Salviamo la Creazione di Edward O. Wilson
Il grande biologo di Harvard scrive a un pastore della Chiesa battista americana: “Scienza e religione devono allearsi per proteggere il mondo vivente dall’attività distruttiva dell'uomo”.
Caro Reverendo,
non ci siamo mai incontrati prima, ma sento di conoscerla abbastanza bene per poterla chiamare amico. Prima di tutto, siamo cresciuti nella stessa fede. Da ragazzo ho risposto anch’io alla chiamata all’altare e sono stato battezzato nella fede della Chiesa Battista del Sud. Sebbene io ora non aderisca più a quella fede, credo che se ci incontrassimo e parlassimo privatamente delle nostre verità più profonde avverrebbe in uno spirito di reciproco rispetto e di buona volontà. So che condividiamo molti precetti morali. Forse dipende anche dal fatto che siamo entrambi americani, e per quanto possa ancora contare per le buone maniere, veniamo entrambi dal Sud degli Stati Uniti.
Le scrivo per avere il suo consiglio e il suo aiuto. Naturalmente, nel fare ciò, non posso non ricordare le differenze fondamentali nelle nostre rispettive visioni del mondo. Lei è un fedele interprete delle Sacre Scritture. Rifiuta le conclusioni a cui è giunta la scienza sull’origine dell’uomo. Lei crede che l’anima di ciascuno di noi sia immorale, e considera questo pianeta un luogo di passaggio verso una seconda ed eterna vita. La salvezza è assicurata solo a coloro che sono redenti in Dio.
Io sono un umanista laico. Penso che l’esistenza sia ciò che ne facciamo in quanto individui, che non ci sia alcuna garanzia di una vita dopo la morte, che paradiso e inferno li creiamo noi stessi, su questo pianeta. Non c’è un altro posto per noi al di fuori dalla Terra.
L’umanità si è originata qui dall’evoluzione di forme di vita inferiori nel corso di milioni di anni. E sì, lo dirò sottovoce, i nostri antenati erano scimmie antropomorfe. La specie umana si è adattata fisicamente e mentalmente alla vita sulla Terra e può vivere solo qui e da nessun’altra parte. L’etica è il codice di comportamento che condividiamo sulla base della ragione, della legge, dell’onore e di un innato senso del pudore, anche se qualcuno ascrive tutto ciò alla volontà di Dio.
Per lei, la gloria di un’invisibile divinità; per me, la gloria di un universo alla fine svelato. Per lei, il credo in un Dio fatto uomo per salvare l’umanità, per me il credo nel fuoco di Prometeo carpito per rendere gli uomini liberi. Lei ha trovato la sua verità finale; io la sto ancora cercando. Posso essere in errore io come può esserlo lei. Possiamo avere entrambi, almeno in parte, ragione.
Le nostre differenze nella visione del mondo ci dividono irrimediabilmente? No. Io e lei, e ogni altro essere umano, ci battiamo per le stesse istanze di sicurezza, di libertà di scelta, di dignità personale e abbiamo bisogno di una causa in cui credere, qualcosa che ci trascenda.
Vediamo allora, se riusciamo e se lei ne ha voglia, di incontrarci al di qua della metafisica per occuparci del mondo reale che condividiamo. Pongo così la questione perché lei può davvero aiutare a risolvere un grande problema che mi sta profondamente a cuore. E spero che condivida la mia preoccupazione. Propongo di mettere da parte ciò che ci separa per salvare insieme la Creazione. La difesa del vivente ha un valore universale. Non sorge da dogmi religiosi o ideologici, né li promuove, ma serve gli interessi dell’intera umanità, senza discriminazioni.
Reverendo, abbiamo bisogno del suo aiuto. La Creazione – il mondo vivente – è in grave pericolo. Gli scienziati ritengono che, se le attività distruttive dell’uomo continueranno al ritmo attuale, metà della Terra scomparirà o sarà destinata all’estinzione entro la fine del secolo. […]
A questo punto lei mi può chiedere: perché mai vi rivolgete a me? Perché la religione e la scienza sono le due forze più potenti nel mondo di oggi. Se esse trovassero un punto d’incontro sul problema della conservazione, la questione sarebbe presto risolta. Se esiste un qualche precetto morale condiviso dai popoli di tutte le fedi, è quello dell’obbligo di preservare per noi stessi e per le future generazioni un ambiente bello, ricco e salubre.
Sono sconcertato dal fatto che così tanti leader religiosi, che rappresentano la grande maggioranza degli abitanti del mondo, abbiano finora esitato a considerare la protezione del mondo vivente una parte importante del loro magistero. Pensano davvero che l’etica antropocentrica e la preparazione alla vita nell’aldilà siano le uniche cose che contano?
Ancora più sconcertante è la convinzione, così diffusa tra i cristiani, che il giorno del giudizio sia imminente e lo stato del pianeta abbia per ciò scarsa importanza. In tutto il mondo milioni di persone (tra cui il 60 per cento degli americani, secondo un’inchiesta recente) credono alla lettera nelle profezie del Libro dell’Apocalisse. Molti sono convinti che assisteranno alla Fine dei Tempi durante la propria esistenza terrena.
Gesù tornerà sulla Terra e coloro che saranno redenti dalla fede in Cristo ascenderanno anima e corpo nei Cieli, mentre gli altri dovranno lottare in vita tra mille difficoltà e, dopo la morte, riceveranno la condanna eterna. […]
Per quelli che credono in questo tipo di fede cristiana, il destino di dieci milioni di altre specie che abitano la Terra è del tutto irrilevante. Questa dottrina e altre dello stesso tenore non sono messaggi di speranza e di compassione, ma piuttosto di crudeltà e disperazione. Non appartengono al cuore del cristianesimo. Reverendo, mi corregga se sbaglio!
Mi lasci piuttosto azzardare un’etica alternativa.
La grande sfida del ventunesimo secolo è assicurare a ogni essere umano sulla Terra una vita decente preservando il più possibile di ciò che resta del mondo vivente. La scienza ci ha dato un argomento in più a favore di questa etica: più cose impariamo sulla biosfera, più complessa e meravigliosa essa ci appare. Lo studio della biosfera è una vera miniera di sorprese: ne tracciamo i contorni e il disegno che ci appare è sempre più grande.
La Terra, e soprattutto la sottile pellicola di vita che l’avvolge, è la nostra casa, la nostra fonte, il nostro sostegno a un tempo fisico e spirituale.
So che nella mente di molti la scienza e l’ambientalismo vengono associati all’evoluzione, a Darwin e al processo di secolarizzazione. Mi lasci mettere da parte tutte queste trappole (vi tornerò più avanti) e sottolineare ancora una volta che proteggere la bellezza della Terra e la sua strabiliante varietà di forme di vita dovrebbe essere un nostro comune obiettivo, al di là dei contrasti di ordine metafisico che possono esserci fra le nostre credenze.
Per usare una parabola, nel buon modo del Vangelo, mi permetta di raccontare la storia di un giovane uomo il quale, appena terminati gli studi per il suo ministero, era così convinto nella sua fede che per ogni questione morale si richiamava a passi della Bibbia. Quand’egli visitò la foresta pluviale del Brasile, una vera cattedrale naturale, vi riconobbe la mano di Dio e scrisse nei suoi appunti: “Non è possibile dare un’idea adeguata dei sentimenti sublimi di meraviglia, ammirazione e devozione che s’impadroniscono del nostro spirito e lo elevano”. Questo giovane uomo era Charles Darwin nel 1832, all’inizio del suo viaggio sul brigantino di Sua Maestà Beagle, prima che sviluppasse qualsiasi idea sull’evoluzione.
E questo è invece Darwin che, a conclusione dell’Origine delle specie nel 1859, avendo ormai abbandonato il dogma cristiano e formulata la sua teoria dell’evoluzione attraverso la selezione naturale, scrive: “Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue diverse forze, originariamente impresse dal Creatore in poche forme, o in una forma sola; e nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l’immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano a evolversi”.
Il rispetto di Darwin per la vita rimase immutato, indipendentemente dal terremoto che sconvolse la sua vita spirituale. E lo stesso dovrebbe accadere nel confronto che oggi separa l’umanesimo scientifico dall’ortodossia religiosa. E che separa lei da me.
© 2006 Edward O. Wilson
© 2008 Adelphi Edizioni spa, Milano
Published by arrangement With Roberto Santachiara Literary Agency
Il libro di Edward O. Wilson, “Creazione”, (trad. di Giuseppe Barbiero, Adelphi, Milano, pagg. 198, € 19.00), da cui è tratto questo brano, sarà in libreria martedì 4 novembre.
Il Sole 24 ORE, 2 novembre 2008
Fonte: http://www.ecceterra.org/docum.php?id=1598
Il grande biologo di Harvard scrive a un pastore della Chiesa battista americana: “Scienza e religione devono allearsi per proteggere il mondo vivente dall’attività distruttiva dell'uomo”.
Caro Reverendo,
non ci siamo mai incontrati prima, ma sento di conoscerla abbastanza bene per poterla chiamare amico. Prima di tutto, siamo cresciuti nella stessa fede. Da ragazzo ho risposto anch’io alla chiamata all’altare e sono stato battezzato nella fede della Chiesa Battista del Sud. Sebbene io ora non aderisca più a quella fede, credo che se ci incontrassimo e parlassimo privatamente delle nostre verità più profonde avverrebbe in uno spirito di reciproco rispetto e di buona volontà. So che condividiamo molti precetti morali. Forse dipende anche dal fatto che siamo entrambi americani, e per quanto possa ancora contare per le buone maniere, veniamo entrambi dal Sud degli Stati Uniti.
Le scrivo per avere il suo consiglio e il suo aiuto. Naturalmente, nel fare ciò, non posso non ricordare le differenze fondamentali nelle nostre rispettive visioni del mondo. Lei è un fedele interprete delle Sacre Scritture. Rifiuta le conclusioni a cui è giunta la scienza sull’origine dell’uomo. Lei crede che l’anima di ciascuno di noi sia immorale, e considera questo pianeta un luogo di passaggio verso una seconda ed eterna vita. La salvezza è assicurata solo a coloro che sono redenti in Dio.
Io sono un umanista laico. Penso che l’esistenza sia ciò che ne facciamo in quanto individui, che non ci sia alcuna garanzia di una vita dopo la morte, che paradiso e inferno li creiamo noi stessi, su questo pianeta. Non c’è un altro posto per noi al di fuori dalla Terra.
L’umanità si è originata qui dall’evoluzione di forme di vita inferiori nel corso di milioni di anni. E sì, lo dirò sottovoce, i nostri antenati erano scimmie antropomorfe. La specie umana si è adattata fisicamente e mentalmente alla vita sulla Terra e può vivere solo qui e da nessun’altra parte. L’etica è il codice di comportamento che condividiamo sulla base della ragione, della legge, dell’onore e di un innato senso del pudore, anche se qualcuno ascrive tutto ciò alla volontà di Dio.
Per lei, la gloria di un’invisibile divinità; per me, la gloria di un universo alla fine svelato. Per lei, il credo in un Dio fatto uomo per salvare l’umanità, per me il credo nel fuoco di Prometeo carpito per rendere gli uomini liberi. Lei ha trovato la sua verità finale; io la sto ancora cercando. Posso essere in errore io come può esserlo lei. Possiamo avere entrambi, almeno in parte, ragione.
Le nostre differenze nella visione del mondo ci dividono irrimediabilmente? No. Io e lei, e ogni altro essere umano, ci battiamo per le stesse istanze di sicurezza, di libertà di scelta, di dignità personale e abbiamo bisogno di una causa in cui credere, qualcosa che ci trascenda.
Vediamo allora, se riusciamo e se lei ne ha voglia, di incontrarci al di qua della metafisica per occuparci del mondo reale che condividiamo. Pongo così la questione perché lei può davvero aiutare a risolvere un grande problema che mi sta profondamente a cuore. E spero che condivida la mia preoccupazione. Propongo di mettere da parte ciò che ci separa per salvare insieme la Creazione. La difesa del vivente ha un valore universale. Non sorge da dogmi religiosi o ideologici, né li promuove, ma serve gli interessi dell’intera umanità, senza discriminazioni.
Reverendo, abbiamo bisogno del suo aiuto. La Creazione – il mondo vivente – è in grave pericolo. Gli scienziati ritengono che, se le attività distruttive dell’uomo continueranno al ritmo attuale, metà della Terra scomparirà o sarà destinata all’estinzione entro la fine del secolo. […]
A questo punto lei mi può chiedere: perché mai vi rivolgete a me? Perché la religione e la scienza sono le due forze più potenti nel mondo di oggi. Se esse trovassero un punto d’incontro sul problema della conservazione, la questione sarebbe presto risolta. Se esiste un qualche precetto morale condiviso dai popoli di tutte le fedi, è quello dell’obbligo di preservare per noi stessi e per le future generazioni un ambiente bello, ricco e salubre.
Sono sconcertato dal fatto che così tanti leader religiosi, che rappresentano la grande maggioranza degli abitanti del mondo, abbiano finora esitato a considerare la protezione del mondo vivente una parte importante del loro magistero. Pensano davvero che l’etica antropocentrica e la preparazione alla vita nell’aldilà siano le uniche cose che contano?
Ancora più sconcertante è la convinzione, così diffusa tra i cristiani, che il giorno del giudizio sia imminente e lo stato del pianeta abbia per ciò scarsa importanza. In tutto il mondo milioni di persone (tra cui il 60 per cento degli americani, secondo un’inchiesta recente) credono alla lettera nelle profezie del Libro dell’Apocalisse. Molti sono convinti che assisteranno alla Fine dei Tempi durante la propria esistenza terrena.
Gesù tornerà sulla Terra e coloro che saranno redenti dalla fede in Cristo ascenderanno anima e corpo nei Cieli, mentre gli altri dovranno lottare in vita tra mille difficoltà e, dopo la morte, riceveranno la condanna eterna. […]
Per quelli che credono in questo tipo di fede cristiana, il destino di dieci milioni di altre specie che abitano la Terra è del tutto irrilevante. Questa dottrina e altre dello stesso tenore non sono messaggi di speranza e di compassione, ma piuttosto di crudeltà e disperazione. Non appartengono al cuore del cristianesimo. Reverendo, mi corregga se sbaglio!
Mi lasci piuttosto azzardare un’etica alternativa.
La grande sfida del ventunesimo secolo è assicurare a ogni essere umano sulla Terra una vita decente preservando il più possibile di ciò che resta del mondo vivente. La scienza ci ha dato un argomento in più a favore di questa etica: più cose impariamo sulla biosfera, più complessa e meravigliosa essa ci appare. Lo studio della biosfera è una vera miniera di sorprese: ne tracciamo i contorni e il disegno che ci appare è sempre più grande.
La Terra, e soprattutto la sottile pellicola di vita che l’avvolge, è la nostra casa, la nostra fonte, il nostro sostegno a un tempo fisico e spirituale.
So che nella mente di molti la scienza e l’ambientalismo vengono associati all’evoluzione, a Darwin e al processo di secolarizzazione. Mi lasci mettere da parte tutte queste trappole (vi tornerò più avanti) e sottolineare ancora una volta che proteggere la bellezza della Terra e la sua strabiliante varietà di forme di vita dovrebbe essere un nostro comune obiettivo, al di là dei contrasti di ordine metafisico che possono esserci fra le nostre credenze.
Per usare una parabola, nel buon modo del Vangelo, mi permetta di raccontare la storia di un giovane uomo il quale, appena terminati gli studi per il suo ministero, era così convinto nella sua fede che per ogni questione morale si richiamava a passi della Bibbia. Quand’egli visitò la foresta pluviale del Brasile, una vera cattedrale naturale, vi riconobbe la mano di Dio e scrisse nei suoi appunti: “Non è possibile dare un’idea adeguata dei sentimenti sublimi di meraviglia, ammirazione e devozione che s’impadroniscono del nostro spirito e lo elevano”. Questo giovane uomo era Charles Darwin nel 1832, all’inizio del suo viaggio sul brigantino di Sua Maestà Beagle, prima che sviluppasse qualsiasi idea sull’evoluzione.
E questo è invece Darwin che, a conclusione dell’Origine delle specie nel 1859, avendo ormai abbandonato il dogma cristiano e formulata la sua teoria dell’evoluzione attraverso la selezione naturale, scrive: “Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue diverse forze, originariamente impresse dal Creatore in poche forme, o in una forma sola; e nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l’immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano a evolversi”.
Il rispetto di Darwin per la vita rimase immutato, indipendentemente dal terremoto che sconvolse la sua vita spirituale. E lo stesso dovrebbe accadere nel confronto che oggi separa l’umanesimo scientifico dall’ortodossia religiosa. E che separa lei da me.
© 2006 Edward O. Wilson
© 2008 Adelphi Edizioni spa, Milano
Published by arrangement With Roberto Santachiara Literary Agency
Il libro di Edward O. Wilson, “Creazione”, (trad. di Giuseppe Barbiero, Adelphi, Milano, pagg. 198, € 19.00), da cui è tratto questo brano, sarà in libreria martedì 4 novembre.
Il Sole 24 ORE, 2 novembre 2008
Fonte: http://www.ecceterra.org/docum.php?id=1598
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