani altro non
sarebbero che i defunti che tornano tra i vivi e chiedendo loro in
offerta cibo rituale destinato in cambio di tranquillità: solo una
volta sazio il defunto potrà ritrovare la pace dell'aldilà.
http://www.lereviviscenze.com/Halloween.htm
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