L'amore e la sessualità nell’evoluzione personale
Antonio Sbisà
Quando, in quali condizioni, l’amore e la sessualità ci stimolano e ci fanno volare verso il divino? Quando, in quali condizioni, un amore sessuale ci eleva, ci perfeziona, ci espande? Come un rapporto ci può aiutare a crescere, ad evolvere?
La storia ci aiuta poco, o sembra dirci il contrario: se una persona si vuole dedicare a Dio ed al prossimo, ecco che è stata sempre richiesta la castità, ecco che è sempre stato detto che il formare una famiglia non è molto compatibile con un impegno, con una vocazione. Parliamo delle religioni istituzionali tradizionali, ma parliamo anche in fondo di qualsiasi grande impegno creativo, scientifico, artistico o sociale, che in quanto tale sembra possa essere disturbato dal vivere un grande amore, un intenso rapporto. Come mai ?
Questi amori sembrano nascere fragili, insicuri, e le gelosie ed i sospetti sembrano spesso rendere incompatibili diversi grandi amori, anche quando questi possono riguardare, contemporaneamente, l’amore per se stessi, l’amore per una o diverse persone, l’amore per Dio o per un ideale creativo.
Noi siamo tutti fatti di corpo, mente e spirito, e questi dovrebbero armonizzarsi nell’evoluzione di una persona, nella tensione della realizzazione di quell’individualità unica che ogni uomo è chiamato a formare plasmare e manifestare.
Ogni amore vola quindi attraverso il corpo, attraverso la mente, attraverso lo spirito. L’amore offre entusiasmo, felicità, lievità, voglia di cantare al mondo la bellezza dell’amato, voglia di cantare al mondo la pienezza emozionale corporale spirituale che si sente, voglia di cantare al mondo la bellezza dell’infinito divino ! La sessualità diventa il vortice, il motore, la traduzione espansiva di questo entusiasmo creatore. Ecco allora che un vero rapporto di amore, un vero amore sessuale, aprono una creatività dinamica, aprono, accendono amori, ispirazioni, progetti, creazioni, slanci.
Spesso leghiamo giustamente la sessualità alla relazione con l’altro, ma dovremmo sentirla viverla prima di tutto come esplosione di una forza contemporaneamente corporale, emozionale, ed interiore, che si espande e sale attraverso la pienezza di un amore per se stessi e per il divino, che si alimenta di potenza, di coraggio, di mistero, di donazione, di abbandono. Ecco allora che fondendoci poi con l’altro, potremo effettivamente donargli un universo di amore e di entusiasmo.
Erotismo ed eroismo, coraggio e cuore: strane queste iniziali comuni... Se riportiamo la spinta sessuale a questa spinta creativa, che nasce proprio insieme alla massima apertura di un desiderio sessuale di amore e di fusione, allora chiaramente non esisteranno, non esisterebbero incompatibilità, fra un amore personale interpersonale ed una missione sovrapersonale transpersonale.
Che cosa succede allora ? perché tanti amori che si credono emancipati, razionali, moderni, ricadono nella separazione fra l’amore e la creatività, fra la sessualità ed il misticismo ? Abbiamo forse troppo tollerato il peso della materialità, della sicurezza, della negatività, ed ecco che queste ci hanno abituato a possedere le persone che amiamo. Ci siamo abituati a chiudere gli amanti nel cassetto, di qualsiasi amore si tratti. Ci siamo abituati a controllare il fuoco, ma lo controlliamo spesso facendolo spegnere, facendolo morire. Forse addirittura abbiamo perso il ricordo di veri fuochi accesi.
In questo modo ci fermiamo, rallentiamo, aspettiamo, soddisfiamo qualsiasi bisogno di materialità e di sicurezza, in noi stessi e nell’altro. Ma possesso e sicurezza chiudono, pretendono, vincolano. In questo modo gli obiettivi primari diventano la sopravvivenza di un sistema consumistico ed egoistico, la sicurezza di un possesso stabile, si perdono di vista l’evoluzione e la creatività. Abbiamo allora un amore inferiore, una sessualità comune, dediti a rispettare i ruoli sociali, ad accompagnare con piccoli eventuali piaceri e con soporifere sicurezze abitudinarie, una vita di controllo, di staticità, di separazione.
Non si possono possedere le persone, non si può possedere neanche se stessi. Se crescere vuole dire realizzare al massimo le proprie potenzialità, attraversare fasi di morte e di rinascita, trasformarsi nel flusso della creazione permanente, ecco che un rapporto si sviluppa creativamente se tutti e due gli amanti entrano in questa dimensione.
Ecco allora che si possono coniugare l’amore e la coscienza, ecco allora che l’amore e la sessualità diventano un fuoco divino, l’entusiasmo della creazione irrompe e parla di una felicità cosmica.
Si possono creare nuovi sentimenti, nuovi rapporti, nuove emozioni, nuove sessualità, nuovi amori, lontano dalle abitudini storiche e psicologiche, lontano dal conosciuto, verso l’esplorazione della meraviglia, dell’incanto, della beatitudine.
……………………………………………………………………
Sì, amici miei, è bello pensare che si possa forse finalmente liberare l’amore.
Liberare l’essenziale da quello che non è essenziale, liberare le finalità più profonde dalle necessità più o meno radicate, liberare la felicità e la gioia dalla prudenza o dalla paura, i desideri ed i sogni dai bisogni incessanti.
Amica mia, amico mio, guardiamo lontano, apriamo nuovi orizzonti, e domandiamoci veramente se non sia possibile introdurre un radicale cambiamento storico, una mutazione epocale, in tutti i rapporti amorosi ed affettivi.
Non abbiamo timore, nessuno vuole intaccare quello che possediamo oggi, nessuno vuole aprire crisi a catena, ma guardiamo dove ci sono gli indizi e le tracce per iniziare un percorso che conduca verso queste forme di nuova realizzazione amorosa.
Apro degli interrogativi, senza un ordine particolare, un modo per fare risuonare liberamente qualcosa di nuovo.
Liberiamo l’amore dal bisogno: dal bisogno dell’altro che sostituisca i propri eventuali vuoti interiori, dal bisogno dell’altro che occupi il tempo libero e che soddisfi la presenza, dal bisogno dell’altro che sostituisca la nostra diretta personale stima di noi stessi.
Liberiamo l’amore dal possesso e dalla protezione, non confondiamo l’amore con la pretesa della disponibilità dell’altro, non confondiamo l’amore con l’esigenza di guidare la vita dell’altro, con l’esigenza di difenderlo dalla vita.
Liberiamo l’amore da ogni forma di esclusività, da ogni forma di monopolio. Non è vero che non si ama una persona se si ama un’altra. Non è vero che sembra impoverito o spento un rapporto se un uomo od una donna provano piacere ed amore anche con altre persone.
Liberiamo l’amore dall’ipoteca corporea, il corpo non è in proprietà ed in usufrutto per certi rapporti, mentre per gli altri intervengono forme di lontananza, di distanza emozionale ed espressiva.
Liberiamoci dalle forme di pretese e di richieste. Una cosa è auspicare una comprensione, un dialogo, una forma di attenzione, un’altra cosa è imporre una specie di aggressiva richiesta di amore come rinuncia a se stessi, un’altra cosa è imporre i propri bisogni interpretando arbitrariamente i silenzi o le reazioni dell’altro.
Antonio Sbisà
Quando, in quali condizioni, l’amore e la sessualità ci stimolano e ci fanno volare verso il divino? Quando, in quali condizioni, un amore sessuale ci eleva, ci perfeziona, ci espande? Come un rapporto ci può aiutare a crescere, ad evolvere?
La storia ci aiuta poco, o sembra dirci il contrario: se una persona si vuole dedicare a Dio ed al prossimo, ecco che è stata sempre richiesta la castità, ecco che è sempre stato detto che il formare una famiglia non è molto compatibile con un impegno, con una vocazione. Parliamo delle religioni istituzionali tradizionali, ma parliamo anche in fondo di qualsiasi grande impegno creativo, scientifico, artistico o sociale, che in quanto tale sembra possa essere disturbato dal vivere un grande amore, un intenso rapporto. Come mai ?
Questi amori sembrano nascere fragili, insicuri, e le gelosie ed i sospetti sembrano spesso rendere incompatibili diversi grandi amori, anche quando questi possono riguardare, contemporaneamente, l’amore per se stessi, l’amore per una o diverse persone, l’amore per Dio o per un ideale creativo.
Noi siamo tutti fatti di corpo, mente e spirito, e questi dovrebbero armonizzarsi nell’evoluzione di una persona, nella tensione della realizzazione di quell’individualità unica che ogni uomo è chiamato a formare plasmare e manifestare.
Ogni amore vola quindi attraverso il corpo, attraverso la mente, attraverso lo spirito. L’amore offre entusiasmo, felicità, lievità, voglia di cantare al mondo la bellezza dell’amato, voglia di cantare al mondo la pienezza emozionale corporale spirituale che si sente, voglia di cantare al mondo la bellezza dell’infinito divino ! La sessualità diventa il vortice, il motore, la traduzione espansiva di questo entusiasmo creatore. Ecco allora che un vero rapporto di amore, un vero amore sessuale, aprono una creatività dinamica, aprono, accendono amori, ispirazioni, progetti, creazioni, slanci.
Spesso leghiamo giustamente la sessualità alla relazione con l’altro, ma dovremmo sentirla viverla prima di tutto come esplosione di una forza contemporaneamente corporale, emozionale, ed interiore, che si espande e sale attraverso la pienezza di un amore per se stessi e per il divino, che si alimenta di potenza, di coraggio, di mistero, di donazione, di abbandono. Ecco allora che fondendoci poi con l’altro, potremo effettivamente donargli un universo di amore e di entusiasmo.
Erotismo ed eroismo, coraggio e cuore: strane queste iniziali comuni... Se riportiamo la spinta sessuale a questa spinta creativa, che nasce proprio insieme alla massima apertura di un desiderio sessuale di amore e di fusione, allora chiaramente non esisteranno, non esisterebbero incompatibilità, fra un amore personale interpersonale ed una missione sovrapersonale transpersonale.
Che cosa succede allora ? perché tanti amori che si credono emancipati, razionali, moderni, ricadono nella separazione fra l’amore e la creatività, fra la sessualità ed il misticismo ? Abbiamo forse troppo tollerato il peso della materialità, della sicurezza, della negatività, ed ecco che queste ci hanno abituato a possedere le persone che amiamo. Ci siamo abituati a chiudere gli amanti nel cassetto, di qualsiasi amore si tratti. Ci siamo abituati a controllare il fuoco, ma lo controlliamo spesso facendolo spegnere, facendolo morire. Forse addirittura abbiamo perso il ricordo di veri fuochi accesi.
In questo modo ci fermiamo, rallentiamo, aspettiamo, soddisfiamo qualsiasi bisogno di materialità e di sicurezza, in noi stessi e nell’altro. Ma possesso e sicurezza chiudono, pretendono, vincolano. In questo modo gli obiettivi primari diventano la sopravvivenza di un sistema consumistico ed egoistico, la sicurezza di un possesso stabile, si perdono di vista l’evoluzione e la creatività. Abbiamo allora un amore inferiore, una sessualità comune, dediti a rispettare i ruoli sociali, ad accompagnare con piccoli eventuali piaceri e con soporifere sicurezze abitudinarie, una vita di controllo, di staticità, di separazione.
Non si possono possedere le persone, non si può possedere neanche se stessi. Se crescere vuole dire realizzare al massimo le proprie potenzialità, attraversare fasi di morte e di rinascita, trasformarsi nel flusso della creazione permanente, ecco che un rapporto si sviluppa creativamente se tutti e due gli amanti entrano in questa dimensione.
Ecco allora che si possono coniugare l’amore e la coscienza, ecco allora che l’amore e la sessualità diventano un fuoco divino, l’entusiasmo della creazione irrompe e parla di una felicità cosmica.
Si possono creare nuovi sentimenti, nuovi rapporti, nuove emozioni, nuove sessualità, nuovi amori, lontano dalle abitudini storiche e psicologiche, lontano dal conosciuto, verso l’esplorazione della meraviglia, dell’incanto, della beatitudine.
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Sì, amici miei, è bello pensare che si possa forse finalmente liberare l’amore.
Liberare l’essenziale da quello che non è essenziale, liberare le finalità più profonde dalle necessità più o meno radicate, liberare la felicità e la gioia dalla prudenza o dalla paura, i desideri ed i sogni dai bisogni incessanti.
Amica mia, amico mio, guardiamo lontano, apriamo nuovi orizzonti, e domandiamoci veramente se non sia possibile introdurre un radicale cambiamento storico, una mutazione epocale, in tutti i rapporti amorosi ed affettivi.
Non abbiamo timore, nessuno vuole intaccare quello che possediamo oggi, nessuno vuole aprire crisi a catena, ma guardiamo dove ci sono gli indizi e le tracce per iniziare un percorso che conduca verso queste forme di nuova realizzazione amorosa.
Apro degli interrogativi, senza un ordine particolare, un modo per fare risuonare liberamente qualcosa di nuovo.
Liberiamo l’amore dal bisogno: dal bisogno dell’altro che sostituisca i propri eventuali vuoti interiori, dal bisogno dell’altro che occupi il tempo libero e che soddisfi la presenza, dal bisogno dell’altro che sostituisca la nostra diretta personale stima di noi stessi.
Liberiamo l’amore dal possesso e dalla protezione, non confondiamo l’amore con la pretesa della disponibilità dell’altro, non confondiamo l’amore con l’esigenza di guidare la vita dell’altro, con l’esigenza di difenderlo dalla vita.
Liberiamo l’amore da ogni forma di esclusività, da ogni forma di monopolio. Non è vero che non si ama una persona se si ama un’altra. Non è vero che sembra impoverito o spento un rapporto se un uomo od una donna provano piacere ed amore anche con altre persone.
Liberiamo l’amore dall’ipoteca corporea, il corpo non è in proprietà ed in usufrutto per certi rapporti, mentre per gli altri intervengono forme di lontananza, di distanza emozionale ed espressiva.
Liberiamoci dalle forme di pretese e di richieste. Una cosa è auspicare una comprensione, un dialogo, una forma di attenzione, un’altra cosa è imporre una specie di aggressiva richiesta di amore come rinuncia a se stessi, un’altra cosa è imporre i propri bisogni interpretando arbitrariamente i silenzi o le reazioni dell’altro.
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