Gli «ammalati» di Internet: Così si annullano identità e emozioni
(s.o.) Dossier Abruzzo: il 17% dei giovani è a rischio!
PESCARA. La patologia più nota in campo clinico è conosciuta con il nome di Iad (Internet addiction disorder). Si tratta di una vera e propria forma di dipendenza che vede gli adolescenti tra i soggetti più a rischio. Una ricerca condotta dallo staff del Centro di Psicologia Clinica di Pescara diretto da Carlo Di Berardino, in collaborazione con la cattedra di “Metodologia di Base in Psicoterapia” della facoltà di Psicologia di Chieti, ha voluto dimostrare l’esistenza della carica patogena che può determinare la dipendenza da Internet, ponendosi nello stesso tempo il problema della ricerca dei rimedi atti a prevenire e curare questi particolari disturbi.
«Lo Iad» spiega Di Berardino «è caratterizzato dal fatto che la persona che ha sviluppato la dipendenza e rimane collegato per troppo tempo con la Rete, presenta una perdita totale della cognizione del tempo. In sostanza non riesce più a controllare il bisogno di collegarsi alla Rete, che diventa così il contenitore di tutte le ansie e le frustrazioni del soggetto». La conseguenza più grave è quella di «sostituire il mondo reale con quello artificiale». Un po’ quello che accade con l’uso degli stupefacenti, anche se nella ricerca si fanno le debite distinzioni: «La dipendenza da Internet non comporta problemi “fisici” gravi come quelli che si manifestano nelle tossicodipendenze o nell’alcolismo. Piuttosto, sono le conseguenze psicologiche, familiari, economiche e lavorative determinate da questa dipendenza a comportare conseguenze patologiche». Tra i sintomi più evidenti «il progressivo allontanamento dalla realtà» che porta i soggetti colpiti dalla dipendenza da Internet a «disincantarsi dai propri impegni e a isolarsi, per dedicarsi completamente alle attività della Rete». Una particolare “dissociazione” mentale individuata da Di Berardino in una precedente ricerca, viene definita per Trance dissociativa da videoterminale. «Si tratta», spiega lo specialista, «di uno stato involontario di trance caratterizzato da un’alterazione temporanea marcata dello stato di coscienza, oppure da perdita del senso abituale dell’identità personale». Dal campione utilizzato emerge che il 17,7% dei soggetti monitorati è a rischio per una eccessiva dipendenza dalla Rete. Ma la vera novità della ricerca viene dal rapporto accertato tra “dissociazione” e “alexitimia”, una particolare patologia che colpisce la sfera emotiva e che consiste nella incapacità di riconoscere, scrivere ed esprimere emozioni. (23 agosto 2007)
Fonte: http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Gli-%C2%ABammalati%C2%BB-di-Internet/1731208/6
Consapevolezza delle emozioni e dipendenza da Internet
Feb 10, 2009 by Ivo Quartiroli
CyberPsychology & Behavior ha presentato uno studio dal titolo (tradotto) “Alexitimia e la sua relazione con le esperienze dissociative e la dipendenza da Internet in un campione non clinico”
L’alexitimia è la difficoltà a comprendere, a differenziare e comunicare gli stati emozionali. Non è considerata una condizione clinica, ma un tratto della personalità, condiviso da circa il 7% della popolazione, con una leggera prevalenza di soggetti maschili. Il termine è relativamente recente, essendo stato coniato da Peter Sifneos nel 1973. Questi soggetti di solito hanno una vita fantasiosa carente, poca intuizione e una scarsa capacità introspettiva. Una delle caratteristiche predominanti a livello relazionale è un’altrettanto scarsa capacità di rapportarsi emotivamente con il prossimo in quanto incapaci di vedere in sé e negli altri le sfumature emozionali al di là di quelle grossolane quali “benessere” o “malessere”.
Come spesso succede nel campo della psicologia e della psichiatria, le interpretazioni sulle cause della alexitimia si dividono in chi ritiene che i fattori genetici e neurochimici siano predominanti e in chi invece ritiene che le cause siano da trovarsi nei fattori psicologici (ad esempio, esperienze emotive troppo intense che hanno portato a difendersi da queste, oppure una mancanza di riconoscimento delle emozioni del figlio/a da parte dei genitori).
Un’altra caratteristica degli alexitimici è l’attenuata capacità di controllo degli impulsi, tanto che alcuni scaricano la tensione degli stati interiori sgradevoli con atti compulsivi quali l’abuso di cibo o di sostanze oppure tramite comportamenti sessuali distorti.
Gli autori dello studio, Domenico De Berardis, Alessandro D’Albenzio, Francesco Gambi, Gianna Sepede, Alessandro Valchera, Chiara M. Conti, Mario Fulcheri, Marilde Cavuto, Carla Ortolani, Rosa Maria Salerno, Nicola Serroni e Filippo Maria Ferro, hanno lavorato su un campione di 312 studenti, identificando i fattori associati con i rischi di sviluppare la dipendenza da Internet. E’ stato rilevato che gli alexitimici avevano più esperienze dissociative, una minore autostima, più disturbi di tipo ossessivo-compulsivo e un maggiore potenziale di sviluppare la dipendenza da Internet. In particolare, lo studio ha rilevato che la difficoltà nell’identificare le emozioni è associata in modo significativo con un rischio più elevato di sviluppare la dipendenza da Internet.
Questo studio ci mostra l’associazione tra un mondo emotivamente impoverito e la dipendenza da Internet. Anche se non era oggetto dello studio, ritengo che la dipendenza si potrebbe manifestare anche tramite altri media quali la televisione o i vari gadget presenti nella nostra vita. Dipendenza da tecnologie ed impoverimento emotivo sono a mio parere codipendenti. Se è vero che l’alexitimia promuove la dipendenza, l’uso eccessivo di tecnologie a sua volta porta ad una vita emotiva “di seconda mano” e una disconnessione dal luogo in cui si attivano,si riconoscono e maturano le emozioni, ovvero il corpo e le relazioni vive.
L’incapacità nell’identificare le emozioni significa maggiore rischio di dipendenza. Questo mi porta ad osservare che la mancanza di consapevolezza delle nostre emozioni (e della vita interiore in generale) ci porta ad agire meccanicamente ed a diventare servomeccanismi della tecnologia.
Se non comprendiamo ciò che proviamo, se non ci ascoltiamo, di conseguenza non ci conosceremo e la nostra vita dipenderà dagli stimoli esterni da cui ci faremo catturare ripetutamente. Quindi la nostra identità dipenderà dagli input esterni poiché non ne avremo altra a parte quella con cui ci specchiamo nella Rete.
La consapevolezza delle nostre emozioni è un processo tanto del corpo quanto della mente, mentre l’uso di Internet ci limita ad una sfera mentale che ci allontana dal rapporto con il corpo, rendendo ancora più distante la presa di coscienza delle emozioni.
La poca vita introspettiva dell’alexitimico è una condizione che viene provocata oramai in tutti coloro che vivono in un flusso ininterrotto di informazioni, portando l’attenzione solamente su input che provengono dall’esterno. La vita interiore e le capacità introspettive si impoveriscono sempre più e spostare l’attenzione dall’esterno all’interno è sempre più difficile. E’ necessario uno sforzo cosciente per il “ricordo di sé”, per usare un termine caro a Gurdjieff.
La consapevolezza delle emozioni inoltre previene le esperienze dissociative tipiche degli alexitimici perchè ci tiene con i piedi per terra e ci “ancora” al corpo. Da sempre, la “tecnologia” migliore per l’espansione della consapevolezza delle emozioni e non solo, è la meditazione, dove il flusso delle informazioni viene solamente testimoniato, reso consapevole e non agito. E non cliccato.
Ho pubblicato questo articolo originalmente sul blog di Enzo Di Frenna (http://www.enzodifrennablog.it/dblog/)
Fonte: http://www.indranet.org/awareness-of-feelings-and-internet-addiction/
(s.o.) Dossier Abruzzo: il 17% dei giovani è a rischio!
PESCARA. La patologia più nota in campo clinico è conosciuta con il nome di Iad (Internet addiction disorder). Si tratta di una vera e propria forma di dipendenza che vede gli adolescenti tra i soggetti più a rischio. Una ricerca condotta dallo staff del Centro di Psicologia Clinica di Pescara diretto da Carlo Di Berardino, in collaborazione con la cattedra di “Metodologia di Base in Psicoterapia” della facoltà di Psicologia di Chieti, ha voluto dimostrare l’esistenza della carica patogena che può determinare la dipendenza da Internet, ponendosi nello stesso tempo il problema della ricerca dei rimedi atti a prevenire e curare questi particolari disturbi.
«Lo Iad» spiega Di Berardino «è caratterizzato dal fatto che la persona che ha sviluppato la dipendenza e rimane collegato per troppo tempo con la Rete, presenta una perdita totale della cognizione del tempo. In sostanza non riesce più a controllare il bisogno di collegarsi alla Rete, che diventa così il contenitore di tutte le ansie e le frustrazioni del soggetto». La conseguenza più grave è quella di «sostituire il mondo reale con quello artificiale». Un po’ quello che accade con l’uso degli stupefacenti, anche se nella ricerca si fanno le debite distinzioni: «La dipendenza da Internet non comporta problemi “fisici” gravi come quelli che si manifestano nelle tossicodipendenze o nell’alcolismo. Piuttosto, sono le conseguenze psicologiche, familiari, economiche e lavorative determinate da questa dipendenza a comportare conseguenze patologiche». Tra i sintomi più evidenti «il progressivo allontanamento dalla realtà» che porta i soggetti colpiti dalla dipendenza da Internet a «disincantarsi dai propri impegni e a isolarsi, per dedicarsi completamente alle attività della Rete». Una particolare “dissociazione” mentale individuata da Di Berardino in una precedente ricerca, viene definita per Trance dissociativa da videoterminale. «Si tratta», spiega lo specialista, «di uno stato involontario di trance caratterizzato da un’alterazione temporanea marcata dello stato di coscienza, oppure da perdita del senso abituale dell’identità personale». Dal campione utilizzato emerge che il 17,7% dei soggetti monitorati è a rischio per una eccessiva dipendenza dalla Rete. Ma la vera novità della ricerca viene dal rapporto accertato tra “dissociazione” e “alexitimia”, una particolare patologia che colpisce la sfera emotiva e che consiste nella incapacità di riconoscere, scrivere ed esprimere emozioni. (23 agosto 2007)
Fonte: http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Gli-%C2%ABammalati%C2%BB-di-Internet/1731208/6
Consapevolezza delle emozioni e dipendenza da Internet
Feb 10, 2009 by Ivo Quartiroli
CyberPsychology & Behavior ha presentato uno studio dal titolo (tradotto) “Alexitimia e la sua relazione con le esperienze dissociative e la dipendenza da Internet in un campione non clinico”
L’alexitimia è la difficoltà a comprendere, a differenziare e comunicare gli stati emozionali. Non è considerata una condizione clinica, ma un tratto della personalità, condiviso da circa il 7% della popolazione, con una leggera prevalenza di soggetti maschili. Il termine è relativamente recente, essendo stato coniato da Peter Sifneos nel 1973. Questi soggetti di solito hanno una vita fantasiosa carente, poca intuizione e una scarsa capacità introspettiva. Una delle caratteristiche predominanti a livello relazionale è un’altrettanto scarsa capacità di rapportarsi emotivamente con il prossimo in quanto incapaci di vedere in sé e negli altri le sfumature emozionali al di là di quelle grossolane quali “benessere” o “malessere”.
Come spesso succede nel campo della psicologia e della psichiatria, le interpretazioni sulle cause della alexitimia si dividono in chi ritiene che i fattori genetici e neurochimici siano predominanti e in chi invece ritiene che le cause siano da trovarsi nei fattori psicologici (ad esempio, esperienze emotive troppo intense che hanno portato a difendersi da queste, oppure una mancanza di riconoscimento delle emozioni del figlio/a da parte dei genitori).
Un’altra caratteristica degli alexitimici è l’attenuata capacità di controllo degli impulsi, tanto che alcuni scaricano la tensione degli stati interiori sgradevoli con atti compulsivi quali l’abuso di cibo o di sostanze oppure tramite comportamenti sessuali distorti.
Gli autori dello studio, Domenico De Berardis, Alessandro D’Albenzio, Francesco Gambi, Gianna Sepede, Alessandro Valchera, Chiara M. Conti, Mario Fulcheri, Marilde Cavuto, Carla Ortolani, Rosa Maria Salerno, Nicola Serroni e Filippo Maria Ferro, hanno lavorato su un campione di 312 studenti, identificando i fattori associati con i rischi di sviluppare la dipendenza da Internet. E’ stato rilevato che gli alexitimici avevano più esperienze dissociative, una minore autostima, più disturbi di tipo ossessivo-compulsivo e un maggiore potenziale di sviluppare la dipendenza da Internet. In particolare, lo studio ha rilevato che la difficoltà nell’identificare le emozioni è associata in modo significativo con un rischio più elevato di sviluppare la dipendenza da Internet.
Questo studio ci mostra l’associazione tra un mondo emotivamente impoverito e la dipendenza da Internet. Anche se non era oggetto dello studio, ritengo che la dipendenza si potrebbe manifestare anche tramite altri media quali la televisione o i vari gadget presenti nella nostra vita. Dipendenza da tecnologie ed impoverimento emotivo sono a mio parere codipendenti. Se è vero che l’alexitimia promuove la dipendenza, l’uso eccessivo di tecnologie a sua volta porta ad una vita emotiva “di seconda mano” e una disconnessione dal luogo in cui si attivano,si riconoscono e maturano le emozioni, ovvero il corpo e le relazioni vive.
L’incapacità nell’identificare le emozioni significa maggiore rischio di dipendenza. Questo mi porta ad osservare che la mancanza di consapevolezza delle nostre emozioni (e della vita interiore in generale) ci porta ad agire meccanicamente ed a diventare servomeccanismi della tecnologia.
Se non comprendiamo ciò che proviamo, se non ci ascoltiamo, di conseguenza non ci conosceremo e la nostra vita dipenderà dagli stimoli esterni da cui ci faremo catturare ripetutamente. Quindi la nostra identità dipenderà dagli input esterni poiché non ne avremo altra a parte quella con cui ci specchiamo nella Rete.
La consapevolezza delle nostre emozioni è un processo tanto del corpo quanto della mente, mentre l’uso di Internet ci limita ad una sfera mentale che ci allontana dal rapporto con il corpo, rendendo ancora più distante la presa di coscienza delle emozioni.
La poca vita introspettiva dell’alexitimico è una condizione che viene provocata oramai in tutti coloro che vivono in un flusso ininterrotto di informazioni, portando l’attenzione solamente su input che provengono dall’esterno. La vita interiore e le capacità introspettive si impoveriscono sempre più e spostare l’attenzione dall’esterno all’interno è sempre più difficile. E’ necessario uno sforzo cosciente per il “ricordo di sé”, per usare un termine caro a Gurdjieff.
La consapevolezza delle emozioni inoltre previene le esperienze dissociative tipiche degli alexitimici perchè ci tiene con i piedi per terra e ci “ancora” al corpo. Da sempre, la “tecnologia” migliore per l’espansione della consapevolezza delle emozioni e non solo, è la meditazione, dove il flusso delle informazioni viene solamente testimoniato, reso consapevole e non agito. E non cliccato.
Ho pubblicato questo articolo originalmente sul blog di Enzo Di Frenna (http://www.enzodifrennablog.it/dblog/)
Fonte: http://www.indranet.org/awareness-of-feelings-and-internet-addiction/
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